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Continuano a moltiplicarsi le iniziative anti-‘ndrangheta e di solidarietà dal basso nei confronti del Procuratore della Repubblica di Catanzaro, Nicola Gratteri, da parte di un coordinamento spontaneo di associazioni (laiche e confessionali), intellettuali, personaggi dello spettacolo e cittadini italiani che si sono auto-proclamati “Scorta Civica”. Hanno manifestato innanzi tutto a Catanzaro, a metà maggio u.s., dopo che è diventato di dominio pubblico l’allarme trasmesso dalla FBI circa il rischio di un attentato a Gratteri progettato in Sud America, intenzione che sarebbe stata confermata da altre indiscrezioni raccolte dalla Procura di Salerno. Una catena spontanea di solidarietà, come detto, tenta da allora di alleviare la “inquietante solitudine” del procuratore, paradossalmente imputabile proprio allo Stato per il quale il magistrato si spende da decenni, e cerca di mettere a nudo quella “ipocrisia del potere” per cui il Presidente del Consiglio e il Ministro della Giustizia non hanno sentito l’esigenza morale né il dovere istituzionale (neppure in omaggio all’assioma che la forma è sostanza) di esprimergli solidarietà sapendolo minacciato dalle mafie. Con l’interrogazione n. 3-03467, sottoscritta anche dai colleghi senatori Morra, Granato, Angrisani e Lannutti, abbiamo chiesto ufficialmente alle titolari dei ministeri dell’interno, Lamorgese, e della giustizia, Cartabia, quali iniziative abbiano assunto, dopo avere appreso dei rischi ai quali è esposto il procuratore Gratteri, sia per garantire la sicurezza (sua e dei più stretti collaboratori e della scorta), sia, soprattutto, “per manifestargli concretamente il sostegno dello Stato quanto meno evitando iniziative che possono apparire denigratorie delle attività condotte dalla Procura della repubblica presso il Tribunale di Catanzaro e prolungare una stagione di isolamento/delegittimazione del magistrato simbolo della lotta alla ‘ndrangheta indegna delle istituzioni repubblicane”. Ci auguriamo che in uno dei prossimi Question Time in Senato sia possibile, presenti l’uno o l’altro Ministro, se non entrambi, porre loro quelle imbarazzanti domande direttamente in aula, davanti al Paese, per le rispettive responsabilità ma anche come esponenti di un esecutivo che sarà ricordato come uno dei meno sensibili ai temi della legalità.

 

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Margherita Corrado (Senato – Gruppo Cal – Commissioni Cultura e Antimafia).

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