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Carlo Spinelli (IdD), la prostituzione finanzia la criminalità, perché non regolarizzarla?

La proposta viene dal responsabile nazionale per la Politica Interna del movimento politico Italia dei Diritti sostenendo che la prostituzione, allo stato attuale, foraggia la criminalità organizzata finanziando ulteriori attività criminali

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Roma 12 maggio 2023: Si dice sia il mestiere più antico del mondo, di certo c’è che la prostituzione è una fonte di guadagno e quindi di sovvenzione per la criminalità organizzata che la gestisce. Molte delle nostre strade sono popolate dalle lucciole, così chiamate per la loro attività che si svolgeva nella ore notturne, ma ormai questo appellativo diventa restrittivo visto che già durante il giorno vediamo donne ( e non solo ) di ogni etnia ed età ai bordi delle strade, spesso mezze nude, in attesa di un cliente. Carlo Spinelli responsabile nazionale per la Politica Interna del movimento Italia dei Diritti intervenendo sul tema suggerisce una soluzione che, sicuramente farà parlare, ma che, secondo lo stesso, è l’unico modo per evitare che con la prostituzione si continui a foraggiare la criminalità organizzata:” Questo è un argomento che già in passato ho affrontato e a suo tempo investii del problema anche l’allora presidente della Camera dei Deputati on. Laura Boldrini che, devo dire la verità, intervenne risolvendo almeno in maniera parziale la cosa. Si trattava all’epoca di una mia denuncia relativa alla prostituzione minorile di ragazze di colore sulla via Tuscolana tra i pratoni del Vivaro e Artena; per un pò di tempo le ragazze sparirono da quel tratto di strada e fu posizionato un cartello alle due estremità della via, di divieto della prostituzione, il cartello ancora c’è ma sono tornate anche le prostitute. E’ chiaro a tutti che questo fenomeno è ormai dilagante e già dal mattino sulle nostre strade possiamo vedere donne di ogni nazionalità ed età, a volte quasi nude, attendere clienti per una prestazione sessuale, e questo si verifica soprattutto nelle strade a maggiore densità di traffico e nelle zone dove sono ubicate fabbriche e luoghi di lavoro in genere. Ora, le cose sono due – continua Spinelli – o si prendono delle iniziative atte a debellare in modo radicale la prostituzione, cosa che vedo molto difficile, o si abolisce la legge Merlin e si riaprono i luoghi pubblici dove esercitare questa professione in maniera legale e sicura. Immagino già il buon Mario Adinolfi con i capelli dritti leggendo questa seconda ipotesi, ma credo sia l’unico modo per impedire alla criminalità organizzata di finanziarsi attraverso la vendita del corpo femminile. La legge Merlin fu introdotta nel febbraio del 1958 dopo un dibattimento durato quasi 10 anni, e richiamava alcuni articoli della Costituzione Italiana a giustificare la chiusura dei casini, ma se andiamo a leggere questi articoli, a mio avviso contrastano con il provvedimento e vi spiego il perché. L’art. 32 recita che La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Ora come si tutela salute delle prostitute e di chi le frequenta? Non certo tenendole sulla strada. Infatti se questa attività venisse svolta in un ambiente controllato, la salute sia delle prostitute che dei loro clienti sarebbe sicuramente più tutelata e quindi il diritto dell’art.32 della Costituzione sarebbe rispettato. L’art. 41 c. 2 invece recita L’iniziativa economica privata e libera non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla salute, all’ambiente, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. Anche in questo caso si parla di salute ma anche di sicurezza che in questi casi viene meno perché non mancano certo gli episodi di violenza contro le prostitute, e di dignità umana anche in questo caso lesa dal fatto che la donna che si prostituisce viene esposta con le sue nudità in strada; per non parlare poi che queste signorine vengono viste anche dai bambini che percorrono queste strade e questo non è certo ne educativo ne decoroso. Ecco quindi – va avanti ancora Carlo Spinelli – che a mio avviso diventa necessario fare in modo che la prostituzione torni ad essere legale e regolamentata, che si svolga in luoghi chiusi e controllati per tutelare la salute, la dignità, e soprattutto per evitare che la criminalità organizzata guadagni soldi da investire poi in armi e droga e aumentare la possibilità a queste organizzazioni di delinquere. L’altra ipotesi sarebbe quella di intervenire quotidianamente eseguendo delle retate nelle zone dove la prostituzione è diffusa, zone conosciute da tutti, autorità ed istituzioni comprese, perché le schiave del sesso vengono messe in bellavista e non sono certo nascoste quindi tutti sanno, e ogni giorno chi di dovere, potrebbe intervenire sgomberando le strade dalle meretrici, ma questo non viene fatto, forse perché non si vuole che venga fatto. A chiusura voglio aggiungere che con la legge 1173 del 23/09/1966, l’Italia con il presidente Saragat, aderì alla convenzione di New York del 1950 per la repressione della tratta degli esseri umani e dello sfruttamento della prostituzione ed anche in questo caso – chiude Spinelli – mi sento di poter dire che allo stato attuale non si reprime ne la tratta, ne lo sfruttamento alla prostituzione”.

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