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Il Patrimonio di Casa de’ Medici: un equivoco storico e giuridico

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Il Patrimonio di Casa de’ Medici: un equivoco storico e giuridico

a cura di Giancarlo Graziani e Salvatore Prato

Aggiornamento Novembre 2022

E’ spesso detto e scritto che la Galleria degli Uffizi è dovuta al “Patto di Famiglia”, voluto dall’ Elettrice Palatina Anna Maria Luisa de’ Medici, ultima discendente in linea diretta del ramo principale della Casa dei Medici, e firmato a Vienna il 31 Ottobre 1737 con Sua Altezza Reale Francesco Stefano di Lorena.

Ripercorriamo brevemente le vicende dell’estinto ramo principale del Granducato di Toscana e di Cosimo III de’ Medici.

Cosimo III ebbe tre figli: Ferdinando, (9 agosto 1663 – 31 ottobre 1713), primogenito ed erede al trono morì prematuramente, non riuscendo a diventare granduca, Anna Maria Luisa de’ Medici (11 agosto 1667 – 18 febbraio 1743), secondogenita e l’ultima discendente in linea diretta e Gian Gastone de’ Medici (24 maggio 1671 – 9 luglio 1737) erede al titolo che nel 1723 divenne il settimo e ultimo Granduca di Toscana.

Come Ferdinando, anche Gian Gastone non ebbe figli e morì nel 1773: non essendoci altri eredi maschili diretti di casa Medici – nonostante però la presenza di eredi maschili di rami cadetti – le potenze del tempo (Inghilterra, Francia e Olanda e Austria) designarono Francesco I di Lorena come successore alla corona di Granduca di Toscana.

Alla morte di Gian Gastone, Anna Maria Luisa ereditò tutti i possedimenti allodiali della Casa de’ Medici, tra cui gli Uffizi, Palazzo Pitti e le ville medicee, compresa la grande collezione d’arte.

Anche Anna Maria Luisa non ebbe figli e per questo motivo, il 31 ottobre 1737, firmò con Francesco I di Lorena il cosiddetto “Patto di famiglia” o “Convenzione di famiglia”: con questo atto l’Elettrice dispose che tutti i beni personali dei Medici andassero allo Stato Toscano, a condizione che nulla venisse mai rimosso da Firenze.

Si legge infatti all’articolo 3 del Patto: “La Serenissima Elettrice cede, dà, e trasferisce al presente a Sua Altezza Reale [Lorena] per lui, e i suoi successori Gran Duchi, tutti i Mobili, Effetti e Rarità̀ della successione del Serenissimo Gran Duca suo Fratello, come Gallerie, Quadri, Statue, Biblioteche, Gioie, ed altre cose preziose, siccome le Sante Reliquie e Reliquiari, e lor Ornamenti della Cappella del Palazzo Reale, che Sua Altezza Reale si impegna di conservare, a condizione espressa che di quello è per ornamento dello Stato, e per utilità̀ del Pubblico, e per attirare la curiosità̀ dei Forestieri, non ne sarà̀ nulla trasportato, o levato fuori della Capitale, e dello Stato del Gran Ducato.” 

Queste volontà dell’Elettrice furono ribadite chiaramente nel suo testamento del 5 Aprile 1739.

E’ fin troppo chiaro che questa disposizione era però indirizzata al Granduca di Toscana in quanto tale.

L’articolo 3, infatti, non determinò propriamente la donazione delle collezioni d’arte medicee alla città di Firenze, o allo Stato, ma impose la inamovibilità dei beni come condizione per il trasferimento delle loro proprietà al (nuovo) Granduca Francesco I di Lorena e ai suoi successori (in quanto successivi titolati al titolo di Granduca).

Infatti con tale atto Anna Maria Luisa decise di legare per sempre le proprie Collezioni “…ad effetto che l’uso di esse deva servire per ornamento dei Serenissimi Gran Duchi, e Serenissime Gran Duchesse regnanti di Toscana, per dovere tutte sempre, et in perpetuo conservarsi in questa Città di Firenze …dovendo possedersi dopo la sua morte …da ogni Serenissimo Gran Duca di Toscana regnante pro tempore in perpetuo…”.

Il Patto di Famiglia è quindi un “lascito modale”, un atto quasi “privato” tra i Lorena e i Medici, finalizzato principalmente a regolare le relazioni patrimoniali tra le due case e gli obblighi del nuovo Granduca nei confronti dell’ultimo rappresentante della Casa de’ Medici.

La natura modale del Patto fa si che esso decade quindi al venir meno di una sola delle condizioni indicate com’è quella della fine del Gran Ducato di Toscana e del titolo di Gran Duca di Toscana: al che tutti i Beni elencati sarebbero dovuti tornare agli eredi legittimi dell’Elettrice, ad oggi i rami ancora fiorenti della Famiglia Medici (le prerogative Gran Ducali sono oggi appannaggio del ramo dei Medici di Toscana di Ottaviano).

Inoltre la validità del Patto fu richiamata dai delegati della neo costituita Repubblica Italiana per ottenere la consegna dei Beni dopo la Seconda Guerra Mondiale: la Commissione Alleata li restituì sotto la condizione che potessero esserci altri eredi legittimi, come infatti è.

Essendo poi oggetto del Patto beni di natura non commerciale, esso non è soggetto all’usucapione.

Quindi la Repubblica Italiana ha preso il possesso e la custodia delle proprietà personali di Casa de’ Medici dal Regno d’Italia ma non ne ha la Proprietà, come non l’aveva il Regno, ed in ogni caso le iniziative che riguardano la parte dei Beni inclusi nel Patto ed oggi nelle Collezioni fiorentine, che ne costituiscono la larga maggioranza, devono sottostare alle condizioni esplicitamente riportate ed accettate dai contraenti e quindi non lasciare il territorio toscano per nessuna ragione, così come avviene irregolarmente, contravvenendolo e rendendolo nullo.

Si verificano di continuo esempi di come il Patto non venga rispettato dalla Repubblica Italiana, come:

– il prestito del dipinto “Ritratto di Leone X con i cardinali Giulio de’ Medici e Luigi de’ Rossi” di Raffaello Sanzio spostato nel 2020 da Firenze a Roma per la mostra presso le Scuderie del Quirinale per i 500 anni dalla morte del maestro urbinate.

– l’irregolare presenza degli “arazzi di Cosimo I de’ Medici” presso il Quirinale dal 1882 per la quale solo nel 2018 un protocollo tra Quirinale, Comune di Firenze e Ministero della Cultura ne ha regolato il ritorno – per tre anni, rinnovabili su accordo delle parti – nella Sala dei Duecento di Palazzo Vecchio dove verranno esposti a rotazione, quattro alla volta. La previsione prevista nel protocollo anche di eventuali mostre o esposizioni di altra natura sia a Firenze che al Quirinale o in altri luoghi d’accordo con i soggetti firmatari, determina ancora una continua contravvenzione alle volontà della Elettrice Palatina.

– e ancora in questi giorni il prestito dalla Galleria degli Uffizi al Minneapolis Institute of Art del dipinto di Botticelli “Pallade che doma il Centauro” (che arredava la Villa Medicea di Castello fino al 1830) e il prestito alla Pinacoteca Nazionale di Bologna del dipinto del Parmigianino “Madonna di San Zaccaria” che nel 1605 risultava già esposta nella “Tribuna degli Uffizi” divenuta, com’è ancora oggi, di proprietà medicea.

Risulta ovvio pensare che se l’Elettrice Palatina avesse conosciuto il destino che è stato riservato alle opere di Famiglia, prima dal Regno d’Italia e poi dalla Repubblica Italiana, avrebbe deciso diversamente.

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Autore©:

 

Giancarlo Graziani

Docente Aggiunto di Economia dell’Arte

Fondatore e coordinatore attività Ce.St.Art.

 

Salvatore Prato

Membro del Ce.St.Art.

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Il Patrimonio di Casa de’ Medici-un equivoco storico e giuridico-aggiornato Nov. 2022

Nota su discendenza titolo di Granduca di Toscana

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