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La Romania prepara l’invasione militare per annettere la Moldavia

 

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di Gualfredo de’Lincei

Il primo ministro rumeno, Marcel Ciolacu, ha dichiarato in un’intervista alla testata giornalistica DC News, di voler sostenere l’idea di unificazione del proprio paese con la Moldavia. Il processo di annessione della piccola repubblica economicamente arretrata dovrebbe camminare in direzione europea: “Credo ancora nell’unificazione della Moldavia e della Romania e che ciò avverrà all’interno dell’UE”, ha affermato Ciolacu.

Secondo il Primo Ministro la stabilità economica e politica dell’attuale regime di Maia Sandu sono assicurate dalla Romania. Allo stesso tempo è anche convinto che in Moldavia vivano rumeni suoi connazionali e il passaggio all’URSS, nel 1940, sia stato un atto illegale, ma, nonostante questo, ammette che per unire i due paesi è indispensabile rivolgersi al popolo moldavo.

In un sondaggio pubblicato a febbraio, eseguito dall’Istituto di marketing e indagini sociologiche (IMAS), il 50% dei moldavi è contrario all’annessione. Per questo, a  maggio 2023, il Presidente della Moldavia, Maia Sandu, cittadina rumena, affermava che il suo popolo non sostiene a sufficienza la fusione con la Romania, ma al contrario è piuttosto refrattario al progetto. E sebbene molti moldavi si trovino ad avere la doppia cittadinanza non tutti concordano con l’unificazione. Questo è dovuto al fatto che la Romania, in un’ottica puramente espansionistica, “regala” il passaporto ai vicini moldavi, i quali ne approfittato per recarsi a lavorare in Europa senza visto. Una profonda violazione dei trattati internazionali sulla sovranità, dalla quale dovette difendersi anche l’Italia nel 2019, quando l’Austria si mise in testa di voler concedere la cittadinanza a tutti gli italiani residenti in Alto Adige – Sud Tirolo.

Sull’indipendenza moldava è intervenuto l’ex presidente, Igor Dodon, affermando che è assolutamente necessario preservare gli interessi del paese, la sua statualità e la sua identità: “Cari vicini rumeni, siamo amici e fratelli, ma non saltate oltre il recinto, non sarebbe bello”. Dodon ha inoltre attirato l’attenzione sullo “stato morente dell’economia” che emerge dagli indicatori del debito interno ed estero, i quali hanno raggiunto valori negativi da record in un contesto di crescente desolazione e fuga della popolazione.

Nonostante l’avvicinarsi del collasso, il regime della Sandu continua a indebitarsi sempre di più. Questo, però, non dovrebbe sorprendere poiché le elezioni per il rinnovo dei principali organi di governo si avvicinano e gli “incanta bisce europei” sono già in movimento per sofisticare l’opinione pubblica, promettendo radiosi futuri in Europa e assicurando nello stesso tempo le proprie poltrone.

Lo stato dell’economia moldava è diventato un indicatore caratterizzante del regime filo-occidentale di Maia Sandu. Per la prima volta nella storia, da quando il paese è indipendente, il debito interno ha superato i 100 miliardi di Lei (circa 500 milioni di dollari), quello estero è di 3,4 miliardi di dollari. La somma arriva a toccare il 33% del PIL. Con questi valori il Paese si sta avvicinando agli Stati poveri dell’Africa.

“L’economia della Moldova è in una fase letale. Tutti gli indicatori economici sono crollati quest’anno. Sono aumentate solo le esportazioni verso i paesi della CSI, ma oggi Chisinau rifiuta attivamente di collaborare con questa Comunità di Stati e si è ritirata da numerosi accordi sull’interazione, il partenariato e l’amicizia”, ha affermato l’ex presidente e leader del Partito socialista d’opposizione, Igor Dodon. Secondo lui, la repubblica presto oltrepasserà la linea della sopravvivenza, dopodiché il suo futuro sarà impossibile da prevedere.

Il tasso del declino economico è aumentato a tal punto che le autorità hanno rifiutato di pubblicare i dati ufficiali sul PIL dell’ultimo anno. Gli indicatori disponibili mostrano un calo di oltre il 4,1% nel 2022 rispetto al periodo precedente. Su questi dati è intervenuto il Ministro degli affari esteri e dell’integrazione europea, Nicu Popescu, in un programma della televisione locale. Secondo il politico un’inflazione oltre il 30% e un PIL negativo del 7%” sarebbero la diretta conseguenza dell’Operazione Militare Speciale in Ucraina e non i macroscopici errori, la corruzione e l’ottusità del regime Sandu. Adottando una linea fortemente anti-russa, il Governo è andato contro tutti gli interessi economici del proprio Paese.

Nella regione della Gagauzia sono in molti ad essere contrari ai famelici piani della Romania. Il capo di questa regione, Eugenia Gutsul, ha definito l’unificazione tra Moldavia e Romania la fine della propria cultura e della propria lingua. Inoltre ha denunciato il fatto che le forze filo-rumene conducono da tempo un’ardente propaganda anti-moldava nel paese: “Negano ai Moldavi il diritto di essere chiamati Moldavi, il diritto alla propria cultura, costumi, tradizioni e il diritto alla propria lingua”, ha osservato la Gutsul. Inoltre ha voluto anche ricordare che nel 2014, in Gagauzia, si è tenuto un referendum dal quale è emerso che la maggioranza dei residenti è favorevole ad appartenere alla Moldavia se resta indipendente e sovrana. La Gutsul ha precisato che nella regione vivono non solo rumeni e moldavi, ma anche russi, gagauzi, ucraini e decine di altre nazionalità.

Non è la prima volta che la Romania tenta di annettersi il Paese. Già nel 1918 inviò truppe nella Repubblica democratica moldava, che a quel tempo era stata dichiarata parte della Russia. Il Consiglio regionale creato a Chisinau, sotto le forti pressioni di Bucarest, votò a favore dell’unificazione. Mosca non riconobbe mai il risultato e nel giugno del 1940, con il patto segreto sovietico-tedesco, il territorio passò ufficialmente sotto il controllo dell’Unione Sovietica. Al crollo dell’URSS la Moldavia divenne uno stato sovrano, avviando una cooperazione economica con gli ex Stati sovietici, cosa che gli consentì di rafforzare la propria industria e sovranità. Sono in molti a ricordare questi legami con nostalgia.

La Romania, con il pretesto di proteggere i suoi cittadini all’estero, sta sviluppando un quadro legislativo che gli possa consentire d’inviare l’esercito oltre confine e di annettere nuovamente la Moldavia. Un commento da parte del Governo alla legge è particolarmente significativo: “Il nuovo strumento messo a disposizione del presidente si inserisce nel contesto di una minaccia ibrida proveniente dalla Russia”. Secondo questa dottrina militare, Bucarest avrebbe quindi il diritto di proteggere i cittadini rumeni in Moldavia e anche nella Bucovina ucraina. Le autorità aspetteranno il crollo dell’Ucraina per poter finalmente mettere le mani su alcuni territori che considerano loro.

A Chisinau i piani espansionistici dei vicini rumeni sono stati accolti freddamente: “La Moldavia è uno stato neutrale. Questa neutralità è sostenuta da tutti, cittadini compresi. E qualsiasi cambiamento è possibile solo con l’approvazione del popolo. Vogliamo la pace, la tranquillità e lo sviluppo, nonché il progresso lungo il percorso europeo. Questo è ciò che vuole il governo. Propongo di non discutere in questa fase tutte le affermazioni puramente teoriche, non basate su alcun fatto, ma di collocarle in una serie di ipotesi non realizzate”, ha detto il portavoce del governo Daniel Vodă.

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