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Save the Children, la dichiarazione di fine pandemia da Covid-19 non cancella i problemi che le bambine e i bambini devono affrontare in tutto il mondo. 100 milioni di bambini in più sono stati spinti verso la povertà e 1,5 miliardi di minori ha visto interrotta la propria istruzione

 

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I governi di tutti il mondo devono dare maggiore priorità alla salute, all’istruzione e alla protezione delle bambine e dei bambini. La dichiarazione di fine pandemia da COVID-19 non cambia il fatto che, secondo le stime, 100 milioni di bambini in più sono stati spinti verso la povertà e 1,5 miliardi di minori ha visto interrotta la propria istruzione. Questo l’allarme lanciato da Save the Children, l’Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare i bambini e le bambine a rischio e garantire loro un futuro.

Zaeem Haq, direttore medico globale di Save the Children, ha dichiarato che l’annuncio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità di non considerare più il COVID-19 un’emergenza sanitaria di portata internazionale è una “pietra miliare”, ma non elimina le sfide più grandi che devono affrontare milioni di bambini in tutto il mondo.

Negli ultimi tre anni, il COVID-19 ha sconvolto la vita delle bambine e dei bambini, negando loro l’accesso all’istruzione, alla salute e alla protezione, ampliando le disuguaglianze globali e spingendo circa 100 milioni di bambini in più verso la povertà[1]. Ora, anche se il COVID-19 non è più ufficialmente considerato un’emergenza sanitaria di rilevanza internazionale, il virus non è scomparso. Molte comunità vulnerabili in tutto il mondo continuano a non essere vaccinate, aumentando così il rischio di morte e di malattie, e ogni giorno centinaia di milioni di bambini stanno ancora affrontando gli effetti della pandemia e probabilmente continueranno a farlo per i prossimi anni.

“La pandemia da COVID-19 e le conseguenti chiusure, il rallentamento dell’economia globale e l’interruzione dei servizi hanno provocato una crisi senza precedenti per le bambine e i bambini, mettendo a rischio la loro salute fisica e mentale, l’istruzione, la protezione e il benessere economico. Tutto questo, unito agli effetti dei conflitti e della crisi climatica, ha esacerbato le disuguaglianze esistenti e ha colpito più duramente i bambini più emarginati. Si stima che altri 100 milioni di bambini siano stati spinti verso la povertà e che il rischio di malnutrizione sia aumentato in tutto il mondo. Quando le scuole sono state chiuse, oltre 1,5 miliardi di bambini hanno subito un’interruzione dell’istruzione e un aumento della violenza[2]. Si stima che 10,5 milioni di bambini abbiano perso un genitore o una persona che si prendeva cura di loro a causa della COVID-19[3], e la pandemia ha generato una crisi globale della salute mentale, con l’83% dei bambini che ha riportato, come conseguenza, un aumento di sentimenti negativi[4]. Senza un’azione globale immediata, anni di progressi per i bambini saranno definitivamente cancellati, rendendo irraggiungibili gli Obiettivi di sviluppo sostenibile 2030 delle Nazioni Unite. È fondamentale che tutti i governi diano priorità e investano nella salute fisica e mentale, nella nutrizione, nel benessere, nella protezione e nell’apprendimento dei bambini e si impegnino a investire in sistemi di rilevamento precoce dei focolai e in una solida preparazione alle pandemie, a rafforzare i sistemi sanitari e a garantire l’accesso universale all’assistenza sanitaria. L’annuncio dell’OMS ci ricorda che viviamo in un mondo estremamente diseguale, che non riesce a proteggere i bambini e i loro diritti. I leader mondiali devono lavorare insieme per dare priorità e finanziare il lavoro che deve essere fatto”, ha concluso Zaeem Haq.

La risposta di Save the Children alla pandemia da Covid-19

Al culmine della pandemia, nel 2020, Save the Children ha sostenuto 11,8 milioni di bambine e bambini. In tutto il mondo, l’Organizzazione ha distribuito kit igienici per aiutare i minori e le loro famiglie a proteggersi dal COVID-19 e 1 milione di famiglie ad accedere a beni primari come acqua pulita. Il Rapporto “Protect a Generation” dell’Organizzazione ha raccolto le voci dei bambini e delle loro famiglie e ha mostrato che la pandemia ha ampliato le disuguaglianze esistenti, colpendo soprattutto le bambine e i bambini più poveri. Durante la pandemia, Save the Children ha fornito un supporto psicologico a 626mila bambini e adulti. Con la campagna “Save our Education” l’Organizzazione ha invitato i governi a mantenere vivo l’apprendimento durante le chiusure delle scuole e a garantire che ogni bambino tornasse a scuola in condizioni di sicurezza e a costruire sistemi educativi migliori per il futuro. Save the Children ha aiutato 3,5 milioni di bambini ad accedere alla formazione a distanza e ha sostenuto 54 Paesi nell’adattamento dei loro programmi scolastici al COVID-19.

[1] A due anni dall’inizio della pandemia, si stima che 100 milioni di bambini in più siano finiti in povertà – un aumento del 10% rispetto al periodo precedente alla COVID-19, secondo i dati del 2021 analizzati dall’UNICEF e da Save the Children. Questo aumento significa che nel 2021, secondo le proiezioni, 1,1 miliardi di bambini vivevano in condizioni di povertà multidimensionale, che comprende gravi privazioni in termini di istruzione, salute, alloggio, nutrizione, acqua e servizi igienici.

[2] In un sondaggio condotto nel 2020 da Save the Children su 25.000 persone in 37 Paesi, i bambini hanno riportato tassi di violenza più elevati quando le scuole sono chiuse rispetto a quando frequentano le lezioni di persona.

[3] Secondo le stime basate sui dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), fino al 1° maggio 2022 circa 10,5 milioni di bambini in tutto il mondo hanno subito la perdita dei genitori e di chi si prendeva cura di loro a causa della COVID-19.

[4] Un’indagine condotta da Save the Children nel settembre 2020 su oltre 13.000 bambini in 46 Paesi ha rilevato che l’83% dei bambini ha riferito un aumento dei sentimenti negativi a causa della pandemia. Le segnalazioni di sentimenti negativi sono state molto più elevate per la grande maggioranza dei bambini (96%) quando le scuole erano rimaste chiuse per 17-19 settimane.

 

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