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Per la Reggia di CASERTA, avrebbe dichiarato il Direttore generale Musei del Ministero della Cultura (MiC), “serve progetto come per Pompei”: così si leggeva sui giornali il primo di ottobre. Mi chiedo a quale progetto per Pompei si riferisse il prof. Osanna, dal momento che, inquietante coincidenza, lo stesso giorno la stampa locale ha dato conto della revoca del blocco del finanziamento da ca. 26,5 milioni di euro, a valere sui fondi FSC 2014/2020, accordato al Comune di Caserta a dicembre 2017 per il biodigestore anaerobico di Ponteselice. L’intenzione di revoca era stata comunicata a luglio scorso ma è stata annullata, con decreto dirigenziale del 27 settembre, dopo che il Comune ha presentato alla Regione Campania le rassicurazioni del caso, da ultimo trasmettendole il cronoprogramma lo stesso 27 settembre. Peccato che la scadenza per la conclusione del procedimento di revoca fosse stata posticipata, su richiesta dell’ente locale, al 26 settembre! Come diceva Giovanni Giolitti? “Le leggi per i nemici si applicano, per gli amici si interpretano”.

Resta agli atti della Regione, dunque, nonostante l’asserita (da altri) volontà del sindaco Marino di valutare localizzazioni diverse da Ponteselice, l’intenzione di realizzarvi un impianto di compostaggio che dovrebbe trattare annualmente quarantamila tonnellate di rifiuti organici con recupero di metano. Ponteselice, però, benché sia sede da anni di un insediamento industriale, dista poche centinaia di metri, in linea d’aria, dal quartiere Acquaviva e dalla Reggia vanvitelliana, individuata dal MiC tra i beneficiari del “Piano strategico Grandi Progetti Beni culturali” per un intervento da 5,2 milioni di euro.

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Orbene, la buffer zone del sito UNESCO “Palazzo Reale-Acquedotto Carolino-Complesso di San Leucio”, estesa su appena 110.76 ettari intorno ai ca. 90 dei tre complessi monumentali, non è mai stata ampliata – ma sarebbe meglio dire definita – per creare una vera fascia cuscinetto. Tale lacuna è incomprensibile a distanza di quasi 25 anni dall’inserimento di Caserta nella lista del patrimonio dell’umanità e inficia la credibilità dell’intera operazione (come del resto accade per Roma), impedendo l’effettiva attivazione del sito seriale, stante anche la perdurante mancanza del Piano di gestione, che evidentemente conviene a più d’uno. Né l’esistenza di un vincolo ambientale su parte della zona di Ponteselice destinata al biodigestore sembra costituire un ostacolo al progetto: la Commissione locale per il Paesaggio si è affrettata a dare parere favorevole all’intervento.

Mi chiedo, perciò, che specie di grande progetto abbia in mente il querulo vertice amministrativo del MiC, tranne che non guardi alla Reggia di Caserta, come temo, quale complesso di altissima valenza monumentale da utilizzare solo come splendido contenitore di eventi, isolato, senza legami con un territorio lasciato gestire (anche in spregio alle previsioni del Codice dei Beni Culturali e del paesaggio) a chi mostra di non avere contezza e rispetto per valori paesaggistici pur rilevantissimi né per la salute di una popolazione che ha già dimostrato di essere ostile al progetto in sé. Il paragone con Pompei può solo generare altra preoccupazione, avanzandolo una Pubblica Amministrazione che ormai promuove e avalla l’inclusione nelle liste UNESCO come mera onorificenza, senza rispetto neppure formale degli obblighi assunti, e si guarda bene dal vigilare sia sull’attività dei propri uffici (cosa ne è stato del parere della Soprintendenza Abap di Caserta e Benevento, alla quale il progetto definitivo del biodigestore è stato trasmesso dal comune il 31.12.2020?) sia su quelle degli enti locali, in nome di un’assai malintesa leale collaborazione…

Margherita Corrado (Senato, Gruppo Misto) – Commissione Cultura

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