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Napoli: subito provvedimenti per fermare la criminalità minorile

Una situazione datata che è stata per troppo tempo tollerata

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L’ultimo grave episodio, almeno al momento, che ha insanguinato le strade del capoluogo partenopeo, dove un ragazzo di 17 anni, peraltro con precedenti, ha estratto una pistola sparando tre colpi e uccidendo un giovane musicista nel corso di una banale lite, sorta per futili motivi, ripropone un tema molto scottante ma anche molto sentito, come ha dimostrato la partecipazione di centinaia di persone al corteo per ricordare il giovane ammazzato nonché l’indignazione manifestata sulle pagine social “. A intervenire è Gennaro Capodanno, presidente del Comitato Valori collinari, già presidente della Circoscrizione Vomero, da sempre in prima linea per combattere la violenza e la criminalità minorile.

 

            ”  In verità – afferma Capodanno – hanno ragione quanti ritengono che, anche sotto questo aspetto, l’Italia sia fuori dall’Europa. È assurdo che un ragazzo che commette un reato, solo perché ha meno di 16 anni, non possa essere punito con il carcere e possa liberamente continuare a delinquere. I gravi episodi, riportati sovente dalle cronache giornalistiche, rappresentano l’ennesima testimonianza che alcune zone di Napoli, in particolare, vengono sovente scelte dai giovinastri, sia della periferia che del centro cittadino, armati di coltelli e pure talvolta di pistole, come terreno di scontro per una sorta di regolamento di conti, oltre che per rapine e scippi o per il danneggiamento della cosa pubblica “.

 

            ” Né più né meno di come accadeva nell’antico Far West – sottolinea Capodanno -, solo che, in quel caso, si trattava di gangster, in età matura, e non di ragazzini ancora in odore di latte materno. Per sconfiggere questo fenomeno che, pure in alcuni quartieri, cosiddetti bene, come il Vomero e Chiaia, ha subito un’impennata preoccupante, con la presenza sempre più costante e invasiva delle cosiddette baby gang, costituite da ragazzi di età variabile, perlopiù dai 12 ai 16 anni, che aggrediscono e malmenano i loro coetanei, producendo anche, in alcuni casi, danni fisici che richiedono l’intervento dei sanitari, bisogna agire a monte, attraverso idonei provvedimenti legislativi “.

 

            ” Sicuramente – puntualizza Capodanno -, a questo punto, faranno sentire la loro voce i soliti buonisti, che troveranno tutte le attenuati plausibili per giustificare le azioni delinquenziali di questi branchi di minorenni, riversando le colpe sulla famiglia, sulla scuola, sulla chiesa, sulla società e chi più ne ha più ne metta. Vediamo invece cosa accade in altri paesi europei. Segnatamente in Francia, dove, dopo il varo della legge n. 2002-1138, del 9 settembre 2002, d’orientamento e di programmazione della giustizia, che ha modificato il codice penale, il numero di reati che coinvolgono minorenni si è ridotto notevolmente. La stretta repressiva ha fatto sentire i suoi effetti, abbassando la punibilità penale dei ragazzi sotto i 14 anni, vietando party e rave illegali, aumentando le pene per i reati legati alla microcriminalità. Nella legge francese non solo è previsto il carcere preventivo a partire dai tredici anni ma vi è pure la possibilità di comminare sanzioni anche ai bambini di 10 anni, con l’istituzione dei centri educativi chiusi, con l’incremento dei posti previsti nelle prigioni per i minorenni e con la previsione di costruire apposite case di pena destinate esclusivamente a questi ultimi. Istituita anche la figura del “giudice di prossimità”, magistrati, non di carriera, che si occupano dei reati commessi dai minorenni “.

 

            ” A Napoli, invece ma il discorso si può estendere tranquillamente all’intero Paese – aggiunge Capodanno – accade sovente che le forze dell’ordine, una volta accertata la minore età dei ragazzi coinvolti in episodi delinquenziali, non possano fare altro che affidarli ai genitori, con il consueto rituale della segnalazione al Tribunale dei minori. Insomma la classica bolla di sapone “.

 

            ” A questo punto – conclude Capodanno -, è facile immaginare che gli episodi di delinquenza minorile, in mancanza di provvedimenti incisivi e decisamente risolutivi, potrebbero purtroppo essere destinati a continuare a riempire le pagine della cronaca nera. Con il risultato di mantenere costantemente l’argomento alla ribalta dei mass media anche internazionali, propalando, tra l’altro, un’immagine negativa e violenta di Napoli, col rischio di allontanare i turisti che negli ultimi tempi sono ritornati a visitare e a soggiornare, in gran numero, nel capoluogo partenopeo, dopo che l’immagine della Città era stata fortemente lesa da un articolo, pubblicato su un noto settimanale, nel settembre del 2005, dal titolo: “C’era una volta Napoli”, dove si descrivevano le azioni delinquenziali di bande di ragazzini, con meno di 14 anni, che calavano dalle periferie, pieni di odio e rancore. Dopo 18 anni è evidente che nulla sia cambiato e quell’articolo ritorna purtroppo di estrema attualità “.

 

 

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