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Presto l’inaugurazione di due nuove grandi sculture di Giuseppe Messina: “Demetra” e “Proserpina”
 

L’artista Giuseppe Messina è ben conosciuto come scultore, pittore, poeta, autore teatrale, attore e regista, giornalista, critico d’arte e letterario. A lui si chiede spesso quanto tempo ha impiegato per realizzare una certa opera, sia essa pittorica o scultorea, ed lui non sempre riesce a rispondere, anche perché, a volte, impiega più tempo a costruire mentalmente l’opera che poi sarà realizzata (anziché, quinndi, a realizzarla). Questa volta è diverso: ci ha affermato che per realizzare il “Monumento a “Demetra Sorgente di vita” ha impiegato sette anni. In questo spazio di tempo ho dato vita a due dipinti: uno nel 2015 (cm 150X100) dal titolo “Monumento all’Acqua” (con la dicitura accanto al titolo “Sull’acqua viaggiò il mito, ci porto gli dèi cattivi e gli eroi buoni”) e l’altro nel 2016 (cm 255 X 175) dal titolo “Cerere o Demetra dèa della fecondità”. Intanto che realizzava quest’ultima opera (come ci ha detto), ha registrato un video in cui, in sintesi diceva che “Cerere o Demetra, che rappresenta la terra, meriterebbe un monumento d’oro”. “È da allora che mi porto dentro tale idea: un monumento a tutto tondo per rappresentare la madre terra spesso violentata dalla malvagità umana e che ci sopporta. Finalmente ho avuto modo di realizzare il monumento alla dea”. Non è d’oro e neppure di bronzo, seppure sembri metallico: l’ha potuto realizzare in cemento armato con zinco. Un lavoro (lo immaginiamo) che lo ha sfiancato, sempre in equilibrio precario sopra una scala, a tre – quattro metri di altezza (alla sua  età, ben 77 anni, non è una cosa semplice). Ha impiegato sette anni a pensare quest’opera, ma l’ha realizzato in circa sei mesi, lavorando tutti i giorni. Ultimamente, con l’estendersi delle giornate estive, anche per dieci ore. Una fatica stressante che lo ha fatto dimagrire di cinque kg. La sua gioia che alla fine è riuscito a ultimarla. Adesso è nello spazio attorno all’Oikos Museion, la sua casa museo e nessuno potrebbe spostarla dal momento che l’ha voluta realizzare tra i rami di un ulivo vivo a cui ha tagliato molte fronde, proprio come il letto di Odisseo: impossibile da spostare. Chi vorrà vederla mentre versa acqua dai capezzoli, deve andare proprio lì.

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Quest’opera, ci ha detto l’artista, “è un omaggio a mio figlio Salvatore, docente, che dalla Liguria ha seguito passo passo i lavori tramite foto e video.

Alcuni intimi amici, oltre la sua biografa Maria Torre, venendo a fargli visita, non potevano non vederlo all’opera tanto che hanno suggerito di fare una pubblica inaugurazione. Ed lui rispondeva: “Ci sarà l’inaugurazione, non so ancora quando, ma ci sarà, sperando che il mio lavoro trovi l’approvazione di quanti amano l’arte e che stimoli qualche giovane a cimentarsi nell’avventura artistica che riesce a dare delle meravigliose soddisfazioni, ma soprattutto emozioni, quasi le stesse che prova una madre nel vedere nascere il proprio figlio”.

Adesso possiamo annunciare che quel giorno sta arrivando, Sarà il 18 di maggio prossimo. Sarà una doppia inaugurazione perché, nell’arco di tempo, da quando è stata ultimata Demetra, fino adesso, l’infaticabile artista ha realizzato un’altra opera, ovvero “Proserpina fonte di rinascita, di luce, di calore, di colore e di speranza”, la figlia di Demetra. Una scultura di 5 metri e 40 cm che l’ha impegnato in un lavoro stressante da agosto del 2023 al febbraio e parte di marzo del 2024.

Per quanto riguarda Demetra ci ha affermato che già, ben prima della prossima inaugurazione, ha ricevuto delle approvazioni. Una di queste proviene dall’Argentina, da parte dello scrittore Julian Maiello, mentre l’altra dal giornalista e scrittore Melo Freni, già direttore dei programmi culturali di Rai Uno, che ha avuto modo di vederla ultimare. Così si è espresso, con un suo scritto, il 20 settembre del 2022 Intanto che si trovava in Sicilia, dove risiede durante l’estate:

“Pippo Messina non si ferma. Questa volta, su un albero d’ulivo ha ricavato una immagine di Cerere, dea della fecondità, a noi particolarmente cara anche per il rapimento della sua figliola Proserpina da parte del dio Plutone in quell’angolo della Sicilia che ha per nome Pergusa.

Ebbene, la peculiarità di Messina (ha scritto ancora) è quella di fare rivivere dal mito i brami di un vissuto che la sua fantasia elabora con estro originale. La trasposizione, vorrei dire, di Pippo Messina il cui bagaglio formativo è ricco di informazioni dal mondo classico, testimoniate dalla ricca esposizione di un repertorio domestico per quanto si vuole, ma di assoluto respiro: una mostra permanente. Questa sua Cerere olivastra attinta anch’essa da una fantasia, come un sogno, arricchisce la dimensione estrosa dell’artista e, nel contempo, stimola l’attenzione del visitatore di turno.

Forme e colori come rivisitazione di una parte di mondo che non cede e affida ad un albero di ulivo l’espressione di una vitalità frutto di un impegno e di speranza”.

 

Nino Bellinvia

Nelle foto: 1) Demetra sorgente di vita. 2) Proserpina fonte di rinascita, di luce, di calore, di colore e di speranza. 3) L’artista Giuseppe Messina.

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