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QUEL RIMANDARE

Presenti ancora problemi di pandemia mentre vanno agitandosi anche venti di guerra a causa, da parte della Russia, dello schieramento di truppe ai confini dell’Ucraina e quindi della conseguente reazione di NATO e EU, degli USA.

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E Biden avverte: “Se la Russia sceglie il conflitto, imporremo pesanti conseguenze e alti costi”. Speriamo che il senno, su ogni versante, non vada del tutto via.

Intanto l’Italia, cui la Russia ricorda il beneficio del gas offerto a un prezzo inferiore a quello di mercato, è alle prese della elezione del Presidente della Repubblica, tra fautori del Governo da mantenere per il proseguimento della propria carica, o da far saltare per le invocate votazioni politiche, fra coloro che propendono per la scelta di un tecnico anche alla Presidenza della Repubblica e quanti preferirebbero un politico.                                                                                 Il mandato a Sergio Mattarella è scaduto e più volte ha il Presidente affermato di non voler prolungare la carica, tenendo in conto quanto, a proposito di essa, recita la Costituzione della Repubblica Italiana.

Essendo dunque note la scadenza e la non disponibilità del Presidente uscente, il Parlamento, che è sempre molto attento a richiedere ai cittadini il rispetto degli obblighi (almeno a quelli non protetti dalla propria onestà oppure da soggetti malavitosi) avrebbe dovuto a sé stesso imporre l’obbligo di concordare per tempo un nome “di alto profilo”.

L’espressione, usata da Mattarella a proposito della scelta del Presidente del Consiglio dei Ministri, è in questi giorni ripresa da Stampa e Web che stanno dando molto spazio alle “conte” sulla elezione (si è arrivati alla quarta senza nulla di fatto), mettendo in secondo ordine il Covid 19 con le varie trasformazioni.

Si sarebbe dovuto, attraverso accordi precedenti, evitare quel procrastinare che produce per numerosi motivi, oltre che per il ritardo, le giostre dei “grandi elettori” dietro le quinte.

Rossi sbiaditi e bianchi rosati, giallo-verdi e bandiere di patriottismo si parlano in alternanza, si incontrano e scontrano in una ridda di ipocrisie e astuzie.

E’ il pro domo sua che ciascun partito, movimento o gruppo sta ponendo in atto per imporsi sugli altri, e vola via l’interesse per il bene dell’Italia. Parecchio lontani i “grandi elettori” da quanto dovrebbe essere tenuto in considerazione per la scelta del Presidente: “alto profilo” perché il designato possa degnamente rappresentare l’Italia nell’ingarbugliato panorama mondiale, essere tutela della nostra Costituzione.                                                                                                      E’ stata, la Costituzione, pensata dai Padri fondatori con fondamento sul lavoro e su principi di giustizia ed eguaglianza: non paiono né l’uno né gli altri attuati.                                      E in questi giorni il comune cittadino italiano, ancor più oberato da problemi quotidiani in crescita, oltre a condannare il ritardo sulla scelta del nome condiviso, pensa che la stessa scelta debba ricadere su un soggetto “di alto profilo” che vada al di là delle parti perché ha mostrato sé di nessuna parte, solo di essere in possesso di competenza istituzionale e della volontà del rispetto della Costituzione Italiana, in vigore dal 1° gennaio 1948.

Una Costituzione che non deve essere posta da parte, né divenire oggetto di una revisione costituzionale che ridimensioni la centralità del lavoro e del popolo, il principio di uguaglianza e la promozione della pace.

anno bene quanto la pace valga i superstiti (pochi ormai) del secondo conflitto mondiale che, tra le rovine e le altre crudeltà, rese ad ampio raggio possibili con le nuove scoperte scientifiche, pose in atto il genocidio degli Ebrei, di cui proprio oggi, 27 gennaio, si celebra la memoria.

Alla riflessione ciascun soggetto deve tendere, come debbono tendere i “grandi elettori”, ma non è certamente utile rimandare il tempo della riflessione, la quale poi può anche non sortire buoni effetti se fatta nel bel mezzo della gara.

Antonietta Benagiano

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