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Fausto Melotti. In leggerezza.

Un omaggio a Italo Calvino

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a cura di Michela Eremita

 

Fondazione Antico Ospedale Santa Maria della Scala

Fondazione Fausto Melotti

 

Santa Maria della Scala, Siena

7 Dicembre 2023 – 7 Aprile 2024

 

 

 

 

“Apprendere da Melotti che l’infinito s’avvolge su stesso a spirale

autorizza d’altronde a una certa confidenza con lo spazio e col tempo”

Italo Calvino, in I segni alti, Giulio Einaudi editore, Torino, 1971

 

 

Le sculture di Melotti e l’omaggio a Calvino

Al Santa Maria della Scala una mostra che racconta l’amicizia e il filo rosso che lega le due figure di spicco del secolo scorso nella letteratura e nelle arti visive. L’omaggio nel centenario della nascita nei luoghi dove lo scrittore scomparve nel 1985

 

 

Una mostra dedicata all’amicizia e al legame artistico tra Italo Calvino e Fausto Melotti. Il grande scrittore e il maestro della scultura italiana sono al centro dell’omaggio che la Fondazione Antico Ospedale Santa Maria della Scala tributa a Calvino nel centenario della nascita: quei luoghi dove lo scrittore scomparve nel settembre 1985 ospiteranno infatti “Fausto Melotti. In leggerezza.

Un omaggio a Italo Calvino”, un percorso espositivo in cui sarà possibile scoprire, ad esempio, il filo rosso che lega le Città invisibili di Calvino alle sculture astratte di Melotti.

La mostra, curata da Michelina Eremita e voluta dalla Fondazione Antico Ospedale Santa Maria della Scala con il supporto della Fondazione Fausto Melotti di Milano, è stata presentata oggi, 6 dicembre, e sarà visitabile dal 7 dicembre 2023 al 7 aprile 2024 al Sesto Livello del complesso museale.

“Questa mostra valorizza l’affinità culturale ed estetica di Calvino e Melotti, due amici e indiscussi protagonisti della scena artistica e culturale nazionale e internazionale, entrambi noti per gli equilibri all’apparenza impossibili”, ha esordito Lucia Cresti, presidente della Fondazione Antico Ospedale Santa Maria della Scala, aggiungendo: “Attraverso questa mostra vogliamo inoltre tributare omaggio a Calvino che proprio in questi luoghi dopo una breve degenza scomparve nel settembre 1985”. “Suscita forte emozione pensare Calvino circondato dalle scene degli affreschi del Pellegrinaio del Santa Maria della Scala, perso in un sonno senza risveglio”, ha commentato Chiara Valdambrini, direttrice della Fondazione Antico Ospedale Santa Maria della Scala. “Si dice che sui tetti di Siena volasse una coloratissima mongolfiera – ha proseguito -. Ed è inevitabile pensare a Cosimo di Rondò che per sfuggire a una punizione ebbe a rifugiarsi su un albero e proprio lì volle restare per osservare dall’alto quanto accadesse sulla terra, finché, in punto di morte, pensò bene di aggrapparsi alla fune di una mongolfiera e scomparire attraversando il mare. Qualcosa di molto simile accadde a Siena il 19 settembre del 1985 e il luogo che fece da ponte verso l’infinito di uno dei grandi maestri della letteratura del ‘900, non poteva non ricordarsi di lui in questo anno così significativo”. “Da qui la suggestione Melotti, con l’intento di andare nel profondo, nelle viscere di una corrispondenza di metafisici sensi che in questa terra trovarono traduzione, nei testi dell’uno, nelle opere dell’altro. Non ci resta che viaggiare in questi mondi che hanno cercato di trovare ulteriore simbiosi nella mostra curata da Michelina Eremita”, ha proseguito Valdambrini, passando la parola alla curatrice. “Il legame con Calvino consente di avere a Siena, in occasione dell’omaggio reso allo scrittore, uno dei protagonisti della scena artistica nazionale ed internazionale del secolo scorso”, ha spiegato Michelina Eremita che ha poi posto l’accento sull’artista in mostra: “L’opera di Melotti è la sintesi assoluta della sua ricca e poliedrica formazione, oltre che artista era ingegnere, musicista e poeta. L’impronta più profonda nell’arte italiana la troviamo nell’astrattismo in quanto è stato il primo scultore astratto in Italia. In seguito il suo linguaggio formale si è diluito in fraseggi dal richiamo musicale che diventano poesie impresse nell’aria”, ha concluso la curatrice. “Una mostra puntuale ed efficace nel sottolineare il genio e il legame di due dei più grandi visionari nel campo della letteratura e delle arti visive che l’Italia abbia avuto nel secolo scorso”, ha sottolineato Edoardo Gnemmi, direttore artistico della Fondazione Fausto Melotti.

Il rapporto tra Fausto Melotti (Rovereto 1901- Milano 1986) e Italo Calvino (Santiago de Las Vegas de La Habana,1923 – Siena, 1985) è stato intenso e ricco di scambi reciproci, sia intellettuali che umani, accennati da Italo Calvino nelle pagine de Le Città Invisibili: “C’è stato un momento in cui dopo aver conosciuto lo scultore Fausto Melotti, uno dei primi astrattisti italiani, (…) mi veniva da scrivere città sottili come le sue sculture: città sui trampoli, città a ragnatela”.

La mostra in particolare fa riferimento alle opere diventate immagine dei libri di Calvino per la riedizione dei suoi scritti nella collana Oscar Mondadori, avvenuta negli anni 2000.

Il percorso espositivo si snoda tra 22 sculture di varie dimensioni e molti disegni, abbracciando un periodo che va dal 1935 al 1985. Le sculture come Costante uomo del 1936, Il viaggio (1961) e Contrappunto libero (1972) paleseranno plasticamente le parole di Italo Calvino, ma nel contempo renderanno omaggio a Fausto Melotti, uno degli artisti più importanti del Novecento, connotato dalla imponderabile leggerezza, base della sua ricerca artistica.

La fantasia è un posto dove ci piove dentro

(Italo Calvino)

 

La leggerezza di Melotti che ispirò Calvino

Il percorso espositivo racconta l’amicizia tra i due artisti attraverso sculture e opere astratte

 

Una mostra che indaga e valorizza il legame profondo tra due artisti, due amici, due menti affini. Un percorso che valorizza questo rapporto, approfondendo le loro collaborazioni e consentendo un excursus su uno dei principali artisti italiani, testimone e protagonista, fin dalla prima ora, dell’arte astratta. Non a caso, Italo Calvino affermò che le opere di Melotti fossero state per lui fonte di ispirazione per Le città invisibili.

“Fausto Melotti. In leggerezza. Un omaggio a Italo Calvino”, a cura di Michelina Eremita, ripercorre gli intrecci artistici a partire dai primi contatti tra i due, avvenuti con tutta probabilità nella seconda metà degli anni Sessanta, quando Melotti, dopo una lunghissima presa di distanza dal mondo dell’arte, rientrò sulla scena nazionale ed internazionale a seguito del successo riscosso nel 1966 durante La Biennale di Venezia. Nel corso degli anni Calvino scrisse di lui in più occasioni, sottolineando la personalità aerea dell’artista che sapeva imprimere grazia e poesia nella sua arte caratterizzata da quelli che lui definì “I segni alti” (Lo spazio inquieto, Einaudi, 1971).

Ciò che li accomuna sono senza dubbio “la leggerezza”, “la rapidità”, “l’esattezza”, “la visibilità” e “la molteplicità” – parole e concetti definiti da Calvino ne Le Lezioni americane che ben si adattano in realtà anche a definire il lavoro di Melotti. Ambedue dotati della capacità di vivere lo spazio dell’ineffabile con una tale dimestichezza da renderlo, con un’acrobazia da funambolo, domestico e intellegibile.

Dopo la morte di entrambi (Calvino nel 1985 e Melotti nel 1986), la casa editrice Mondadori, dagli inizi degli anni Duemila e per oltre venti anni, ha scelto le opere di Melotti per tutte le copertine dei libri inseriti nella collana degli Oscar, facendole diventare così l’immagine che tutti noi associamo alle opere di Calvino.

La mostra. Il percorso espositivo è diviso in quattro sezioni. La prima sala è di prolusione, infatti si dà visione al rapporto tra lo scrittore e lo scultore, proponendo una panoramica dei libri di Calvino con le opere di Melotti in copertina e la presentazione di due opere, Le scale del 1975 e Gli Effimeri del 1981, che plasticamente palesano le parole scritte da Calvino per lui. Non è documentata una corrispondenza tra i due, ma i pensieri di Calvino vennero pubblicati in più occasioni.

La seconda sala, con I Dioscuri del 1969, introduce il mito, una tematica molto cara a Fausto Melotti e conduce verso la terza sezione dove sono esposte le opere realizzate dal 1935 al 1985, permettendo così una visione completa del suo lavoro.

Nella terza sala si ricostruisce il percorso dell’artista attraverso venti sculture, alcune opere su carta e disegni. Uno specifico approfondimento è dedicato agli alfabeti, elementi fondanti della scrittura, di nuovo esposti dopo molti anni. Con efficacia riportano sulla carta i tratti distintivi dell’artista permettendo allo sguardo del visitatore di osservare esiti formali più analitici o, al contrario, più sintetici. Il segno tracciato nello spazio del foglio è identico al segno dell’opera scultorea che nell’aria trova la propria dimensione. Per ogni formula espressiva la regola compositiva è data dall’armonia creata dal ritmo impresso tra il pieno e il vuoto.

E così ritornano le parole di Italo Calvino che scrive: “L’importante è non aspettarsi di raggiungere un al di là ma un al di qua” (I segni alti); uno spazio in cui le prospettive si azzerano per far convivere gioiosamente le assenze con le presenze.

Si aggiungono al percorso cinque opere su carta dedicate a Lucio Fontana che costituiscono una parentesi importante perché Melotti stabilì con l’artista un rapporto di amicizia e stima che durò per quanto la vita lo consentì.

La mostra si conclude sui linguaggi che Fausto Melotti coltivò al pari della scultura: la musica e la scrittura. Della sua esperienza in conservatorio restano degli spartiti. Il rapporto tra musica e scultura è intimo. Rivelatori ed eloquenti in tal senso sono certamente alcuni disegni che traccia sul pentagramma da cui poi si eleveranno le sculture. Oltre la musica, la scrittura (poesia, aforismi e saggistica) costituì un esercizio di pensiero, per questo sono esposti i quaderni Linee (I, II) dei suoi aforismi.

Chiude a suggello un’altra opera che unisce Calvino e Melotti, l’acquaforte realizzata per La canzone del polistirene, che accompagnava la traduzione in lingua italiana fatta da Calvino nel 1985 de Le Chant du styrène di Raymond Queneau (Le Havre 1903 – Parigi 1976).

 

 

 

 

SCHEDA MOSTRA

 

 

PROMOSSA DA

Fondazione Antico Ospedale Santa Maria della Scala

Fondazione Fausto Melotti

 

TITOLO

Fausto Melotti. In leggerezza. Un omaggio a Italo Calvino

 

SEDE ESPOSITIVA  

Siena, complesso museale Santa Maria della Scala

Piazza del Duomo, 1

 

PERIODO DELLA MOSTRA

7 dicembre 2023 – 7 aprile 2024

 

INAUGURAZIONE  

mercoledì 6 dicembre ore 17.00

 

CURA DELLA MOSTRA

Michelina Eremita

 

PROGETTO D’ALLESTIMENTO

Sandro Bagnoli con Margherita Terrosi

 

VIDEO IN MOSTRA

RAI Teche

 

ORARI

Fino al 14 marzo 2024

da lunedì a venerdì, ore 10.00 – 17.00

sabato e domenica, ore 10.00- 19.00

martedì chiuso

 

dal 23 dicembre 2023 al 6 gennaio 2024

tutti i giorni, ore 10.00 – 19.00

25 dicembre chiuso

 

Dal 15 marzo 2024

Tutti i giorni: 10.00-19.00

 

BIGLIETTI

INTERO € 10,00

RIDOTTO € 5,00 (Residenti Comune di Siena)

GRATUITO (minori di anni 11, disabili e accompagnatori, giornalisti previo accredito, guide turistiche e istituzioni formative sul territorio comunale)

LABORATORI DIDATTICI € 5,00  

INFORMAZIONI

Complesso museale Santa Maria della Scala – piazza del Duomo, 1 – 53100 Siena

Per informazioni: tel.0577 228744 | mail.segreteria@santamariadellascala.com

 

SITO WEB

www.santamariadellascala.com

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