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OCCHIO AL MAPPAMONDO!

La verità, intesa hegelianamente come corrispondenza tra un concetto e la sua verità concreta, non fa, in genere, parte degli eventi umani, a maggior ragione delle guerre, quindi neppure di quella in atto fra Russia e Ucraina. Una guerra, a quanto si deduce dall’interesse per essa, tra mondo occidentale e orientale, portata avanti ‘per procura’. Non è, per buona sorte di tutti, mondiale, si stanno evitando proporzioni ben più vaste, molto pericolose per la sopravvivenza globale.                                                                                                                              Intanto, a giustificazione delle trattative che tardano a venire, da più parti si ribadisce la necessità di dare armi all’Ucraina che dovrebbe, da posizioni non deboli, poter meglio trattare con la Russia. E si sbandiera in sintesi il concetto di Flavius Vegetius Renatus, scrittore tardoromano autore di Epitoma rei militaris :  “Si vis pacem, para bellum” , ripreso nei secoli da tanti, dal Presidente George Washington che soleva ripetere: Essere preparati per la guerra è uno dei mezzi più efficaci per  mantenere la pace. Tale concetto diviene giustificazione per l’invio a Kiev di armi sempre più in grado di contrastare l’offensiva russa, di proseguire quindi la resistenza.                      In prima linea sono Stati Uniti e Inghilterra, e questa, con Boris Jonson, aspira ad assumere un ruolo di rilievo anche attraverso l’opera degli 007, che stanno rivelandosi infallibili nel preannunciare le mosse belliche della Russia.                                                                                                                                          La realtà che si coglie da immagini e video degli inviati di guerra è di distruzione, sofferenze e morte, anche se persino su questa realtà si fanno calare ombre, dubbi sugli attori di essa. E da tante ombre viene avvolto pure il Cremlino con la morte di generali e la scomparsa di personalità, con lo Zar che, mentre viene fasciato di mistero, apertamente tuona contro l’Occidente da lui considerato ipocrita.                                                                                                                                    Il Presidente Zelenski ribadisce il diritto degli Ucraini ad autodeterminarsi, la volontà di far parte dell’Occidente. In realtà ne fanno parte già, come i russi che amano stili di vita occidentali. Sono, gli Ucraini, occidentali anche nei comportamenti, con quella damnatio memoriae che li ha portati a eliminare a Kiev la statua del grande poeta russo Puškin, a rinominare la stazione dedicata a Tolstoj, a decapitare la statua dell’operaio russo che era accanto all’ucraino sotto l’Arco dell’Amicizia dei Popoli; inoltre a contestare Papa Francesco per la presenza della donna russa insieme all’ucraina  nel corso della Via Crucis del Venerdì Santo a Roma.                                                                                     La stessa fine di Puškin ha fatto negli Stati Uniti Cristoforo Colombo cui sono seguiti altri illustri, altrettanto in Italia con i monumenti di memoria fascista, e lo scorso marzo Dostoevskij, il grande scrittore colpevole di essere russo, è stato contestato. Segno della incapacità di fare un distinguo tra avversari, politici o di altra natura, e i grandi della cultura e dell’arte, i quali sono patrimonio non dello Stato di origine ma della intera umanità. Segno di pochezza quanti non comprendono, precisiamo, però, che non sono soltanto del mondo occidentale.                                                                                                                        La guerra in Ucraina ha prodotto comunque uno sconvolgimento globale in quanto terre anche molto distanti vengono coinvolte a causa del commercio globalizzato.  Per iniziare, la Cina, amica della Russia che ha promosso il conflitto, è un importante partner commerciale di Kiev. Inoltre, se diamo uno sguardo all’area indo-pacifica e alla parte estrema dell’Oriente, solo tre Stati sarebbero distanti da Mosca: Corea del Sud (alleata degli Usa), Giappone (per il contenzioso legato alle Isole Kurili), Taiwan (timorosa delle incursioni cinesi). Gli altri Stati del sud-est asiatico sono acquirenti anche di armi russe, in particolare Cambogia, Laos, Myanmar e Vietnam, e vorrebbero inoltre anche un ridimensionamento del potere statunitense.                L’India poi trae benefici dal prezzo scontato del petrolio russo e non ha, di certo, interesse a troncare i rapporti con Mosca per compiacere Boris Jonson che ha tentato di allontanarla. Quasi tutta l’Asia quindi non è ostile a Putin, piuttosto propensa a trarre opportunità dalla guerra ucraina.                                                                                                                             La Cina, pur avendo con il Cremlino forti legami, non escludenti, però, delle opportunità, in varie riunioni, anche con i leader dell’Ue, ha sostenuto la necessità di opporsi alla mentalità da “guerra fredda” e alla logica dei blocchi contrapposti. Già lo scorso 8 marzo Xi Jinping ha detto che “la Cina non vuole vedere la crisi ucraina, pace e sicurezza sono i tesori più preziosi… i due Stati devono dare seguito ad azioni costruttive per la pace”. Del resto pace, sicurezza e stabilità, la triade tante volte annunciata dalla Cina, rimettono in moto l’economia e sono di grande capacità attrattiva per i mercati stranieri, cui bada ormai da lungo tempo la Cina, nel 2021 record di 1,15 trilioni, nonostante il Covid.                                                                                                                In genere, però, la guerra in Ucraina rappresenta per l’economia non solo occidentale una –diciamo- batosta che rallenta la già stentata ripresa post Covid, in particolare risultano colpiti quanti importavano dall’ Ucraina petrolio, grano e mais, a esempio Thailandia, Vietnam, Singapore, per non parlare dei Paesi africani.                                                                                                                                        L’Ue ha voluto colpire la Russia con altre sanzioni (sono iniziate il 2014 dopo l’annessione della Crimea), è sufficiente, però, uno sguardo al planisfero per rendersi conto che la Russia potrà vendere la sua produzione a Paesi non occidentali, anche con una portata più ampia, mentre a trovarsi in difficoltà, soprattutto energetiche, è l’Ue, particolarmente l’Italia.                                                                                                     Ma il discorso che dovrebbe maggiormente interessare nella pericolosa attualità (viene minacciato l’uso di armi nucleari) è quello delle trattative per la pace da non dilazionare. Come riflette Cartesio, chi vede come noi uomini siamo fatti e pensa che la guerra sia bella, o che valga più della pace, è storpio di mente.                                                                    E non dimentichiamo in questo tempo di offese lanciate a infiammare gli animi quanto consiglia Nelson Mandela: Per fare la pace con un nemico dovete lavorare con questo nemico, e questo nemico diventerà vostro complice. Ovviamente se si ha                                                    la volontà di fare la pace in quanto dagli opposti fronti si è compresa la bruttezza della guerra.  A lavoro dunque per la bellezza della pace, è essa la salvezza del mondo!

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Antonietta Benagiano

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