Advertisement
IL PUNTO   n. 909 del 12 maggio 2023

di MARCO ZACCHERA 


Advertisement

SOMMARIO: Due dati sull’immigrazione tanto per sbugiardare Parigi mentre riprende la corsa (?) verso il presidenzialismo, ma sarà durissima perché tante volte si è cercato in varare questa riforma e purtroppo vincono sempre i veti incrociali. Intanto, apprezzabile lo stile di Cottarelli nel dimettersi dal PD ma di lasciare conseguentemente anche il seggio al Senato, non è un Borghi qualsiasi! Auguri a Michela Murgia nonostante le sue sciocchezze antimeloniane, mentre la giustizia ha dato ragione a Salvini che denunciò lo spaccio al “Pilastro” di Bologna. 

 

IMMIGRAZIONE E DEMAGOGIA

Il signor Macron dovrebbe annotare che l’Italia (dall’inizio dell’anno all’11 maggio) ha accolto solo dal “fronte sud” 45.157 migranti ufficiali rispetto ai 12.324 dell’anno precedente,a parte gli oltre 100.000 “giacenti” nelle varie strutture italiane, quelli arrivati non censiti (una quantità, soprattutto dalla Tunisia) e quelli subito spariti. L’obiettivo europeo era di ricollocarne 6.000 al mese nei vari paesi UE, ma ad oggi in tutto il 2023 non ne è stato ricollocato praticamente nessuno. Se il governo tenta respingimenti allora diventa “cattivo, razzista e fascista”, se li lascia arrivare è “umanitario”, ma è poi è accusato da Parigi e dalla sinistra di non sapere gestire il fenomeno. Per non sbagliare la Francia “umanitaria” chiude le sue frontiere e ributta con la forza in Italia chi passa il confine. Quanta ipocrisia: questa è solo un’Europa che se ne frega del problema, punto e basta.

 

PRESIDENZIALISMO

Il governo di Giorgia Meloni fa bene a giocare ora, ad inizio legislatura,  la carta del presidenzialismo cercando di varare una riforma costituzionale che credo avrebbe l’appoggio della maggioranza degli italiani.

Sarà però difficile riuscirci perchè la sinistra ogni volta che si parla di queste cose sente fumo di totalitarismo e manganello, lo boicotta  e quindi tutto resta com’è.

Conte sostiene che il presidenzialismo non passerà mai, mentre è inquietante sentire la signorina Schlein afferma che le riforme “Non sono una priorità”.

Da sempre sostengo che l’elezione diretta del Capo dello Stato sarebbe un grande segno di democrazia e di responsabilità dell’eletto/a verso tutti i cittadini, anche perché avremmo grande bisogno di un “sindaco d’Italia” (copyright di Matteo Renzi) per cercare di ridurre lo squalificato ruolo dei partiti, usi ai soliti ricatti e veti incrociati. D’altronde proprio l’elezione diretta del sindaco è stata l’unica riforma elettorale che si sia dimostrata convincente per tutti e non ha senso continuare ad eleggere un Presidente solo da una ridotta platea di parlamentari eletti per cooptazione e posti blindati dalle segreterie di partito. Questione di democrazia.

 

W LA COERENZA (COTTARELLI: LEZIONE DI STILE)

Anche Carlo Cottarelli, eletto senatore per il PD, ha deciso di lasciare l’incarico non condividendo la linea della Schlein. Dopo l’abbandono di Fioroni, Marcucci, della Chinnici e del sen. Enrico Borghi un’altra defezione per la neo-segretaria.

In questo caso, però, c’è stata una ben diversa lezione di stile. Mentre Borghi, per esempio, si è trasferito armi e bagagli in Italia Viva facendo fessi gli elettori e nonostante fosse stato “nominato” senatore grazie al capolistato blindato del PD in Piemonte, Cottarelli – dimostrando di essere una persona corretta, di ben altro spessore ed altra pasta rispetto a Borghi – ha annunciato infatti di DIMETTERSI dal Senato affinchè altri potessero subentrargli, non considerando corretto continuare ad occupare il seggio visto che non condivide più le scelte del PD.

Un esempio unico di serietà e coerenza a dimostrare che quando si è seri nella vita lo si continua ad essere anche se eletti e che dovrebbe suggerire una consuetudine: se ti eleggono e poi cambi idea non ti vendi a qualcun altro, ma ti dimetti.

Una scelta che purtroppo non si fa quasi mai, visto che nella scorsa legislatura oltre un terzo dei parlamentari aveva cambiato casacca senza minimamente tener conto del voto “politico” degli elettori. Per non parlare – tornando al caso Borghi – che non solo l’esimio senatore non si è dimesso dal Senato, ma ha addirittura mantenuto anche il suo incarico nel Copasir (servizi segreti) in “quota PD” pur essendo uscito dal partito. Doppia incoerenza, ma è l’Italia dei furbetti. Per questo, un doveroso e sincero apprezzamento per la coerenza di Carlo Cottarelli.

 

MICHELA VS. GIORGIA

Massima comprensione umana per Michela Murgia, scrittrice queer (ovvero di sesso “diagonale”) di estrema sinistra che annuncia ai media di avere un tumore avanzato augurandosi di morire “Quando Giorgia Meloni non sarà più presidente del Consiglio perché il suo è un governo fascista”. Seguono nelle sue varie interviste un bel po’ di frasi per me decisamente farneticanti che leggo più come una sua disperata volontà di farsi notare che opinioni di senso compiuto. Mi lasciano sbigottite le idee della Murgia, soprattutto che una persona al dichiarato avvicinarsi alla morte provi questo odio verso il prossimo ed abbia come pensiero predominante il presunto governo “fascista”. Bene le ha risposto Meloni sui social con frasi di comprensione, ma anche con ironia: “Le auguro lunga vita, perché io ho intenzione di restare premier a lungo”. Vedremo chi vincerà, ma sarebbe neglio vincessero entrambe

 

SPACCIO

Vi ricordate le ultime lezioni regionali in Emilia, quando Bonaccini vinse per un soffio? Un successo del PD grazie alle Sardine (poi sparite nel mare del nulla, salvo il seggio assicurato dal PD al loro leader) caratterizzate dalla forsennata campagna contro Salvini che citofonò a una famiglia del quartiere Pilastro a Bologna davanti alle telecamere “Ci hanno segnalato una cosa sgradevole e volevo che lei la smentisse. Ci hanno detto che da lei parte una parte dello spaccio della droga qua in quartiere“, disse testualmente il leader della Lega che finì nel tritacarne mediatico con l’accusa di aver violato la privacy di quella onorata famiglia. Personalmente avrei comunque evitato il gesto provocatorio, ma certamente Salvini toccò un nervo scoperto, ovvero lo “spaccio libero” e tollerato dalla amministrazione di sinistra in quella zona della città. Sono passati tre anni e adesso (non certo per colpa di Salvini) tutti componenti di quella famiglia sono stati effettivamente condannati per spaccio di stupefacenti e reati collegati: tutti, ovvero genitori e figli, per un totale di 14 anni di reclusione (che purtroppo probabilmente non sconteranno mai). Valeva più la forma o la sostanza? Forse più di tutto l’amara realtà: lo spaccio al Pilastro intanto continua indisturbato.

 

BUONA SETTIMANA A TUTTI                                         MARCO ZACCHERA

Informazione equidistante ed imparziale, che offre voce a tutte le fonti di informazione

Advertisement
Articolo precedenteDal 12 maggio 2023 è disponibile in rotazione radiofonica e su tutte le piattaforme di streaming digitale “Welcome to Babylon” (LaPOP), il nuovo singolo degli Animarea.
Articolo successivoSpeedgöat, guarda il video del singolo di debutto “Kerosene”

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui