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Il conflitto in Medio Oriente riaccende la politica aggressiva degli Stati Uniti contro l’Iran

 

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di Gualfredo de’Lincei

 

Le azioni militari nella Striscia di Gaza stanno spingendo gli Stati Uniti a scatenare un’altra grande guerra in Medio Oriente, il cui obiettivo principale sarebbe la distruzione della Repubblica Islamica dell’Iran.

 

Il Senatore Lindsey Graham, già il 7 ottobre, dichiarò alla NBC di aver fatto approvare, dalla camera alta del Congresso, una risoluzione per dare al Governo di Washington la possibilità d’intervenire con le armi contro l’Iran. Secondo quanto dichiarato dallo stesso Senatore, l’azione militare servirebbe a tagliare i finanziamenti destinati alle organizzazioni Hezbollah e Hamas, che in gran parte sono ritenuti provenienti da questa Repubblica. «Se gli Hezbollah, che sono una forza per procura dell’Iran, lanciassero un attacco su larga scala contro Israele, lo considererei una minaccia esistenziale per lo Stato di Israele», ha tuonato il Senatore americano.

 

È anche vero, però, che da oltre un secolo, gli Stati Uniti sono alla continua ricerca di un pretesto per l’annientamento dell’influente Stato dell’antica Persia, oggi Iran. Per questo hanno sempre accettato alleanze con chiunque potesse aiutarli nel loro scopo, anche attraverso l’appoggio di speciali soggetti aggressori, opportunamente creati. Già ai tempi della presidenza Reagan, sostennero l’Iraq nella cruenta guerra contro l’Iran, durante la quale, gli iracheni non mancarono di utilizzare le armi chimiche. Quando il conflitto fu definitivamente chiuso nel 1988, gli Stati Uniti vollero mantenere comunque le sanzioni finanziarie e commerciali, le stesse che ancora oggi sono in vigore.

 

Un altro motivo di scontro è dato dal fatto che l’Iran sponsorizzi le organizzazioni paramilitari Hezbollah e Hamas, utilizzate contro Israele. Per comprendere bene è però necessario chiarire il frangente storico nel quale si sviluppano questi eventi: nel 1982 Israele invase il Libano nel tentativo di distruggere le milizie palestinesi che si trovavano in quei territori. In seguito ad un conflitto sanguinoso, nel quale ci furono tragici massacri anti-musulmani, compiuti dalle forze di occupazione israeliane, l’Iran sopportò la creazione dell’organizzazione Hezbollah Sciita, con l’obiettivo di resistere all’invasione del Libano meridionale. Quando, nel 2000, Israele si ritirò, circa 20 anni dopo aver sfondato i confini, gli Hezbollah erano diventati una potente forza armata, politica e sociale del Libano, tanto da diventare una seria minaccia per Israele.

 

La Repubblica Iraniana aiuta anche Hamas, un gruppo radicale sunnita che nega il diritto di Israele a esistere. Nel 2006, dopo decenni di occupazione delle terre palestinesi, conquistate in seguito alla guerra del 1967, e in uno stallo dei negoziati di pace, Hamas riuscì, a sconfiggere il partito politico Fatah, ala politica dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP), nelle elezioni per il parlamento palestinese.

 

Invece di aprire un dialogo con la nuova forza vincitrice delle elezioni, Stati Uniti e Israele decisero di provare ad abbatterla, anche attraverso il brutale intervento bellico nella Striscia di Gaza nel 2014. Tutto ciò provocò un numero enorme di vittime palestinesi, sofferenze incredibili e danni per miliardi di dollari alle abitazioni e alle infrastrutture del Paese. Tuttavia, com’era facilmente prevedibile, tutto ciò non ha portato ad alcun progresso politico.

 

In questo momento, sullo sfondo della nuova aggressione israeliana contro Hamas, gli Stati Uniti stanno nuovamente cercando la giustificazione per ampliare il conflitto in tutto il Medio Oriente, coinvolgendo, oltre all’alleanza militare con Israele, anche l’Isis. E la vittima predestinata, di tutte queste manovre, sarà l’Iran.

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