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LA TERRA E’ IN MANO AI PAZZI

Il Deep State statunitense, vale a dire l’apparato che influenza gli indirizzi politici, sembra sconsideratamente volto verso la terza guerra mondiale: è in gioco tra Usa e Cina il dominium geopolitico del secolo XXI, già in lizza con attori provenienti anche dal settore privato, con quella “guerra asimmetrica” che implica la pervasività dei dati, gli attacchi cibernetici, l’azione di hacker. Ma pare che non basti: si vuole l’arena.                                   Gli Stati Uniti tornano a condannare la Cina per la fuga del virus Sars Covid 19 dal laboratorio di Wuhan, per la fornitura di armi alla Russia, bocciano inoltre il piano cinese di pace fra Russia e Ucraina. E, di rimando, la Cina ribadisce la malafede statunitense emersa in varie situazioni, tra cui quella dei palloni ritenuti spia, e torna decisa sull’appartenenza cinese di Taiwan.                                                                                            La guerra russo-ucraina intanto prosegue disastrosamente da entrambe le parti: Bakhmut viene dilaniata da scontri intensi, la Presidente del Parlamento europeo Metsola, anch’ella in visita a Leopoli, come i precedenti Presidenti recatisi a Kiev, sollecita i Paesi dell’Ue a fornire caccia all’Ucraina, mentre da parte di Mosca si pronunciano accuse a Nato e Ue perché danno indicazioni su dove bombardare. E qualche settimana fa l’ex Presidente russo Dimitrij Medvedev di Biden ha, tra l’altro, detto: confonde nomi, cognomi, date, si perde nel proprio ufficio… ha speso più di cento miliardi di dollari in un Paese al collasso. Ma scarica tutti i problemi economici degli Stati Uniti sulle macchinazioni della Russia. Può iniziare una terza guerra mondiale a causa della sua distrazione. E insulta Zelensky, il clown di Kiev, minaccia poi l’apocalisse nucleare e ritiene impossibile l’equilibrio finché gli Usa rimangono in Europa.                                                                                           La suddetta guerra, con già migliaia di morti e distruzioni a tutto spiano, è prodromo della esplosione mondiale da molte voci prevista, finalizzata alla dominazione globale. E dalle opposte parti si torna fortemente sulle responsabilità: l’Ucraina con l’affermazione incontrovertibile della invasione, la Russia con la ribadita difesa della popolazione russofona e filorussa del Dombass dalle angherie ucraine e del battaglione Azov di ideologia nazista, con la Nato che dal 2014 addestra le forze ucraine.                                                Una situazione di allarme che va oltre la Cold War, vale a dire al di là della contrapposizione politica, ideologica e militare fra l’Occidente (Stati Uniti e membri della Nato) e Oriente (Urss e membri del Patto di Varsavia) fino alla caduta del Muro di Berlino. Otre i due suddetti blocchi un terzo, il Nam (Non-Aligned Movement), ovvero quello dei paesi non allineati, 120 Stati più 17 Stati detti “osservatori” che si sono dichiarati disgiunti dal blocco occidentale e orientale, i quali rappresentano più dei due terzi di tutti gli Stati del mondo, una rilevante forza da tenere pertanto in considerazione. La tensione fra Occidente e Oriente è restata tale, non è nei decenni del Novecento sfociata in un conflitto militare perché fortemente presente il pericolo di armi nucleari. E’ restata piuttosto competizione in vari campi, tra cui il tecnologico e lo spaziale che hanno contribuito alla evoluzione e quindi alla terza rivoluzione industriale.                     Con la interdipendenza delle economie nazionali e poi delle interdipendenze sociali, culturali, politiche, tecnologiche e sanitarie, si è verificata la crescita economica per nazioni ai margini, la contrazione della distanza spazio-temporale e la riduzione dei costi con l’incremento della concorrenza planetaria.                                                                            E’ il globalismo, ovvero la globalizzazione su cui la gran parte di politologi, filosofi, economisti e storici ha espresso poi parere non positivo proprio per la interdipendenza tra i popoli sul piano economico-finanziario e politico, perché colpisce inoltre le produzioni nazionali e le tradizioni popolari con conseguente impoverimento delle masse che hanno poi la tendenza a guerre etniche e a migrare.                                                                            Invece il politologo ed economista statunitense Francis Fukuyama (Chicago 1952), collaboratore negli anni Ottanta  col Dipartimento di Stato americano, nel Saggio del 1992 The end of history an the last man, tradotto lo stesso anno in Italia col titolo La fine della storia e l’ultimo uomo, contrastando il pensiero pessimista di intellettuali ch’egli considera fermi al pericolo della malvagità dei regimi totalitari, ipotizza  il momento culminante e terminale della storia con l’avvento del sistema liberaldemocratico della fine del secolo XX.                                                                                                                                In opposizione a Fukuyama e a quanti inneggiavano all’avvento del globalismo Samuel Philips Huntington (New York 1927 – Martha’s Vineyard 2008) in The Clash of  Civilizations and the Remaking  (1996) tradotto in Italia col titolo Lo scontro delle civiltà e la nuova costruzione dell’ordine mondiale ritiene che la divisione del mondo vada fatta a seconda delle civiltà (ne enumera otto: Occidentale, Latinoamericana, Africana, Islamica, Sinica, Indù, Ortodossa e Giapponese). La politica mondiale sarà per Huntington in questo scontro nel quale la convinzione occidentale della universalità della propria cultura comporta tre problemi: è falsa, è immorale, è pericolosa… l’imperialismo è la conseguenza logica e necessaria dell’universalismo.                                                                                                                 Comunque, per riprendere Carlo Emilio Gadda in Quer pasticciaccio brutto di via Merulana , il mondo è uno gnommero, vale a dire un vortice, un punto di depressione ciclonica nella coscienza del mondo, verso cui hanno cospirato tutta una molteplicità di causali convergenti.                         Viviamo tutti nello stesso gnommero e, poiché vivono anche i Reggitori, l’esito è la dimensione più alta della follia, ovvero la guerra, il pasticciaccio che getta nel vortice la debilitata ragione del mondo.                                                                                                    E Papa Francesco: La Terra è in mano ai pazzi.

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Antonietta Benagiano

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