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Sgarbi: “Continuano le mistificazioni e le manipolazioni di «Report» e «Il Fatto»”

 

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ROMA – Vittorio Sgarbi replica a “Il Fatto” e a “Report”, diventati oramai organi di propaganda a supporto dei 5 Stelle: 

 

“Dietro la sistematica campagna di diffamazione non c’è alcuna “inchiesta giornalistica”, ma l’uso criminale delle accuse di un pregiudicato, Dario di Caterino. Il quale, come “vendetta” per essere stato allontanato, ha scritto una lettera di menzogne e diffamazioni, che il giornale e la trasmissione televisiva hanno rilanciato senza preoccuparsi di verificare se le cose scritte fossero vere.

E’ Dario Di Caterino l’autore della lettera anonima. Pensava di non essere scoperto, ma dopo le prime verifiche (cui sono seguite le denunce) è stato presto individuato; solo allora, pensando forse di attenuare la sua posizione davanti all’autorità giudiziaria, ha dichiarato a «Il Fatto» di esserne l’autore, fingendosi (lui pregiudicato con diverse denunce alle spalle) quello che non era.  

Di Caterino non è mai stato il mio «Social Media Manager»; ha collaborato per pochi mesi nella gestione dei miei profili social per le riprese e il montaggio dei video. Non poteva fare altro, del resto, avendo anche seri problemi con la lingua italiana.   

Mi era stato segnalato durante la campagna elettorale delle Elezioni Politiche per realizzare dei video di propaganda elettorale. Il suo compito dove essere questo e solo questo: realizzare dei video sulle mie attività

Ben presto però, a causa di suoi comportamenti ambigui e ingannevoli (aveva anche inviato delle mail registrando, abusivamente, un dominio a mio nome, fingendosi come un componente della mia segreteria) si è scoperto che aveva alle spalle numerose denunce per truffa, e che per questo era stato arrestato. Circostanza, questa, che ha tenuto nascosta. Anzi, durante il periodo di detenzione, con la complicità della madre, ci disse che era stato ricoverato in ospedale in coma.

Viste le premesse, gli fu chiesto di fornire i certificati del casellario giudiziario e quello dei carichi pendenti. Ma inutilmente. Da qui l’allontanamento.

Di Caterino, diversamente da quanto sostengono «Il Fatto e «Report» (è questo il rigore della presunta “inchiesta giornalistica”) non è mai stato un “collaboratore ministeriale”: sarebbe bastato fare una semplice verifica al ministero per appurarlo.  

I dati a cui ha avuto accesso li ha ottenuti in maniera fraudolenta violando alcune caselle di posta elettronica, reato per il quale è stato denunciato e per il quale c’è una inchiesta in corso.

La decisione di allontanarlo nasce da questi fatti.

Adesso «Il Fatto e «Report», con la solita opera di manipolazione e con una messa in scena da vero spettacolo teatrale (lui dietro una scrivania, la lampada, la luce soffusa, il vestito buono e l’eloquio serioso di chi deve apparire quello che nella realtà non è) si sforzano di renderlo “credibile” agli occhi dei telespettatori, omettendo le sue truffe, le sue sistematiche menzogne, la sua detenzione, la condanna per truffa.

Ecco, questo era necessario ricordare a tutti per capire chi sia questo Dario di Caterino. Ma soprattutto per capire a quali mezzi ricorrono «Il Fatto e «Report per condurre la sistematica opera di diffamazione e delegittimazione cominciata lo scorso ottobre e tutt’ora in corso”

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