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Scuola: Save the Children, assicurare che la valutazione sia parte del processo educativo e sul comportamento evitare risposte esclusivamente sanzionatorie, puntando su dialogo, chiarezza e collaborazione tra scuola, famiglia e comunità educante

In occasione dell’audizione alla camera sul DDL Valditara in merito al ritorno ai giudizi sintetici alla scuola primaria e al voto in condotta nella secondaria, l’Organizzazione esprime la propria preoccupazione e ricorda come la valutazione debba essere parte del percorso di crescita degli studenti.

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Save the Children è intervenuta oggi in audizione in Commissione Cultura alla Camera dei Deputati per esprimere preoccupazione in merito ad alcune disposizioni del disegno di legge (DDL) “Revisione della disciplina in materia di valutazione delle studentesse e degli studenti, di tutela dell’autorevolezza del personale scolastico nonché di indirizzi scolastici differenziati”, che potrebbe entrare in vigore il prossimo anno scolastico. In particolare l’Organizzazione raccomanda attenzione nel rivedere il sistema di valutazione basato sui giudizi sintetici per la scuola primaria e l’espressione in decimi della valutazione del comportamento nella scuola secondaria di primo grado.

La finalità della valutazione, sottolinea Save the Children – l’Organizzazione che da oltre 100 anni lotta per salvare le bambine e i bambini a rischio e garantire loro un futuro – è l’apprendimento. Con l’introduzione di un voto sintetico, la valutazione rischia di non fornire le informazioni necessarie per migliorare i processi di apprendimento e per rafforzare le competenze, depotenziando, di fatto, lo scopo principale della valutazione, che è appunto quello formativo. Il sistema di valutazione basato sui giudizi sintetici, inoltre, aumenta la competizione tra gli studenti, rafforzando la visione dicotomica di successo o fallimento e limitando lo spirito collaborativo tra i ragazzi. In un paese in cui la dispersione scolastica è al 10,5%, la valutazione sintetica rischia quindi di scoraggiare ulteriormente gli studenti e le studentesse. Save the Children ricorda che la valutazione non è un’azione a sé stante, ma è strettamente correlata a un progetto educativo. Il rischio concreto è quello di ridurre la personalizzazione dei percorsi di apprendimento e di crescita, e di stigmatizzare gli studenti più in difficoltà. La semplificazione generata dall’introduzione di una valutazione sintetica non offre infine agli studenti le informazioni necessarie per migliorare i propri processi di apprendimento e metodi di studio, rischiando così di indebolire le competenze determinanti per percorsi formativi consapevoli.

Sul voto di comportamento nella scuola secondaria di primo e di secondo grado poi Save the Children ricorda l’importanza di valorizzare i percorsi rieducativi, capaci di incentivare un processo di consapevolezza e di responsabilizzazione degli studenti, di sostenere l’inclusione e la partecipazione alla vita scolastica. Una risposta unicamente sanzionatoria rischierebbe infatti di non produrre i risultati sperati in termini di comprensione delle condotte antisociali e ravvedimento da parte dello studente.

Dall’esperienza di Save the Children nei Centri Educativi Fuoriclasse[1] e nel progetto di Arcipelago Educativo[2] emerge come la valutazione formativa sia lo strumento più adeguato a migliorare i processi di apprendimento e di insegnamento, capace di restituire un giudizio e una visione completa del percorso di crescita degli studenti, favorendo dialogo, chiarezza e collaborazione tra scuola, famiglie e comunità educante.

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