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Alberto Angela ha accettato e vinto una scommessa intrattenendo gli spettatori in una trasmissione dedicata a Napoli.

Troppo breve il tempo di narrazione per un ciclope storico intriso di gemme e pietre preziose inestimabili ed enormi imitazioni fasulle. Angela è troppo ferrato per non aver messo in conto che questo “assaggio” di Napoli poteva non essere omnicomprensivo. Di un mare magnum ne ha colto, dato il breve tempo di una trasmissione, la costiera più recondita ed incontaminata fatta di storie e di misteri, di orgogli e veraci sentimenti di aggregazione e solidarietà.

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Ne è venuta fuori una immagine fantasmagorica e velata come il Cristo della Cappella di San Severo. Un profumo delicato e persistente che rimandava a fatti e tradizioni secolari di essenze trascendentali quando non addirittura trascendenti.

La carrellata di Alberto Angela su Napoli del Natale 2021 non può essere che una promessa. Non è che un prologo, un input, una possibilità che lascia la porta aperta al prosieguo di una narrazione interminabile e zeppa di condimenti saporiti e per  certii  versi anche acidi. Un “non finisce qui.”

La fierezza del popolo napoletano si ferma ed è spinta allo stesso tempo, dalla inconsapevolezza della sua stessa forza, del suo stesso coraggio mai divenuto rassegnazione. La Napoli delle consapevolezze consce nicchia e lascia ad altri proporne le fattezze.

Napoli è esattamente l’immagine del Vesuvio riflessa. Il “gigante” Napoli dorme e vive della sua storia articolata in miriadi di interstizi culturali, di intercapedini sentimentali che ne caratterizzano la forza e la invulnerabilità. Come il Vesuvio adagiato sul panorama all’orizzonte, l’intero popolo napoletano si lascia scivolare addosso la maldicenza e l’invidia di una parte di Italia per molti versi ancora straniera. Sta a guardare aspettando di vedere  ”sto stupido dove vuole arrivare” parafrasando il grande De Curtis.

Come il Vesuvio Napoli potrebbe ad un certo punto esplodere e, se Dio volesse, allora si aprirebbe un altro capitolo della nostra storia nazionale probabilmente più fedele ai fatti e rispettosa delle giustizie.

“Parlate pure male di me purché ne parliate” diceva Oscar Wilde. Alberto Angela nella sua trasmissione non ne ha parlato bene ma meravigliosamente. La narrazione, oramai da cineteca, ha preso  lo spettatore per mano introducendolo in un mondo fantasmagorico di fatti e tradizioni dove non lo sproloquio narra ma il sussurro del rispetto evita, con educazione, il tentativo inopportuno di qualsiasi replica.(s.v.)

 

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