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Allora datemi una mano… vi chiedo solo di mandarmi qualche altro indirizzo mail di amici o conoscenti che potrebbero apprezzarne la lettura: un modo per renderlo più diffuso e quindi per “contare” un poco di più!

 

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SOMMARIO: QUALE VERITA’ SUL SABOTAGGIO DEI GASDOTTI ? – FINI E LA “NIPOTINA” GIORGIA – ISLAM, IRAN E LE RADICI CRISTIANE

 

SERVE VERITA’ SU GUERRA E GASDOTTI

Vorrei avere maggiore trasparenza sulle informazioni relative alla guerra in Ucraina e sul caso del gasdotto sabotato nel Baltico, perché è un nodo fondamentale per il futuro europeo.

Riassumiamo: l’arma di pressione di Putin verso l’Europa è (era) il gas che vendeva  (centellinandolo e a caro prezzo) trasportandolo soprattutto attraverso i 2 gasdotti del Baltico e – con i guadagni realizzati – di fatto la Russia finanziava la guerra in Ucraina.

Secondo alcune voci il premier russo sarebbe stato così stupido da far introdurre nei due gasdotti (uno fermo per manutenzione, l’altro già bloccato dalla Germania a pochi mesi dall’inaugurazione sotto forte pressione politica di Washington) dei robot che – con 500 kg di esplosivo ciascuno! – li avrebbero evidentemente percorsi per centinaia di chilometri e – arrivati vicini alla costa danese – avrebbero fatto esplodere i due gasdotti dall’interno (!) bloccando per mesi le forniture.

Mi sembra che se proprio Putin voleva interrompere il flusso di gas poteva semplicemente chiudere o ridurre il rubinetto alla partenza (come fa da tempo) o ancor più facilmente bloccare anche il vecchio gasdotto che passa per l’Ucraina, tra l’altro privando così il “nemico” anche di una bella fetta di diritti di transito e danneggiandolo direttamente, tanto che adesso la Russia dovrà pure pagarsi le riparazioni, oltre ad aver buttato via gas per decine di milioni di euro. Verità o fake news?

Resta l’altra possibilità – ben più logica  –  ovvero che dietro ai sabotaggi ci sia  invece la “manina” statunitense, magari con la manovalanza della vicina Polonia, per distruggere economicamente  la Russia, ma anche – di fatto – indebolire ulteriormente l’Europa togliendo al nemico russo ogni possibilità politica di pressione energetica e  mettendo contemporaneamente in crisi anche la “concorrenza” industriale europea, oltre a far guadagnare ancora di più chi specula sul prezzo del gas togliendo dal mercato il concorrente russo, mentre l’UE è incapace di darsi una linea di azione comune.

Avanzare questa seconda ipotesi trasforma però chi la sostiene in un potenziale “filo Putin” perché si ammetterebbe che USA e NATO usano l’Europa come dei burattinai, la danneggerebbero volontariamente senza averne il permesso sostenendo una guerra parallela (non autorizzata) lontano dal fronte. Insomma, incrinerebbero pesantemente la loro immagine “buonista” e di strenui “difensori della libertà”.

Sta di fatto che anche per questo episodio l’Europa è intanto economicamente stremata, l’energia è in mano alla speculazione più folle mentre ovviamente si approfondisce il solco tra Russia e UE, con evidente vantaggio strategico per gli USA .

Intanto gli americani sommergono l’Ucraina di aiuti militari: 1,1 MILIARDI di forniture belliche solo questa settimana. Se poi la Russia, incalzata dalle armi USA, accenna alla tremenda possibilità di usare il nucleare “tattico” la NATO minaccia Mosca di ulteriori rappresaglie, ma intanto moltiplica appunto gli invii di armi convenzionali (ma modernissime) a Zelensky che ha addirittura firmato un decreto che vieta per legge qualsiasi trattativa di pace.

Ma è utile per l’Europa sostenere questa posizione in un modo totalmente acritico ed assistere ad un crescendo della crisi senza tentare – o almeno proporre – uno straccio di piano di pace?

Inoltre, siamo sicuri che in Ucraina tutti la pensino come il loro presidente?

Perché a Kiev non esistono più elezioni, parlamento, opposizione: nessun media occidentale riesce (o vuole) darci un’idea onesta su che fine abbiano fatto i parlamentari ucraini contrari a Zelensky, né se una parte degli ucraini non vorrebbe almeno discutere una qualche forma di armistizio, o anche solo una breve tregua umanitaria.

Guerra, guerra forever: non sono d’accordo, ma a Kiev (come a Washington e a Bruxelles) piace così, dove a parlare sono sempre e solo i “falchi” e a guadagnare l’industria bellica, con l’informazione che ovviamente ci va dietro.

A parte ogni scrupolo morale, ma agli europei – intesi come semplici cittadini, non i ricchi vertici della UE – conviene davvero che le cose continuino in questo modo?

 

LA NIPOTINA GIORGIA

Ma quali sono i veri rapporti tra Gianfranco Fini e Giorgia Meloni? Si può o meno definire la giovane leader di Fratelli d’Italia una continuatrice della sua linea politica?

E’ un quesito interessante soprattutto dopo che nei giorni scorsi Fini ha preso le difese della Meloni davanti alla stampa estera.

Tra i due c’è un lungo e consolidato rapporto, anche perché non va dimenticato come Fini la volle leader di Azione Studentesca, poi coordinatrice e presidente di Azione Giovani, prima ragazza a capo di un’organizzazione giovanile di destra.

Soprattutto, fu proprio Fini a candidarla nel 2006 facendola subito eleggere a vice-presidente della Camera della Camera e poi promuovendola a Ministro della Gioventù nel governo Berlusconi del 2008 (la Meloni divenne la ministro più giovane dell’Italia repubblicana e in assoluto il secondo ministro più giovane dall’Unità d’Italia).

Certo, seguirono anni di profonda freddezza per l’affare Montecarlo (con un “gelo” non solo a livello pubblico), quello che portò alla rovina politica di Fini oltre alla SUA parentesi politica con “Futuro e Libertà” cui la Meloni non aderì nonostante dovesse a Fini la sua crescita ai vari livelli.

La freddezza continuò anche dopo il 2013 e l’insuccesso elettorale del movimento finiano, ma va ricordato che in quegli anni la Meloni doveva per forza marcare una distanza o sarebbe stata travolta con il suo nuovo partito ancora in fasce e tutto da consolidare e far crescere.

Nel tempo però le cose sono cambiate e se negli ultimi mesi Fini ha ostentato in pubblico un assoluto riserbo il feeling è ripreso, qualche consiglio importante non è mancato e intanto più di un esponente di “Futuro e Libertà” ha trovato casa proprio in FdI – e non da oggi – come Adolfo Urso e Roberto Menia.

Sono tasselli, piccole reciproche cortesie, consigli privati con Fini che vuole e deve restare sullo sfondo per non oscurare o mettere in imbarazzo la giovane leader che è indubbiamente cresciuta del suo, ma che in qualche modo è stata e resta una sua “creatura”.

Certamente la sera del 25 settembre mentre Giorgia Meloni celebrava il suo trionfo in molti avranno pensato proprio a Fini che per primo “sdoganò” la destra italiana, ma non riuscì mai a superare Berlusconi nel suo ruolo di leader della coalizione. Un obiettivo che invece è stato raggiunto dalla sua “figlioccia”, anche se oggi il Cavaliere è decisamente ridimensionato rispetto a una dozzina di anni fa. Rammarico e forse tanta nostalgia in Fini per le occasioni perdute, ma la storia – come sempre – non si costruisce quando è ormai passato l’attimo fuggente. In questo senso può restare però a Fini almeno la soddisfazione di aver visto nella Meloni una leader già diversi anni fa, quando nessuno l’avrebbe scommesso.

 

IRAN, ISLAM E LE RADICI CRISTIANE

Quello che sta succedendo in Iran meriterebbe maggior attenzione visto che è in atto – duramente repressa – una vera e propria rivoluzione giovanile contro la teocrazia islamica che da 40 anni è alla guida del paese.

Gli studenti invocano maggiore libertà, mentre Khamenei insiste “Sono proteste organizzate da USA ed Israele”, per giustificare gli almeno 120 giovani ammazzati dalla polizia e dalle “milizie morali” che puntellano il regime.

Mi illudevo che qualche organizzazione islamica italiana protestasse e scendesse in piazza per condannare le decine di morti nelle strade iraniane, invece nulla.

E pensare che in Iran vi è una larga maggioranza sciita mentre quasi tutti i musulmani italiani sono sunniti, quindi qualche loro protesta ci poteva anche stare. Poi – però – qualcuno potrebbe ricordare anche le libertà vietate in Arabia Saudita (nazione leader sunnita) e allora è forse meno imbarazzante mantenere un assoluto silenzio.

Il tutto per sottolineare la necessità di affrontare un serio ragionamento sui rapporti da tenere – in un quadro di correttezza e libertà – nei confronti dei musulmani italiani o di quelli immigrati verso i quali deve esserci il massimo rispetto, ma dai quali dobbiamo pretendere altrettanto. Non dobbiamo solo chiederci se sia giusto togliere dai menu delle nostre scuole il prosciutto per non offendere gli alunni islamici, oppure negare le celebrazioni natalizie con il loro nome per non urtarne la suscettibilità, ma ragionare sul futuro della “nostra” civiltà.

Se una ragazza italiana va in Iran e non si mette il velo viene arrestata (e peggio), eppure ogni occasione da noi diventa pretesto – in nome della “accoglienza” e della “diversità” – per negare le nostre radici europee cristiane, per nasconderle quasi timorosi di mostrarle, per non voler capire che sono il cemento di una comunità e che quando viene frantumato la comunità stessa si dissolve.

In questo senso mi viene anche qualche dubbio su un eccessivo silenzio delle Autorità cattoliche che tacciono o minimizzano troppo spesso il continuo martirio dei cristiani in Africa, gli incendi delle chiese, la discriminazione legale anticristiana operata dalle autorità o la distruzione sistematica della presenza cristiana in Medio Oriente.

Non si deve odiare nessuno, né dividersi in nome di Dio, ma almeno l’atto di testimonianza e di appartenenza mi sembrerebbe dovuto, insieme all’ovvio rispetto per le opinioni religiose degli altri.

 

Buona settimana a tutti!

                                                                                                  MARCO ZACCHERA

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