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I troppi sì che rendono fragili i territori

 

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Si apprende con sorpresa che alcuni politici imputano ai “troppi No degli ambientalisti” il disastro dell’alluvione in Romagna. Semmai, sono i troppi sì delle amministrazioni alle speculazioni fondiarie e l’incapacità di spendere i fondi europei in modo adeguato, cioè senza produrre danni significativi all’ambiente, come ormai richiesto in ogni piano di investimenti della Commissione Europea, che producono i disastri attuali. Non mancano neanche coloro che imputano al mancato abbattimento di qualche albero o alle tane degli istrici le cause dei lutti provocati dal maltempo. Fuor di polemica, Italia Nostra propone delle soluzioni, già tante volte suggerite e rimaste inascoltate, per superare le costanti emergenze.

 

Corretta analisi delle criticità. Per conformazione geografica, la penisola italiana, circondata com’è dal Mar Mediterraneo, è particolarmente esposta ai mutamenti climatici e del ciclo dell’acqua, con prolungati periodi di siccità e violenti temporali causati dall’aumento del vapore in atmosfera. La Pianura Padana è un hotspot, con incrementi della temperatura maggiori di altre parti del continente europeo. I versanti appenninici, scoscesi, con fiumi brevi e a prevalente andamento torrentizio, producono letali ondate di piena alle foci, come evidente nelle Marche e in Liguria. Le coste hanno subìto e subiranno fenomeni di erosione significativa con impatti anche sulle città costiere, in primis Venezia e la sua laguna.

 

Clima. Italia Nostra si augura che si proceda ad una approfondita discussione in Parlamento del Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici – (PNACC), un’occasione per valutare le possibilità, sperando che gli interventi realmente utili non finiscano immolati agli interessi delle lobby “sviluppiste”.

 

Dissesto idrogeologico. Purtroppo, è uso e abitudine comune infischiarsene dei vincoli idrogeologici. Sarebbe vietato tombare i fiumi e i torrenti ma le amministrazioni continuano a non rispettare questa elementare norma di sicurezza, vedi il caso del Crescent a Salerno con la tombatura del Torrente Fusandola. L’ABC delle norme prevede di: non creare mai strozzature e restringimenti delle golene dei fiumi, soprattutto in coincidenza delle foci; fermare la cementificazione degli alvei dei fiumi e delle coste; migliorare lo stato ecologico dei corsi d’acqua, difendendo il deflusso minimo vitale, i boschi ripariali e le zone umide perifluviali; contrastare l’impermeabilizzazione dei suoli e mitigare le pratiche agricole che favoriscono fenomeni erosivi.

 

Governo del territorio. Ridare valore agli strumenti di pianificazione urbanistica e paesaggistica improntandoli a criteri di tutela, equilibrio, sostenibilità ambientale. Delocalizzare gli edifici e le infrastrutture dalle aree più vulnerabili. Continuare a sostenere la riqualificazione del patrimonio edilizio privato, anche se con defiscalizzazioni più sostenibili per le finanze dello Stato. Portare a termine in tempi brevi la messa in sicurezza e riqualificazione del patrimonio edilizio pubblico.

 

Rinaturazione ambientale e rimboschimento. Non solo risponde alla necessità di assorbire l’anidride carbonica e così aiuta a mitigare i cambiamenti climatici ma contribuisce in maniera significativa alla messa in sicurezza del territorio dalle frane, consolidando i versanti delle montagne e delle colline. Purtroppo, numerosi sono in casi di Greenwashing, con false o ridicole “compensazioni”.

 

Antonella Caroli

ITALIA NOSTRA

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