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Iran: le esecuzioni sono aumentate. Perché?

Molti Paesi hanno abolito la pena di morte. Tuttavia, l’Iran, dove Ciro il Grande scrisse la prima dichiarazione in assoluto in cui si nominano alcuni diritti umani, comunemente nota come “Cilindro di Ciro”, sotto la teocrazia al potere è al primo posto per esecuzioni in rapporto alla popolazione.

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Secondo fonti indipendenti, dal momento che Ebrahim Raisi ha iniziato il mandato di presidente, almeno 271 persone sono state impiccate, 54 nel solo 2022.  In agosto, il presidente autoproclamatosi “moderato” del regime iraniano, Hassan Rouhani, ha concluso il suo mandato di otto anni con oltre 5.000 esecuzioni lasciando la responsabilità di “attuare l’ordine di Dio”, un termine che ha usato per giustificare le impiccagioni, a carico di Ebrahim Raisi. La Guida Suprema del regime ha insediato Raisi, un funzionario giudiziario incolto che è salito nei ranghi del regime per la sua spietatezza, come spauracchio per intimidire la società sempre più irrequieta e ribelle dell’Iran.

Avendo servito come membro della “Commissione della morte” di Teheran durante il genocidio del 1988 in cui avvenne l’esecuzione di decine di migliaia di prigionieri politici, Raisi simboleggia l’essenza violenta del regime. È salito al potere dopo decenni di crimini contro l’umanità, come il suo ruolo nella tortura di migliaia di prigionieri politici quando era procuratore nelle carceri di Hamedan e Karaj e l’arresto arbitrario e la tortura di migliaia di manifestanti durante la rivolta del novembre 2019.

Nel giugno 2021, poco dopo che il regime aveva dichiarato Raisi il vincitore delle elezioni farsa, boicottate in tutto il Paese, il segretario generale di Amnesty International Agnès Callamard ha affermato: “Il fatto che Ebrahim Raisi sia salito alla presidenza invece di essere indagato per i crimini contro l’umanità di uccisioni, sparizioni forzate e tortura, è un cupo promemoria del fatto che l’impunità regna sovrana in Iran”.

La signora Callamard ha anche evidenziato il ruolo di Raisi nel massacro del 1988 di 30.000 prigionieri politici, principalmente membri dell’organizzazione Mujahedin-e Khalq (MEK). Inoltre, la signora Callamard e altri sei Relatori Speciali delle Nazioni Unite nel dicembre 2020 avevano evidenziato in una lettera che il massacro del 1988 “potrebbe costituire crimini contro l’umanità”.

In una lettera aperta del 27 gennaio, più di 460 attuali ed ex funzionari delle Nazioni Unite, un ex presidente della Corte Penale Internazionale e altri giuristi di fama mondiale hanno esortato le Nazioni Unite a “avviare immediatamente un’indagine sul massacro in Iran del 1988, che equivale a ‘crimini contro l’umanità e ‘genocidio’”.

Il 10 dicembre 2021, in occasione della Giornata Internazionale dei Diritti Imani, Josep Borrell, Alto Rappresentante dell’Unione Europea, ha affermato: “L’UE continuerà a difendere l’universalità dei diritti umani e a vigilare contro qualsiasi tentativo di minare gli impegni internazionali. Nella Giornata dei Diritti Umani, ci impegniamo a raddoppiare i nostri sforzi per sostenere gli oppressi e far sentire la nostra voce in favore loro e di coloro che sono minacciati, ovunque essi vivano”.

Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha affermato in ottobre: “Gli Stati Uniti sono pronti a lavorare con partner e alleati per contribuire a guidare il mondo verso un futuro più pacifico e prospero, fondato sul rispetto della dignità umana”.

Nel frattempo, tuttavia, l’Amministrazione statunitense, il signor Borrell e i suoi colleghi nelle democrazie europee stanno facendo del loro meglio per rilanciare l’accordo nucleare fallimentare del 2015 con l’Iran. Sono decisi ad alleviare le sanzioni contro il regime omicida iraniano, che non ha assolutamente alcun riguardo per gli standard internazionali sui diritti umani.

Quale messaggio invia un simile approccio a Teheran riguardo alle sue violazioni dei diritti umani? Il regime presta forse attenzione a dozzine di condanne internazionali, come le ripetute espressioni di preoccupazione per il numero crescente di esecuzioni in Iran da parte di funzionari degli Stati Uniti e dell’UE? Chiudere gli occhi sulle clamorose violazioni dei diritti umani da parte del regime non ha perpetuato la cultura dell’impunità in Iran?

Il presidente John F. Kennedy disse: “I diritti di tutti sono sminuiti quando i diritti di una persona sono minacciati”. Quindi, non è giunto il momento per le democrazie occidentali di chiedere conto al regime iraniano delle sue violazioni dei diritti umani che hanno calpestato i diritti di tutta l’umanità?

 

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