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Una considerazione

di Francesco S. Amoroso

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L’emergenza migranti è uno dei tanti temi nell’agenda del governo.

Problema antico e di non facile soluzione, e questo va evidenziato.

Siamo infatti primi in Europa per numero di sbarchi, e l’Italia, tra i Paesi europei, è al nono posto per numero di immigrati rispetto alla popolazione nazionale.

Un problema epocale.

Anche gli italiani sono stati emigranti, è doveroso ricordarlo.

Tra la Grande migrazione (1861 – 1920) e la migrazione europea del dopoguerra (1945 – 1975) sono partiti 29 milioni di italiani.

Sabato 23 settembre 2023 i principali quotidiani hanno dato la notizia della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale di una norma sul tema.

Questa norma, inserita nei decreti attuativi al decreto legge Cutro, prevede una garanzia finanziaria di circa 5.000 euro a carico del richiedente asilo, proveniente da un Paese sicuro, da versare per evitare di finire in un Centro per il rimpatrio, fino a che la sua pratica non venga esaminata.

Il tema va affrontato senza strumentalizzazioni politiche, detto questo alcune considerazioni in merito sono doverose.

Chi lascia il proprio Paese, e questo è un dato incontrovertibile, se si analizza il fenomeno delle migrazioni con onestà intellettuale, assume questa decisione indubitabilmente per trovare condizioni di vita migliori, che non sussistono nel proprio luogo di nascita.

Le cause dell’emigrazione sono diverse: guerre, regimi dittatoriali, calamità naturali, motivazioni economiche.

Per abbandonare il proprio Paese di origine e affrontare un viaggio verso quello di approdo, imbarcandosi spesso su mezzi di trasporto che definire “precari” è un eufemismo, e pagando un corrispettivo, sovente ragguardevole, a chi specula sul malessere esistenziale altrui, condotta quest’ultima evidentemente da sanzionare, il malessere deve essere proprio profondo.

Ora si chiede al migrante una somma supplementare, oltre quella pagata per il “viaggio”, che data l’entità metterebbe in difficoltà anche molti italiani: 5.000 euro.

La garanzia finanziaria dovrebbe assicurare, nelle intenzioni dell’autore di questa norma, al richiedente asilo la disponibilità per il periodo massimo di trattenimento (4 settimane) di un alloggio adeguato, della somma occorrente al rimpatrio (ironia della sorte), di mezzi di sussistenza minimi.

Un salasso economico.

Non è buonismo, è onestà intellettuale.

La norma ha legittimamente innescato un vespaio di polemiche.

Sono considerazioni quelle esposte in precedenza, di buon senso, che quando ho letto la norma mi sono sorte spontanee, e che penso saranno condivise da chi leggerà questo articolo.

Una norma che, va evidenziato, è contro la nostra Costituzione, che tutela il diritto di asilo (art. 10 terzo comma), e che se non verrà cambiata in corso d’opera, e dovesse essere sottoposta al vaglio della Corte Costituzionale, verrebbe sicuramente dichiarata incostituzionale.

Non si può chiedere a un migrante che ha fatto spesso un viaggio impervio, per usare un termine edulcorato, e spesso in condizioni di difficoltà economica, di pagare questa ingente somma, per dimostrare di essere in grado di sostenersi nel Paese in cui è giunto.

Perché salvare le persone in difficoltà, è bene ricordarselo sempre, dovrebbe essere un dovere giuridico, umanitario e morale.

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