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SIGNOR CLOCHARD E LA MISERIA DISUMANA

Per l’ennesima volta il più debole è stato preso di mira, spintonato e cancellato. Un uomo che non faceva male a nessuno, che tutti i vicini descrivono come una persona gentile, educata, buona, l’esatto opposto e contrario di quanti lo hanno annientato con un pestaggio privo di un perché. Quando accadono fatti brutali come questi uno pensa che gli autori siano disadattati con anni di asocialità alle spalle, con i capelli grigi dagli anni che passano storti,  invece ancor più devastante la scoperta che si tratta di giovanissimi in preda a veri e propri disturbi della personalità, abusati dalla noia e dall’ozio, inorgogliti dal bicipite ben esposto. Il razzismo, la supremazia più ebete, il delirio di onnipotenza del bullo o dei bulli non ci azzeccano proprio niente, la realtà sta più semplicemente nel mezzo, nella dimensione di vuoto che sta appiccicata addosso ai ragazzotti che non sanno come impiegare il tempo, perché del tempo non sanno neppure che dimora abbia, in quale residenza alberghi l’importanza degli anni che passano. Si invoca il lutto cittadino, l’inasprimento delle pene, il carcere duro, mentre del problema di una generazione relegata in spazi dove tutto può essere condiviso, quindi anche la sopraffazione e la degenerazione più inumana, se ne parlerà più avanti, quando altri fatti eclatanti interverranno per rinvigorire la più  malcelata stupefazione per tanto disagio espresso da minori in libera uscita. Non serve a nulla sparare nel mucchio, oppure autoassolversi, ciò che deve far riflettere è la mancanza di senso morale, i deliri di giustificazione che gli adolescenti mettono in atto per  nascondersi da se stessi e dagli altri, soprattutto dagli innocenti calpestati e immediatamente posizionati come detriti alle proprie  spalle. La società, noi, ne discutiamo ogni volta con il senno del poi, disattenti ai segnali e alle indicazioni di pericolo che ci hanno attraversato la strada, che forse potevano spingere verso una prevenzione preziosa, quella del fare e non del blaterare a sangue sparso intorno. Saggi, specialisti, esperti, tracciano il percorso di una deriva educativa senza precedenti,  a scuola si accoltella la docente, in classe si spara, per strada si demolisce la vita di uno sconosciuto, così tanto per rendere la vita meno simile a una linea mediana. Mai una volta che la domanda si metta di traverso per scandagliare le coscienze, quelle che reputano affascinanti comportamenti tanto indifendibili portati in scena con una cattiveria e rabbia inusitate. E’ davvero un problema di violenza che sta diventando per i più giovani un vestito nuovo per tutte le stagioni.  Ma in questa guerra di veterani di nessuno, gli adulti che ruolo si sono ricuciti addosso, come è possibile non accorgersi di avere in casa un ragazzo che nello strumento della violenza consegna tutta la propria incapacità a fare i conti con i problemi, le possibili alternative, la responsabilità delle scelte, per cui la libertà diventa una prostituta da inseguire e aggredire.

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