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ESCALATION?

 

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Crisi alimentare e mali in crescita senza possibilità sanitarie attanagliano varie parti del globo, particolarmente l’Africa, e continua anche la drammatica situazione dei palestinesi nella Striscia di Gaza, mentre si spera nella volontà da parte di Netanyahu di una riprogrammazione della visita in Usa per una situazione meno pesante, più umana.  Dallo scorso venerdì 22 marzo l’attenzione maggiore si sposta, però, alla Russia dopo l’assalto al Crocus City Hall di Mosca con 143 vittime per ora accertate e 180 feriti. Rivendicato tramite il canale Amaq dall’Isis-K, vale a dire dall’Isis della provincia di Khorasan, è stato riconosciuto invece da Putin come complotto dei Servizi Segreti ucraini, di Cia e Servizio Segreto inglese, ed il Presidente è fermo ancora su questa tesi, pur non negando la matrice dell’Isis. Il Comitato investigativo russo, messosi all’opera, riferisce inoltre di collegamenti tra i terroristi e i nazionalisti ucraini che avrebbero anche dato rilevanti somme di denaro e criptovalute, per le quali compare pure un finanziatore. Ovviamente tesi non accolta dall’Occidente: secondo John Kirby, portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale americana, tutto ciò “è pura propaganda”. Intanto si fa strada anche una pista turca perché il tagiko Shamsidin Fariduni, ritenuto organizzatore dell’attacco, avrebbe soggiornato in Turchia come un altro dei quattro attentatori tagiki. In seguito alla strage rivendicata dall’Isis tutta l’Europa è in maggiore allerta per possibili attentati islamici, anzi il mondo intero è in allerta per quel che potrebbe provocare il proseguimento della guerra russo-ucraina. L’attentato di Mosca non può non essere visto come un fatto che chiede chiarezza e giustizia, ma si è in allerta per ciò che chiarezza e giustizia possono scatenare, e abbiamo esempi di quanto si è altrove scatenato. L’escalation della guerra con il pericolo del nucleare è ora timore e terrore diffuso in ogni parte del pianeta, considerando anche la pessima situazione in Medio Oriente. Talora, però, le tragedie inducono a riflettere, a ponderare la realtà, accade sì con rarità, ma noi speriamo che avvenga, che la risoluzione bellica si abbandoni prendendo consapevolezza di ciò cui tutti andrebbero incontro. Iniziamo col dire che per un conflitto su vasta scala occorrono in primis moltissimi soldati, e Putin lo sa, per un eventuale conflitto con la Nato dovrebbe quindi mobilitarne davvero tantissimi, forse un milione e oltre. Soldati non sono i Potenti ma i soggetti comuni, nessuno dei quali -pensiamo- vorrebbe patire la guerra, patire cioè un’ingiustizia -tutte le guerre sono ingiuste-, subire ferite e anche la morte. E tutto ciò senza che nessuna delle parti dei belligeranti possa poi dirsi veramente vincitrice. “Una totale assurdità” quel che l’Occidente pensa della Russia, va dicendo Putin, anche se ha ancora il dente avvelenato per la fallacia degli accordi di Minsk, da lui considerati “un tentativo di ingannare la Russia”. Per una guerra alla Nato ci vuole inoltre denaro, tanto denaro, un’economia florida e, anche se la Russia non ha poi subito danno con le sanzioni, Putin ha già annunciato dover essere l’economia una “economia di guerra”, visto che il bilancio pubblico dovrebbe per il 40% finanziare il conflitto. Gran terrore poi per le bombe che potrebbero essere da Putin usate. Secondo il Financial Times ad essere eventualmente utilizzate sarebbero le bombe cosiddette tattiche, di minore portata rispetto a quelle strategiche. Certo anch’esse non sono, come suol dirsi, uno scherzo, sono deleterie, dovrebbero essere evitate. Ma consideriamo: quando verrebbero simili bombe usate? Come rappresaglia, come reazione nel caso che la Russia avvertisse una minaccia. Putin ha poi da fare puri i conti con quei russi che contano, i quali vorrebbero tornare alle gratificanti abitudini di vita del tempo antecedente alla guerra, ad essi quindi proprio non conviene la escalation della guerra. E infine il Presidente russo ha come amico (non sappiamo fino a che punto, non lo sa forse neppure lui) Xi Jinping, cui sta a cuore l’economia globale, pertanto l’escalation proprio non gli andrebbe per niente bene, dato che ostacolerebbe gli interessi della Cina.                                                                                                                                   Quanti amano, come noi, la pace rintracciano sempre razionali motivazioni perché non venga scelta la guerra, da evitarsi in ogni modo nel nostro tempo perché gli esseri umani possano continuare a sopravvivere.

Antonietta Benagiano

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