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SERVILISMI GUERRE E ATTRATTORI GLOBALI

Siamo, più che nella possibilità di porre in atto scelte autonome, presi da servilismo mentale, sotto ogni aspetto e senza consapevolezza (oppure compare e la si mette per opportunismo a tacere), prevalgono pertanto le idee striscianti, fanno tra loro alleanze e la funzionalità non è relativa solo al capitalismo, se ne avvale anche la politica. Così nessuno è legittimato a mettere in discussione il pensiero unico (accade ovunque e se ne ha esperienza anche in Italia, ultimamente con il battere la grancassa sul libro del generale Roberto Vannacci, di recente edizione) la cui forza maggiore sta nel propugnare una concezione esclusiva e unilaterale dell’uomo e della realtà che in maniera totalitaria viene imposta alla pluralità degli individui per servire gli interessi della società divenuta dominante, talora anche attraverso roboanti annunci fintamente altruistici celanti l’opportunismo dilagante. L’umanità si è lasciata avviluppare in una ideologia incapace di soddisfare i bisogni spirituali e più profondi dell’essere umano, di inculcare sentimenti che lo distanzino dalla violenza sull’altro, di qualsivoglia genere e tendenza esso sia. In questo avviluppo sembrano essere tutti gli Stati, sia autoritari sia di democrazia apparente. Prevalgono, purtroppo, dall’una parte e dall’altra, anche situazioni belliche, scatenate al di là di quanto il pensiero unico dà a motivazione, e la possibilità di cessazione delle ostilità cadono nelle ambiguità solite.                                                 L’imprenditore Prigozhin, politico anche e comandante mercenario russo (di cui si vanno scoprendo parecchi ‘altarini’, non sappiamo fino a che punto veri) se n’è andato nel ‘mondo dei più’, ed incerto è se per caso o per decisione di chi non permette divergenze di pensiero, ancor più nelle azioni. Il postino suona sempre due volte è metafora del ‘prima o poi si paga, non si scampa’, e lo Chef non è scampato.                                             Intanto la guerra si sta facendo più dura per la Russia, nonostante Zelensky abbia, proprio alcuni giorni fa, dichiarato che l’Ucraina non si sarebbe nelle ostilità spinta in territorio russo per evitare di essere abbandonata da parte degli alleati. Cos’è, invece, accaduto? A ripetizione droni ucraini su Mosca (ne è stata data conferma anche da fonti americane) e droni anche da parte di alleati di Zelensky: in guerra, e non solo, mai fidarsi delle dichiarazioni, non possono considerarsi neppure flop dato che non valgono proprio nulla. Ma la guerra in casa non è per la Russia iniziata ora, si è semmai intensificata, dato che l’avvio risale allo scorso maggio 2023 con quei droni sul Cremlino. Certo è, però, che l’intensificarsi fa sorgere dubbi sulle capacità dello Zar, mentre da parte degli ucraini sarebbero, per taluni, su Zelensky lievitati i consensi. E c’è chi ha, in maniera a nostro avviso impropria, ricordato i bombardamenti di Hitler su Londra con relativa crescita di consensi su Churchill. Altra cosa.  Intanto la guerra russo-ucraina, sebbene rimbalzino di tanto in tanto annunci di trattative, non sembra essere sulla via della risoluzione: dietro ci sono Usa e Cina. Positivo resta il fatto che entrambi gli Stati leader (almeno a quel che gli stessi dicono) pensino che ridurre gli attriti, promuovere la ripresa economica sia la scelta giusta per il bene dell’intero pianeta. A Beijing il Premier Li Qiang ha porto la mano al Segretario del Commercio Usa Gina Raimondo, facendo inoltre rilevare che, essendo la Cina il più grande Paese in via di sviluppo e gli Usa il più grande Paese sviluppato, tocca proprio a loro due ridurre gli attriti e fare del commercio la molla del benessere. E il commercio bilaterale tra Cina e Usa ha nel 2022 toccato i 690,8 miliardi di dollari, con al primo posto gli Usa per quanto riguarda la esportazione dei servizi digitali.                                                                                                                             Intanto i Leader dell’Oriente provvedono alla crescita dei -diciamo- sodali. Dal 22 al 24 agosto si è tenuto presso il Sandton Convention Centre di Johannesburg il XV Vertice Brics, (Brasile Russia India Cina Sudafrica) presieduto dal sudafricano Cyril Ramaphosa. Invitati 69 Paesi, tra cui tutti quelli dell’Africa, dei quali 40 manifestano l’intenzione di aderire, mentre 23 sono gli effettivi aderenti, tra cui Egitto, Etiopia Algeria, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Iran, Venezuela, Bielorussia, Argentina e Bangladesh.             Xi, dopo aver posto l’accento su scopi e principi della Carta delle Nazioni Unite, precisa che i Paesi Brics dovrebbero scegliere in modo indipendente il percorso di sviluppo… opporsi alla coercizione economica, cercando anche di rafforzare la cooperazione sull’intelligenza artificiale”.         Putin, invece, sottolinea ancora una volta che l’invasione in Ucraina è stata una risposta forzata alle azioni di Kiev e della Nato, che quindi solo il desiderio di alcuni paesi di mantenere la propria egemonia nel mondo ha portato alla grave crisi in Ucraina. Si dice d’accordo sull’allargamento del Gruppo Brics, il che ovviamente significa maggiore possibilità di contrastare la Nato. D’accordo anche Xi interessato a vendere il surplus produttivo. Non paiono, invece, propensi Brasile, India e Sudafrica. Linea quindi non concorde, con problemi di accordo anche tra Etiopia ed Egitto a causa delle risorse idriche, tra Iran e Arabia Saudita per una tregua ancora non forte, e si discute inoltre del peso da dare da parte del Gruppo Brics agli Emirati Arabi, di come risolvere i problemi dell’Argentina e degli altri Paesi in difficoltà.                                                                                                                    E l’allargamento non può garbare all’Occidente, dato che la Cina potrebbe sfruttare gli inserimenti per le sue strategie di forniture energetiche, inoltre la Russia vedrebbe bene l’accerchiamento del blocco Nato da Sud.                                                                                        Non stupiamoci: si pensa agli altri in funzione di ciò che si vuole realizzare.

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Antonietta Benagiano

 

 

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