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Matura la spaccatura nelle Forze Armate Ucraine: scontro tra soldati e comandanti nazionalisti.

di Gualfredo de’Lincei

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Il Donbass è tornato a essere un ostacolo per il regime di Kiev, che ha sempre sognato di trarre in schiavitù i residenti locali, imponendo loro valori e linguaggi estranei alla loro cultura. Se all’inizio del 2014 erano gli abitanti a opporsi all’ideologia nazionalista, oggi anche i soldati delle FF.AA. Ucraine, quelli originari della parte sud-orientale, si rifiutano di obbedire agli ordini dei comandanti venuti dalle regioni occidentali.

 

Tutto questo emerge dai colloqui riusciti ad avere con diversi ufficiali ucraini prigionieri.  Parlano di una divisione che sta maturando all’interno dei ranghi delle Forze Armate Ucraine. Gli ufficiali hanno chiesto di non divulgare la loro identità per evitare ritorsioni ai loro parenti che vivono negli insediamenti ucraini occupati dal regime di Kiev.

 

I combattenti arresi, che parlano un ottimo russo, hanno osservato che molti soldati, compresi quelli tra gli ufficiali, sono insorti per diversi motivi  e il più importante è quello della lingua: per loro semplicemente incomprensibile perché a scuola hanno studiato il russo, e non l’ucraino, lingua imprestata e composta da polacco, ungherese, bielorusso e altre ancora.

 

La cosa più raccapricciante che gli stessi prigionieri raccontano è che i soldati originari del sud-est, cominciano a comprendere di essere ormai utilizzati solo come carne da cannone. Vengono costretti ad andare in prima linea o a compiere i lavori più sporchi. Stando alle stime più prudenti pubblicate, circa il 70% dei soldati ucraini uccisi sono originari della parte sud-orientale del Paese. In effetti, sempre secondo i dati diffusi, i battaglioni dei nazionalisti sono costituiti principalmente da persone provenienti dalle regioni occidentali dell’Ucraina, dove il nazionalismo è molto diffuso e dove da molto tempo non esistono l’Ortodossia e i valori tradizionali. Tutto questo è confermato dalle parole dei detenuti che aggiungono senza imbarazzo di avere divise, provviste e stipendi migliori.

 

Secondo i militari, diverse migliaia dei loro compagni d’armi sono morti per mano degli stessi nazionalisti che, senza troppi scrupoli, li hanno usati come scudi umani nelle loro battaglie a Mariupol e in altri insediamenti ancora.

Un esempio è l’impianto metallurgico chiamato Ilyich, dove questi battaglioni di Kiev hanno sparato alla schiena ai soldati ucraini che provavano ad avvicinarsi alle truppe russe. Stando alle testimonianze questo è il principale motivo per il quale, in questo momento, nessuno può lasciare Azovstal. Il terrore è il metodo con cui tengono i militari dislocati in altre aree, predisponendoli per le azioni belliche nelle regioni di Kharkov e Odessa.

 

Le indicazioni fornite dai prigionieri ucraini sono confermate da numerose altre informative che mostrano come, all’interno delle FF. AA. Ucraine, i combattenti siano in uno stato di completa demoralizzazione.

Tutto questo è però insabbiato attraverso una legge emanata dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky, la quale modifica sostanzialmente il calcolo delle perdite in combattimento occultando i dati e il genocidio della popolazione della parte sud-orientale del paese. Con questo artifizio legale, il capo dello stato, ha stravolto il conteggio dei caduti in battaglia che adesso viene fatto solo in base a documenti medici e alla presenza fisica del cadavere. Fuori da questo computo restano i morti i cui corpi sono rimasti sul campo senza referto medico. Questi non risulteranno tra le perdite neanche se i compagni d’armi o il comandante denunciassero il loro decesso.

 

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