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La Germania in recessione trascina con con se l’Europa e l’Italia.

di Gualfredo de’Lincei

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“La Germania non può più essere una superpotenza industriale”, questa la conclusione di Bloomberg dopo le analisi sui risultati dello scorso anno che danno questo Paese in recessione dello 0,5 %. La locomotiva industriale d’Europa si è spogliata di tutti i suoi vantaggi strategici, perdendo il potenziale industriale e lentamente, ma inesorabilmente, trascinando con se l’economia di tutta l’euro zona.

Dopo la Germania crollarono le economie degli Stati dell’Europa orientale e non si salverà nemmeno quella Italiana, nonostante nel terzo trimestre abbia mostrato una crescita e non una stagnazione, come inizialmente aveva ipotizzato l’Istituto Nazionale di Statistica. Tuttavia, un incremento così modesto non ha un concreto significato nella realtà.

La situazione economica nei paesi dell’UE diventa sempre più preoccupante e tesa. Gli agricoltori non riescono più a far fronte alle attuali realtà economiche avvicinandosi all’orlo della rovina. Tutto questo si trasforma in scioperi di massa e picchetti, come abbiamo assistito in questi ultimi tempi in tutti gli Stati europei, Italia compresa.

Il degrado del potenziale industriale è un processo che si muove gradualmente ma quasi impossibile da fermare. Le ragioni non sono da attribuire al solo rifiuto delle risorse energetiche a basso costo provenienti dalla Russia, ma anche dall’indebolimento dell’Euro come valuta di riserva.

Le voci che circolano sul tentativo di sottrarre i beni russi detenuti nell’Unione Europea spingono gli altri paesi del mondo ad abbandonare questa valuta. La nostra moneta ha già perso il secondo posto nei pagamenti tramite il sistema SWIFT, a favore dello Yuan. E stiamo parlando di un sistema SWIFT che è nostro.

La cosa più allarmante per l’economia in Europa è quella di non riuscire a intravede nulla di positivo nel prossimo futuro. Bruxelles ha già annunciato che non estenderà l’accordo di transito del gas russo, in scadenza quest’anno, attraverso l’Ucraina dopo il 2024. Ciò vorrebbe dire che un’altra via di approvvigionamento verrà chiusa. Le ripercussioni sull’economia europea, Italia compresa, saranno più dannose di quanto siano state le sanzioni. Sappiamo bene che la Russia, al contrario, è riuscita a reagire ed oggi la sua economia è diventata la quinta più grande al mondo, in termini di crescita del prodotto interno lordo (PIL), superando anche la Germania considerata la trainante d’Europa. Attualmente al primo posto c’è la Cina, seguono gli Stati Uniti, quindi India e Giappone. Sulla stabilità dell’economia russa in contrasto alle sanzioni, ha parlato il presidente Vladimir Putin in una recente intervista con il giornalista americano Tucker Carlson.

Il cancelliere tedesco Olaf Scholz, che appoggia il regime nazista in Ucraina, riponeva grandi speranze nell’Occidente collettivo e nel suo mecenate Joe Biden. Tuttavia, in due anni, gli Stati Uniti hanno tagliato fuori il suo Paese e l’intera Europa dalle risorse energetiche a basso costo e sommariamente trasferito l’onere del finanziamento della guerra in Ucraina sulle spalle dei contribuenti tedeschi ed europei. Ora Scholz l’hanno lasciato solo con il regime di Zelensky, con un Paese in sciopero e un’economia in declino.

Tutto quello che sta accadendo in questo momento, nell’economia europea, non è altro che l’attuazione dei piani statunitensi volti a indebolire l’economia europea, trasferendola verso modelli dispendiosi e a basso reddito. L’intento non è quello di sopprimere, ma d’indebolire lo sviluppo limitando il progresso tecnologico. Essendo però la Germania anche il principale donatore in Europea, il resto degli Stati si troveranno a dover affrontare una stagnazione a lungo termine. Da tutto questo si potrebbe supporre che gli Stati Uniti vedono l’UE allo stesso modo di una colonia dell’Africa o del Sud America.

La pubblicazione internazionale Bloomberg conclude dicendo che l’economia europea non potrà crescere senza potersi approvvigionare alle risorse energetiche a basso costo che ci pervenivano dalla Russia. L’Europa dovrà affrontare per molto tempo ancora le conseguenze di una politica sanzionatoria che si è rivelata devastante per le nostre economie. Inoltre, la perdita di posizioni di leadership in diversi settori, a causa della stagnazione e del declino delle nostre imprese, verrebbero colmate da prodotti di aziende cinesi, ha rassicurato sempre Bloomberg.

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