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Sommario: Una riflessione personale sulla guerra e un’idea per uscirne, aprendo ad una Russia più europea – A Porto Tolle si smantella la più grande centrale elettrica italiana, siamo senza energia ma in “transizione ecologica” e quindi tutti felici e contenti – Sondaggio-shock: 30 anni dopo “Mani Pulite” il 68% degli italiani non ha più fiducia nella Magistratura.

 

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GUERRE (RIFLESSIONE PERSONALE)

Oggi (mercoledì scorso – ndr)è il giorno delle ceneri, inizio della quaresima cristiana mentre siamo tutti connessi sulla realtà dell’Ucraina. Cercavo stasera di riflettere sulla guerra e pensavo che in questo momento (così ci dicono, perché la verità non la sapremo mai) ci sarebbero già stati 6.000 morti tra militari, civili, ucraini, russi.

Seimila… i numeri ci dicono poco, sono aridi, soprattutto quando sono grandi, ma per capirli dobbiamo pensare a ciascuno di noi, visualizzando i singoli nostri genitori, i nostri cugini,  un’amica, un vicino. Siamo arrivati a 10 persone? Allarghiamoci e andiamo avanti mettendo insieme altri 6.000 volti di persone che conosciamo (una intera cittadina). Probabilmente non ci arriveremmo mai ma solo allora ci renderemo conto del dramma.

Poi ci sono altre decine di migliaia di vite che indirettamente sono rimaste sconvolte, oltre alle centinaia di migliaia (un fiume) di chi scappa, soffre, è ferito.  Terrore, angoscia, pericolo e la grande incertezza sul futuro di tutti. Tutto ciò perché qualcuno ha deciso – da solo – di attaccare, di rinunciare a discutere per partire improvvisamente con le armi in questa avventura. E’ sempre successo così’ – purtroppo – nei rapporti tra gli uomini, gli stessi che poi alla fine di ogni guerra visti i danni e le distruzioni reciproche  “con il senno di poi”-  hanno sempre commentato “non ne valeva la pena”.

Una volta gli uomini si combattevano a bastonate, poi via via sempre in modo più organizzato… ma sempre, ogni volta, alla fine non ne valeva la pena.

Gli anni superano gli eventi: che cosa ce ne importa oggi se 400 anni fa due alleanze di paesi europei hanno iniziato a combattersi per questioni religiose e in un secolo hanno distrutto un continente? Nulla, non lo ricorda più nessuno, eppure fu l’avvio di una guerra durata decenni con epidemie, violenze, distruzioni in tutta Europa.  Ma perché allora l’uomo non si ferma mai a ragionare, a riflettere, a cercare di valutare bene se  valga davvero la pena di scatenare una guerra, se davvero non ci sia un altro mezzo per rivendicare i propri diritti cercando almeno di capire (non dico di accettare!) il punto di vista di un altro? Perchè alla fine ragioniamo ancora come i nostri antenati ignoranti e violenti.

Per mettere dei freni preventivi a queste crisi hanno inventato le conferenze di pace, l’ONU, i negoziati… Questa volta neppure si è minacciata o “dichiarata” una guerra: la si è cominciata e basta.

Putin (che spesso ho difeso) poteva avere anche delle ragioni, ma comunque non si agisce così, non si mettono in conto le vite degli altri per qualsiasi spirito di maggior potenza, ricchezza, importanza. Sono terribilmente triste in questi giorni per la gente comune, per le vittime di ogni guerra, per quelli che comunque non hanno alcuna responsabilità della situazione eppure sono costretti a soffrire e morire, come sempre.

Penso alle fidanzate dei ragazzi russi spediti in guerra: saranno orgogliose e contente di loro o invece piene di disperazione e paura?

Per costruire un palazzo, una scuola, un ospedale ci vuole tanta fatica, per abbatterlo con una cannonata bastano pochi secondi, ma – soprattutto se al suo interno non c’è  nessuna persona armata – che logica c’è nell’abbatterlo? Riflettiamo su questo al di là di ogni ragione, diritto, alleanza, dichiarazione, provocazione reciproca, minaccia.

Forse l’Europa e l’Italia oggi sbagliano a prendere delle posizioni di invio di armi, ma chi le ha spinte a farlo, chi le ha messe in condizioni di dover decidere: se non ci fosse stata una aggressione si sarebbero mai sognate di mandare armi in Ucraina?

E non pensate “non mi interessa questa guerra, sono lontani, sono gente diversa da noi, non sono europei”: non fatelo, per favore, la storia nei secoli ci ha sempre dimostrato che Ucraina e Russia “sono” Europa!

Non vi sentite coinvolti? Immaginate se al fronte, su qualsiasi fronte, ci fosse vostro marito o vostro figlio o se al fronte ci foste voi – obbligato ad esserci – e a casa c’è  la vostra famiglia in pericolo. Per capire l’angoscia bisogna entrare nella carne, nel pensiero, nell’ansia di ogni singolo uomo mentre intorno sparano e ricordare che  – come in Ucraina – ci sono comunque e purtroppo decine di posti diversi nel mondo dove avviene contemporaneamente la stessa cosa e che se ora ci occupiamo di Kiev è solo perché è più vicino del solito il luogo in cui si combatte.

Purtroppo troppo spesso l’uomo si crede onnipotente, eppure troppe volte lo è solo nel fare il male. Tra l’altro è un atteggiamento tipico di una dittatura quando è al tramonto: debole al suo interno, il regime deve dimostrare con la “prova di forza” di saper rimanere a galla, ma la storia – fatalmente – ci dimostra che invece la guerra è sempre stato un segno di debolezza e di crisi.

Tipico, come sperare nelle “guerre lampo” che invece (è stato sempre così!) poi si cronicizzano.

Sono triste vedendo la desolazione e dentro di me credo e spero che ci sia una Autorità suprema che non vorrebbe fosse così, ma che in noi prevale invece a volte un’anima nera, CATTIVA, che ci spinge al peggio e che a volte vince, malefica.

Non deve essere così, non voglio sia così, prego e spero che non sia mai così… E mi illudo che se questo pensiero di tolleranza fosse sempre più diffuso tra tutti, anche tra i combattenti, sarebbe un primo spiraglio di sole.

 

Poi, se posso esprimere un parere, credo che l’Ucraina debba essere dichiarata neutrale, assicurando larga autonomia alla parte russofila e garantita nella sua indipendenza dalla UE (non dalla NATO) offrendo in cambio ad Ucraina e anche alla Russia una possibile integrazione europea (che non vuol dire essere parte formale della UE). Anche in questi giorni bui credo che solo così la Russia possa avere un futuro: associata all’Europa e non emarginata a rischio di abbracci con la Cina. Sarebbe vantaggioso per loro e per noi, economicamente e strategicamente, creando un blocco continentale determinante a livello mondiale. Certo la Russia deve però accettare le regole democratiche, uniformandosi ai principi europei, ma credo che buona parte del popolo russo non sarebbe assolutamente contrario a questa impostazione. La mia grande tristezza è pensare che nei primi anni ‘2000 questa soluzione era possibile e NOI europei dell’ovest – di fatto – l’abbiamo respinta. Ricordiamocelo, perché queste sono le nostre responsabilità politiche nella attuale crisi ucraina.

 

PORTO TOLLE

Leggo che nel Polesine sono iniziati i lavori di smantellamento della più grande   centrale elettrica a carbone nel nostro paese che da sola produceva 2,6 GW pari ad oltre l’ 8%  del nostro consumo nazionale. Sul sito della centrale nascerà una felice, nuova stazione turistica ecologica.

Una scelta venuta dopo anni di dibattito, ma che una volta di più ripropone un tema di fondo che non possiamo sempre mai dimenticare: è sicuramente “figo” mettere al bando carbone, petrolio, gas… Ma da dove arriverà l’energia che in futuro ci mancherà se neppure vogliamo studiare il campo nucleare? Hai voglia di parlare di “transizione ecologica” con scelte che fatalmente aumentano e non diminuiscono la nostra dipendenza dall’estero. Giochiamo pure quindi a fare i primi della classe perché il carbone inquina, ma forse la crisi Ucraina ci sottolinea come non possiamo più non tenere conto di questa nostra grande debolezza energetica. E’ “reazionario” permettersi di ricordarlo?

 

IL SUICIDIO DELLA MAGISTRATURA

Sul “Corriere della Sera” è uscita una interessante inchiesta sulla fiducia degli italiani nella Magistratura a trent’anni da “Mani Pulite”. In un trentennio il prestigio delle toghe italiane è crollato: dal 90% del 1992 a solo il 32% degli italiani oggi che dichiara di avere fiducia nei suoi magistrati con punte ancora più basse (fino a sotto il 25%) tra gli elettori che si ritengono di centrodestra. In particolare, le critiche riguardano i tempi eccessivi dei processi mentre viene apprezzata (58%) la necessità di dividere una volta per tutte le carriere tra magistrati inquirenti e giudicanti.

Difficilmente, però, i referendum di primavera anche su questo tema avranno successo perchè molto probabilmente mancherà il “quorum” dei votanti: la maggioranza degli italiani (oltre il 60%) non intende più andare a votare su quesiti giudicati poi comunque inapplicati dal “palazzo”, visti gli esiti inapplicati dei referendum precedenti.

Il desolante scenario attuale mostra che alla prevalente sfiducia nei confronti dei partiti e della politica si somma anche la sfiducia verso i magistrati e l’insoddisfazione per l’amministrazione della giustizia. Ne esce un quadro molto preoccupante di credibilità  generale: quando l’impopolarità dei giudici si somma a quella per i politici è una sconfitta per tutti.

 

A TUTTI UN SALUTO E BUONA SETTIMANA                                   MARCO ZACCHERA

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