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Le ultime giornate del festival:

Raffaella Lebboroni e la magia dell’immaginazione nel sottotesto interpretativo

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La Sicilia in Sardegna: Pif parla del suo libro “Io posso”; Donatella Finocchiaro riceve il Premio Volonté (che quest’anno compie dieci anni)

FOTO © Fabio Presutti

La malattia come percorso di rinascita per alzare gli occhi da se stessi e migliorare le relazioni con gli altri: questa la positività del messaggio del film di Francesco Bruni “Cosa sarà”, ispirato ad un vissuto biografico del regista e introdotto e testimoniato dalla di lui moglie e co-protagonista del film, Raffaella Lebboroni, intervenuta ieri sera sul palco della Fortezza I Colmi in occasione del terzo appuntamento della diciottesima “Valigia dell’attore”, in programma in questi giorni sull’isola di La Maddalena. Un itinerario artistico lungo e articolato, quello dell’attrice che, nel film vincitore ai Nastri d’Argento 2021 per la migliore sceneggiatura, incarna la figura di un primario oncologo, in un cast ricco di eccelsi interpreti quali Kim Rossi Stuart, Lorenza Indovina, Barbara Ronchi, Giuseppe Pambieri e Ninni Bruschetta; itinerario che è stato ripercorso stamattina in un incontro moderato da Fabio Ferzetti (anche conduttore delle serate del festival) e Fabrizio Deriu. Da “Caro Diario” a “Ferie d’agosto”, da “Il traditore” a “La vita è bella” e “Scialla”, i racconti di Raffaella Lebboroni hanno spaziato dall’aneddotica alla tecnica, a partire dalla formazione con l’Accademia dell’Antoniano, in classe con Bergonzoni, il Teatro Ragazzi, dove incontrò Marco Paolini, fino alla significativa esperienza con Luca Ronconi (“I Dialoghi delle Carnelitane”) e Marisa Fabbri (“Antigone”).  E sul mestiere dell’attore – tema cardine del festival dedicato a Gian Maria Volonté – ha messo l’accento sulla forza del testo e sul lavoro  d’immaginazione che da li scaturisce: “c’è una parte magica e bambina in ognuno di noi” ha concluso, “che anche in una semplice battuta può evidenziare molto di più di quello che è scritto”.

 

Secondo appuntamento della giornata è stato quello con Pif, che ha lasciato momentaneamente il suo ruolo di conduttore per illustrare il nuovo libro che ha redatto insieme a Marco Lillo, “Io posso – Due donne sole contro la mafia” (Feltrinelli), un racconto a 4 mani, quelle di un non scrittore e di un giornalista d’inchiesta in cui la scrittura si amalgama in una sola voce per una storia vera di mafia che ha dell’incredibile e che ancora non è avviata verso un finale. Due donne sarde (un”mix micidiale”, secondo Pif di ostinazione e tenacia), le sorelle Pilliu, devono affrontare abusi edilizi di un mafioso che si impossessa legalmente della casa di famiglia e solo dopo trent’anni, e numerose denunce avviate, lo Stato si accorge dell’errore e attribuisce loro un risarcimento, per quanto i beni del costruttore debitore siano stati confiscati e loro non risultino tra le vittime di mafia perché allora l’indagato non era colluso per questa sua attività, con l’aggravante che dai soldi ricevuti virtualmente dalle signore – oltre 700000 Euro –  bisognerà pagare un 3% all’Agenzia dell’entrate, oltre ad altri incidenti legali generati da ulteriori inghippi burocratici. L’operazione di solidarietà – che nel suo piccolo Pif racconta senza escludere un domani un film sull’argomento – scatta proprio dai proventi del libro e dei diritti d’autore che andranno alle due signore sarde. “Credere nello Stato – ha argomentato Pif – sembra essere una bestemmia secondo i fatti accaduti alle sorelle Pilliu che tuttora continuano a difendersi denunciando ma non ottenendo. Perfino il loro negozio di prodotti sardi è stato boicottato e per paura di attentati i clienti non lo frequentano più. Questa catena di solidarietà è utile per raggiungere un triplice obiettivo: trovare i soldi per pagare i loro assurdi e ingiustificati debiti con le istituzioni, fare guerra ad ogni tipo di sopruso di stampo mafioso e stimolare la ricostruzione della loro casa, una dimora di resistenza che paradossalmente è diventata un piccolo simbolo dello Stato contro l’imponente e abusivo palazzo di 9 piani, simbolo della mafia, che lo sovrasta”.

 

Per la serie “La Sicilia in Sardegna”, la “Valigia” continua stasera la sua programmazione con il Premio Volonté: a salire sul palco insieme al palermitano Pif sarà infatti la catanese Donatella Finocchiaro che tra i suoi film conta anche “Laccabadora” del regista sardo Enrico Pau. L’attrice riceverà dalle mani di Giovanna Gravina Volonté, ideatrice e direttrice artistica della manifestazione insieme a Fabio Canu, l’ambito riconoscimento – una barca in rame ideata da Mario Bebbu e realizzata da Umberto Cervo. Il Premio, attivo dal 2011, è  indirizzato alla migliore eccellenza artistica nella stagione in corso. Seguirà la proiezione de “Le sorelle Macaluso” di Emma Dante. I posti per la serata sono esauriti.

Il festival chiuderà domani mattina alle ore 11 con la presentazione in anteprima del video “Il campo magnetico dell’attore”, testimonianza di Fabrizio Gifuni e degli allievi del ValigiaLab 2015, prima edizione del Laboratorio creato dalla “Valigia” sull’alta formazione del mestiere d’attore. Saranno presenti all’incontro per il Nuovo Imaie Andrea Micciché e per la Scuola d’Arte Cinematografica “Gian Maria Volonté” il direttore, Antonio Medici. Il ValigiaLab 2021 partirà invece il 2 agosto sull’isola di Caprera con una tutor di eccezione: l’attrice Isabella Ragonese.
La valigia dell’attore, organizzata dall’Associazione Quasar e diretta da Giovanna Gravina Volonté e Fabio Canu, è parte integrante della rete di festival delle Isole Minori della Sardegna denominata Le isole del cinema, insieme a Una notte in Italia (Tavolara), Pensieri e parole (Asinara) e Creuza de Mà (Carloforte).

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