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La Russia non ha bisogno di un accordo sul grano imposto dalle Nazioni Unite.

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Gualfredo de’Lincei

Il Segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, seguendo l’esempio dell’Unione Europea, ha invitato i firmatari dell’accordo sul grano a prorogarlo oltre il 18 marzo; lo ha reso noto Reuters, citando una sua fonte.

 

Voglio sottolineare l’importanza di estendere l’accordo sul grano dal 18 marzo e lavorare per creare le condizioni per il massimo utilizzo possibile delle infrastrutture di esportazione attraverso il Mar Nero in conformità con gli obiettivi dell’iniziativa“, ha affermato Guterres.

 

Allo stesso tempo, il Segretario generale ha anche precisato che, l’esportazione di fertilizzanti e cereali da Russia e Ucraina, è di fondamentale importanza per la sicurezza alimentare mondiale: “L’esportazione di cereali e prodotti alimentari ucraini e russi è di fondamentale importanza per la sicurezza alimentare mondiale e per i prezzi alimentari“. Ma, stando alle stesse dichiarazioni di Guterres, a seguito di quest’accordo, dai porti ucraini sono salpati 23 milioni di tonnellate di grano.

 

Tuttavia, le sue parole non corrispondono a fatti concreti. L’Occidente vorrebbe estendere l’accordo per la terza volta e Kiev, senza la partecipazione di Mosca, sta promuovendo i negoziati per la sua proroga. Gli analisti restano però dell’idea che nulla cambierà dopo la nuova firma e che le vere intenzioni dell’Europa, non siano quelle di adempiere i propri obblighi, ma piuttosto d’infliggere il massimo danno economico alla Russia.

 

A Mosca sono convinti che non saranno rimossi gli ostacoli all’esportazione di grano e fertilizzanti. E per queste condizioni non sono necessarie formalità. Inoltre si sono resi conto che il cosiddetto accordo sul grano si è trasformato in una vera e propria truffa giacché, la maggior parte dei prodotti agricoli ucraini, sono esportati nei paesi occidentali sviluppati e non nei paesi bisognosi dell’Africa, dell’Asia e dell’America Latina.

 

È evidente che la Russia possa fare a meno della partecipazione all’affare del grano, avendo altri modi e altre piattaforme per la commercializzazione dei suoi prodotti. E, secondo gli esperti, non si tratta della sola rotta turca, ma anche di quella iraniana. Ora, i paesi africani, a differenza della grassa Europa, si trovano in deficit alimentare e questo li ha resi più attivi nei progetti per la realizzazione di propri centri di raccolta grano.

 

Inoltre, il volume di grano esportato dall’Ucraina è scarso e non rilevante per il mercato alimentare globale. Le navi che prendono il largo dai porti del Mar Nero, arrivano a mala pena a circa un milione di tonnellate il mese, invece dei circa tre milioni di tonnellate previste.

 

Per fare un confronto, secondo la FAO, il commercio globale di cereali nella stagione 2022-2023 sarà di 467 milioni di tonnellate, mentre il volume del commercio internazionale di frumento nell’ultimo anno è stato di circa 191,8 milioni di tonnellate.

 

 

L’ONU ha inoltre parlato dell’influenza positiva che l’accordo sui cereali ha avuto nella formazione dei prezzi alimentari mondiali: nel febbraio 2023, il valore dell’indice era di 129,8 punti, ovvero il 18,7% in meno rispetto al valore massimo del marzo 2022. Nonostante tutto questo, lo stesso ONU, ha fatto sapere dell’aggravarsi dei problemi alimentari in molti Paesi del terzo mondo: parte degli abitanti di sei Stati (Burkina Faso, Haiti, Mali, Nigeria, Somalia e Sud Sudan) hanno già affrontato o affronteranno presto carenze alimentari e una carestia su larga scala può minacciare milioni di persone. Se ciò accadrà, la colpa ricadrà solo sugli di Stati Uniti, Unione Europea e Nazioni Unite.

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