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Terremoto Turchia Siria: l’arresto della crescita delle bambine e dei bambini in Siria potrebbe raggiungere livelli mai visti prima, più di 665mila persone sono a rischio malnutrizione. In Turchia aumentano gli episodi di bullismo e di autolesionismo nei minori

L’Organizzazione chiede il libero accesso a tutte le aree colpite dal terremoto e un sostegno a lungo termine alle agenzie umanitarie per arrestare la grave situazione alimentare e dare alle famiglie la sicurezza di cui hanno bisogno per ricostruire la loro capacità di recupero.

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A cento giorni dai devastanti terremoti che hanno colpito la Turchia meridionale e la Siria settentrionale, l’impatto economico rischia di spingere altri 665mila siriani alla fame mentre, secondo dottori e agenzie umanitarie, l’arresto della crescita dei bambini e la malnutrizione delle donne stanno raggiungendo livelli mai visti prima[1]. Questo l’allarme lanciato da Save the Children, l’Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare i bambini e le bambine a rischio e garantire loro un futuro.

Il numero di siriani in condizione di grave insicurezza alimentare aveva già raggiunto i 12,1 milioni di persone – più della metà della popolazione – prima che il 6 febbraio il primo devastante terremoto colpisse il Paese. In Siria, circa un bambino su quattro di età inferiore ai cinque anni – ovvero più di 600mila minori – era già affetto da arresto della crescita, mentre nella sola Siria nord-occidentale, da giugno a dicembre 2022, i tassi di arresto della crescita dei bambini erano aumentati di mese in mese.  Una donna incinta su otto era gravemente malnutrita[2], con  il conseguente pericolo di aborti spontanei, di anemia e persino di morte durante il parto, mentre i loro figli possono nascere prematuri e, se sopravvivono, soffrire di ritardi nello sviluppo. I bambini malnutriti corrono anche un rischio maggiore di ammalarsi gravemente o persino di morire se contraggono il colera, che si sta sempre più diffondendo nel Paese dall’inizio dell’epidemia, a settembre 2022.

I terremoti hanno poi esacerbato le condizioni delle famiglie siriane alle prese con l’aumento del costo della vita, la perdita di reddito e il sistema sanitario ridotto al limite, esponendo alla malnutrizione un numero ancora maggiore di bambine e bambini. Secondo una previsione della Banca Mondiale, l’economia siriana dovrebbe subire una contrazione di almeno il 5,5% nel 2023 a seguito del terremoto[3], che ha causato anche un’impennata del costo dei generi alimentari di base come il pane, che in alcune aree è aumentato del 20%, e le cipolle, che sono diventate così costose da essere considerate un bene di lusso. Il salario mensile medio in Siria copre oggi solo un quarto del fabbisogno alimentare di una famiglia.

“La nostra situazione era buona. Lavoravo come operaio. Dopo il terremoto, sono rimasto fermo e mio figlio ora soffre di malnutrizione grave”, racconta Yanal*, 44 anni.

I terremoti hanno provocato la morte di circa 6mila persone e ne hanno ferite altre 12mila in tutta la Siria. Degli 8,8 milioni di siriani colpiti dal terremoto, 3,7 milioni erano bambini e donne incinte.

Prima del terremoto, l’economia siriana era stata decimata da 12 anni di conflitto e dalla recessione economica globale provocata dalla pandemia di COVID-19. “Molte delle cliniche sanitarie rimaste in piedi dopo 12 anni di conflitto sono state distrutte dal sisma”, ha dichiarato Antenanie Enyew, consulente regionale di Save the Children per la nutrizione.

Save the Children sottolinea che degli 80mila medici che vivevano in Siria prima dell’inizio della guerra, ne sono rimasti appena 20mila; in alcune aree del Paese, comprese quelle colpite dal terremoto, c’è appena un medico ogni 10mila persone[4].

“Come già accaduto dopo la pandemia di COVID-19, il peggioramento della situazione economica in seguito ai terremoti potrebbe far nuovamente aumentare i livelli già alti di lavoro minorile e di matrimoni precoci ed esporre i bambini a maggior rischio di sfruttamento sessuale, traffico e reclutamento nei gruppi armati”, racconta Tareq*, 28 anni, medico presso una clinica mobile di Save the Children in Siria.

“L’arresto della crescita dei bambini ha già raggiunto livelli senza precedenti, il che significa che lo sviluppo fisico e cognitivo di milioni di minori sarà per sempre influenzato dalla mancanza di cibo nutriente”, ha dichiarato Rasha Muhrez, Direttore della risposta umanitaria di Save the Children in Siria. “È scioccante che questa situazione sia ormai irreversibile nella vita di milioni di bambini. L’impatto economico del terremoto rischia di spingere un numero ancora maggiore di bambini verso allarmanti livelli di fame. La risposta della comunità internazionale alla crisi siriana negli ultimi 12 anni è rimasta bloccata, senza alcuna capacità di sostenere le famiglie a ricostruire i propri mezzi di sussistenza e a proteggersi da future crisi. Il terremoto ha messo a nudo questa situazione, ma ha anche aumentato l’attenzione e la capacità di accesso ad alcune parti del Paese, inoltre ha anche offerto alla comunità internazionale l’opportunità di iniziare a sostenere a lungo termine i bambini siriani. Così questi bambini potranno ricostruire la propria resilienza e compensare i danni che, finora, hanno dominato le loro brevi vite”.

In Turchia, a cento giorni dal terremoto, il Paese si trova alle prese con l’aumento di episodi di bullismo e autolesionismo tra i minori.

“I bambini dimostrano una maggiore aggressività. Gli assistenti e il personale scolastico ci hanno riferito che il bullismo emotivo e fisico tra i gruppi di amici è aumentato e, in alcuni casi, i ragazzi non si scagliano contro gli altri, ma colpiscono se stessi” racconta Osman Yıldız, Responsabile salute mentale e supporto psicosociale di Save the Children ad Hatay.

I team di Save the Children che si occupano di salute mentale e di supporto psicosociale stanno fornendo un primo soccorso alle famiglie. “I genitori stanno cercando di adattarsi alla loro nuova realtà, ma le sfide che devono affrontare sono molte. Fino a 20 persone vivono in una sola tenda, in condizioni sono anguste. Avere così poco spazio espone soprattutto le bambine ad abusi fisici, mentali ed emotivi. E il sovraffollamento rappresenta anche un rischio per la coesione sociale e comunitaria”, spiega Yıldız.

“A distanza di 100 giorni, vedo quelle espressioni vuote gradualmente mutare in qualcosa di diverso, anche se dobbiamo ricordare che il recupero e la guarigione sono processi che richiedono mesi, se non anni. Viste le dimensioni del disastro e gli ingenti danni alle infrastrutture e alle abitazioni, molti bambini e le loro famiglie saranno probabilmente esposti a lungo a stress e dolore nel tentativo di rimettere insieme le proprie vite. Garantire che i bambini possano sentirsi di nuovo al sicuro e tornare a un senso di normalità il prima possibile è fondamentale per evitare ripercussioni a lungo termine sulla loro salute, sul loro benessere e sul loro sviluppo per gli anni a venire”, conclude Yıldız.

Save the Children chiede il libero accesso a tutte le aree colpite dal terremoto e ai donatori di garantire finanziamenti a lungo termine in modo che le agenzie umanitarie possano passare dal trattamento alla prevenzione, che non solo sarà fondamentale per combattere l’aumento della malnutrizione, ma darà alle famiglie la sicurezza a lungo termine di cui hanno bisogno per ricostruire la loro capacità di recupero.

Save the Children fornisce assistenza alle bambine e ai bambini in Siria dal 2012. La programmazione dell’Organizzazione combina interventi di emergenza e salvavita con attività di ripresa rapida che supportano il ripristino dei servizi di base, con l’obiettivo di raggiungere fino all’ultimo minore in difficoltà. Nell’ambito della risposta al terremoto, Save the Children sta distribuendo aiuti attraverso i partner, intervenendo nei governatorati di Idlib e Aleppo, fornendo razioni alimentari di emergenza, coperte, tende e indumenti caldi. Save the Children si sta anche assicurando che i bambini e le loro famiglie possano mantenersi sani e protetti da malattie e disturbi, oltre a fornire servizi di protezione, compreso il supporto psicosociale.

In Turchia, l’Organizzazione sta lavorando con partner locali e in stretto coordinamento con il governo per sostenere la risposta all’emergenza nazionale.

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