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Parallelismo tra Socrate e Cristo nell’ultima opera di Giuseppe Messina

 

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o conosciamo da decine di anni e la sua genialità ed il suo entusiasmo ci sorprendono più. Parliamo dello scrittore, pittore, scultore, poeta, autore teatrale, attore, regista, critico e giornalista Giuseppe Messina. Te lo ritrovi anche dove meno te l’aspetti, basta che si parli di Cultura.

Proprio in questi giorni la distribuzione di un suo ennesimo volumetto (stampato a cura del Movimento per la Divulgazione Culturale di Barcellona Pozzo di Gotto – Me) dal titolo “Seguendo Cristo”. Il più grande rivoluzionario”.  Proprio nelle prime pagine ci troviamo due quartine che ben spiegano il suo operare:

“Sono agnostico, però seguo il Cristo, – Uno dei tanti che il sangue ha versato, – limpido traccia dell’immenso amore, – quello che la verità ha indicato”. 

“Amor di padre, come Cristo, dona… – Di quel Francesco esempio vivente, – anche per chi, insensibile al bene, – d’amare gli altri non gli importa niente”.

 

Questo volume risulta essere il contenitore di 33 poesie, che quasi formano un poemetto, e di un monologo dal titolo “Cristo 432 anni dopo Socrate”. Come possiamo ben comprendere si tratta del risultato di anni di riflessione sulla figura umana di Gesù, il Cristo innocente infamato, umiliato, perseguitato, processato e crocifisso. Accusato di tutto e di niente, come tutti gli uomini scomodi al potere corrotto e corruttore. E Cristo era un uomo scomodo, come lo era stato il filosofo Socrate. Un tale potere non sopportava i suoi oppositori onesti, come non li ha mai sopportati fino ai giorni nostri. Un parallelismo perfetto: Socrate e Cristo, condannati dai rispettivi concittadini ignoranti infiltrati dalla corruzione nutrita e ingrassata dai potenti che avevano l’interesse di tenere sottomesse le masse popolari e di non farle crescere, culturalmente.

Cristo era accusato di vilipendio alla religione ufficiale imposta dal potere corrotto dei sacerdoti appiattiti sulla politica dell’impero romano che occupava la Palestina  con il suo esercito e i suoi governatori, quando, in realtà, predicava e desiderava che attecchissero i veri valori umani, come l’amore, l’altruismo, l’uguaglianza, la verità ovvero l’onestà e la giustizia sociale. Cristo voleva fortemente che il popolo siimpadronisse di questi principi. Erano i detentori del potere che si sentivano disturbati da tali insegnamenti, tanto che fecero di tutto per eliminare il Maestro.

Proprio come Socrate, accusato, tra l’altro, di corrompere i giovani e volerli condurre fuori dalla religione e dalle leggi ufficiali che imperavano ad Atene.

E nella sua nota, l’autore scrive anche:

Dai miei versi emerge un Cristo uomo e mai divinizzato, emerge un rivoluzionario che opera in mezzo al popolo per il popolo, per elevarlo dalla sua condizione di ignoranza e sottomissione al potere corrotto e corruttore.

In verità non mi ha mai affascinato il mistero del Cristo figlio di Dio, sacrificatosi per la salvezza dell’umanità.

Non ho interesse di occuparmi di un sacrificato dagli uomini e da Dio per la salvezza di ciò che non ha salvato, soprattutto perché non ha voluto salvarsi. Non mi interessa di partecipare alla narrazione di ciò che reputo un’offesa nei confronti di chi credeva nella lotta per l’emancipazione del popolo contro l’abuso e la corruzione.

Mi piace considerare Cristo come considero Socrate e i tanti lottatori per la verità, la giustizia sociale e la legalità che, fino ai nostri giorni, sono morti vittime di trame eversive perpetrate dai poteri corrotti e corruttori.

Inseriamo anche una delle poesie inserite nel volumetto (quella indicata XXIX):

 

Vorrei che scendesse dalla croce,

Cristo deriso, ingannato, ucciso, 

e con un suo soffio spazzasse via

chi nega agli umili anche un sorriso.

 

Vorrei l’avvento di un Cristo ribelle,

molto di più di quanto egli sia stato,

vorrei schiacciasse i falsi e i violenti,

gli assassini dell’amore sfregiato

 

da ciò che dovrebbe esser veramente

estirpato dalla faccia del mondo.

Purtroppo è difficile liberarsi

del male che aleggia sullo sfondo

 

dell’esistenza stessa di chi lotta 

perché avanzi il margine fecondo

di pace e verità sempre osteggiate

e condannate ad andare a fondo.

 

 

Ricordiamo ai lettori che Giuseppe Messina è nato nella millenaria Gala, frazione del comune di Barcellona Pozzo di Gotto in provincia di Messina. Nella seconda metà degli anni 60, lasciata la Sicilia si è trasferito a Roma dove, entrato in contatto con il grande mondo della cultura, ha potuto aprirsi a più vaste conoscenze artistiche. Ha realizzato pregevoli opere che possono essere ammirate in esposizioni pubbliche e private in Italia, dove ha esposto assieme ad artisti come Salvatore Fiume, Ennio Calabria, Renato Guttuso, Remo Brindisi ed altri, ma anche all’estero (Russia, Argentina, Sudafrica, Australia, Canada, USA, Inghilterra, Malta ed altri Paesi). Nel 1981 ha fondato il Movimento per la Divulgazione Culturale. Nell’85 ha regalato alla sua città il periodico “La Molla” sul quale, oltre ai suoi articoli, hanno trovato spazio fatti e personaggi di rilievo (fra cui articoli dei giornalisti Melo Freni, Nino Bellinvia, Emilio Isgrò, Vincenzo Consolo, Marcello Crinò e tanti altri). Il Nostro manifesta un grande interesse per la letteratura e la mitologia classica in particolare ed è grazie a questa sua passione, che ha realizzato diversi poemi, tra cui: “Ulisse destino di se stesso”, “Penelope”, “Il testamento di Odisseo”, “La filosofia del saggio”, “Il tempo – Viaggio in ascesa verso il seno della terra” ed altri. Quella che gli ha dato grande notorietà resta, comunque,  la trilogia dedicata a Omero (per cui è stato insignito di medaglia d’oro del Senato della Repubblica), tre poemi endecasillabi, cioè “Odissea ultimo atto”, che continua “Odissea” di Omero (riprende infatti da dove il poeta cieco interrompe) e il Messina, con la sua fervida fantasia, che non conosce limiti, fa giungere Ulisse alla foce del Lugano (il fiume, ora torrente) di Barcellona Pozzo di Gotto e lo fa, poi, proseguire, tra querce ed uliveti, fino alla “Contrada del Latte” (e Odisseo in persona, dietro suggerimento di Atena, chiamerà quel villaggio di pastori Gala); “Stirpi di Atlantide” che narra le ultime ore del mitico continente, prima di inabissarsi, e la fuga verso altre terre di una parte di quel popolo. Non contento ha completato la trilogia con “La leggenda di Omero” con cui ha reinventato e reso reale il più classico dei poeti, quasi a voler riaprire la questione omerica (e con la sua simpatica e travolgente creatività ci riporta in un mondo di miti, di eroi, di tradizioni, raccontando che il cieco cantore dell’Iliade e dell’Odissea, sia nato proprio nella Valle del Longano).

Perché ciò? Perché questo ritorno al mondo classico? Molto probabilmente, non solo perché vuole tenere saldo il legame tra passato e presente, ma perché vuole ricordare soprattutto ai nostri figli, alle nuove generazioni, che noi tutti discendiamo dalla grande millenaria civiltà mediterranea, vuole che si ritrovi l’orgoglio di essere siciliani, vuole che si acquisisca la consapevolezza che possiamo, anzi, dobbiamo dare il nostro personale contributo perché la nostra terra possa riscattarsi da un presente non certo esaltante e divenire grande e in grado di svolgere un ruolo genuino nel panorama nazionale e internazionale. Giuseppe Messina è anche autore di diverse opere teatrali. Nel 1999, per il bicentenario della nascita del musicista e patriota barcellonese Placido Mandanici, ha realizzato il testo teatrale “Lamento per Placido Mandanici, ovvero onore al maestro”. Il lavoro è stato messo in scena all’Arena “Michele Stilo” e al teatro dell’O.P.G. a Barcellona Pozzo di Gotto. Nell’intenzione dell’autore, oltre a rendere omaggio al grande musicista, pressoché dimenticato, l’opera teatrale doveva anche servire a sensibilizzare le istruzioni per il completamento del nuovo teatro (che è poi avvenuto).

Altre opere teatrali realizzate sono: “Nel mitico regno Eolo”, “Testamento teatrale” (dedicato a Giuseppe Fava, lo scrittore-giornalista ucciso dalla mafia), “Non sono “Cyrano di Bergerac” (messo in scena a Villa Piccolo di Capo d’Orlando), “Nel segno di Socrate” (messo in scena in diverse scuole a Milazzo e a Barcellona Pozzo di Gotto), “Il tormento di Penelope” e “La collera di Odisseo” (messi in scena all’Istituto Luigi Valli di Barcellona Pozzo di Gotto), “La disperazione di Cassandra” (messo in scena nel 2019 in occasione dell’evento “I giorni della Divulgazione della Cultura” nella stessa città) e “La solitudine di Laerte”.Come scultore ha realizzato diverse opere in legno, in granito, in ossidiana e anche in pietra arenaria di Lecce (“Ciclope nel vento”, “Elena”, “Omero” e “Circe”) e in bronzo (le 10 sculture realizzate per illustrare il suo primo poema “Odissea ultimo atto”, i monumenti dedicati allo storico barcellonese Nello Cassata, quello in onore dell’eroe della prima guerra mondiale Luigi Rizzo, sul porto di Milazzo; ed altri. L’artista ha lanciato l’idea, che ha poi portato all’istituzione del “Premio Città di Barcellona Pozzo di Gotto”, per cui ha creato e donato lo stesso trofeo bronzeo “Longano”, simbolo della città, con il quale sono stati insigniti: lo storico Santi Correnti; lo scienziato Antonino Zichichi; la conduttrice di “Linea blu” (Rai Uno) Donatella Bianchi e l’attrice Francesca Chillemi (“Miss Italia 2003”).

C’è tanto e tanto da dire ancora, ma citiamo solo alcuni degli innumerevoli premi e i riconoscimenti ricevuti: medaglia d’oro del Senato della Repubblica nel 2002 per la trilogia omerica a Palazzo Barberini di Roma; il primo premio per la scultura in bronzo “Ulisse arciere” (2002); targa d’argento del Presidente della Repubblica (2006); 2011 (nell’ambito della manifestazione dedicata alla Settimana della Cultura, su iniziativa dell’Accademia “Amici della Sapienza” di Messina, premiato il suo 40º anniversario di attività artistica e culturale); nel 2017 mostra antologica di sue opere scultoree, pittoriche e grafiche nel teatro “Placido Mandanici” di Barcellona Pozzo di Gotto, dove è stato proiettato anche un suo ultimo film; ecc.

Vogliamo anche ricordare che, sollecitato dal figlio docente, dott. Salvatore, ha creato il volume IMBARCATO ALL’ALBA – ARTES MEAE PER UNUM VESTIGIUM” (Le mie arti per un unico progetto) che riproduce un monumentale volume, formato da oltre 32 tele dipinte ciascuna di centimetri 56 × 76 e poi da testi poetici (tratti da 19 suoi poemi) posto su un leggio artistico, posizionato nella sua casa museo “Oikos Museion”, ove potrà essere visionato su prenotazione al numero telefonico 338 4969216. Per conoscere la completa biografia del Maestro Messina e altre novità i lettori possono mettersi in contatto con lo stesso artista scrivendo: messina.giusep@tiscali.it

Nino Bellinvia

Nelle foto: 1) La copertina del libro. 2) Uno dei dipinti dell’autore per questa opera. 3). L’autore Giuseppe Messina

 

 

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