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Natale è Natale, ci risiamo, le parole cadono una dietro l’altra, fanno incetta di stupefazione, di sguardi estasiati.

Le parole arrampicano, s’alzano al cielo, l’illusione di un attimo, ridiscendono come rese.

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Le parole fanno corollario, circondario, confine, frontiera, stanno al palo, attendono il segnale.

Il tempo rifugio comodo e convenzionale, scarta di lato, rimanendo mai fermo al centro della strada.

Il tempo è compagno leale della parola, della sostanza, della realtà di ogni giorno, il tempo accompagna, insegna, educa, soprattutto, non bara né trucca la consegna di ritorno che avverrà.

 

Natale non è mai simile al precedente, è come il prima, il durante e il dopo di ognuno, che appartiene per diritto e per dovere a ciascuno, che avverrà perché costituisce costitutivamente i ponti delle prossimità, per quanto infine gli occhi vedranno e il cuore sentirà, cogliendo il bene, là, dove la condivisione non potrà mai vestire gli abiti della sottomissione.

 

In questa storia di umiliazioni e di fughe all’indietro, di uomini in croce e popoli oppressi, di terre martoriate e acque avvelenate, Natale non arretra, ci costringe a non arretrare, il tempo d’Avvento non soccombe alle parole, trasforma il male ed i silenzi protratti, Natale è risveglio e coraggio di chi è ferito, Natale è speranza, non soltanto di preghiera di qualcuno,  Natale è davvero perdono e giustizia alla vergogna e alla paura, perdono e giustizia affinché nessuno rimanga a guardare.

 

V.A.

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