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Il testo di Bianca Fasano  si propone come: ”approfondimento storico  e sociologico e delle codificazioni del Cilento”nello specifico e più in generale del Meridione Borbonico e Giacobino.

L’autrice non a caso predilige il titolo “Polvere di Storia”[1] e  in appendice “Stio,tra storia e leggenda e cenni sulla Baronia di Magliano,”giacché propone una visione della storia quale narrazione ed insieme sommatoria  di esistenze significative ma brevi e puntiformi  in quanto incastonate nelle cornici legislative del tempo e per comparazione incasellate nelle categorie fattuali della giurisprudenza  e nelle discipline che le fanno corollario come la medicina legale e la criminologia …combinando un’anima poetica che predilige il pathos con una mente razionale che antepone il logos al caos e l’apollineo al dionisiaco in una direzione di senso che dall’individuo muove verso la comunità con tutte  le passioni e le contraddizioni anche avversative di una convivenza difficile talvolta querulo-mane.

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“una vita per ogni uno breve e finita …miliardi di piccole brevi vite vissute…osservate con occhi diversi” citando i versi dell’autrice nella prefazione.

Ogni storia per ogni uno addiviene un granello infinitesimale  della “Storia Grande” e può essere definita “Polvere di Storia”.

Zoommando tali esistenze altrimenti nell’ombra il lettore azzera le distanze dello spazio e sincronizza le lancette del tempo vissuto per ritrovare delle similitudini e degli insegnamenti  in un sostanziale esercizio di verifica della propria storia individuale rispetto alla realtà sociale del mondo degli anti-eroi protagonisti e la nostra società attuale .

I personaggi umili di questa narrazione ci consegnano una  storia aneddotica degna di una eredità di affetti attraverso i documenti ufficiali delle loro vicende giudiziarie e le transazioni notarili che ne lasciano testimonianza ..

Tra i vari esempi citerei l’attività notarile di Donato Clauso in Gioi del XV sec. e la vicenda umana oltre che testamentaria di Angelo di Narduccio il quale dispone dei suoi beni in modo da poter corrispondere alle giuste aspettative ai suoi eredi ma anche per testimoniare il lascito morale e spirituale della sua appartenenza ad una confraternità della Madonna del Carmine.

Il secolo dell’800 Cilentano si offre ad una verifica co-esistentiva  come ottusamente maschilista e la sua società disconosce per questo l’onore violato della giovane Caterina Celli diseredata per la dipartita del padre ed orfana materialmente della dote ed anche simbolicamente per  la mancanza di una autorità garante e patrilineare e quindi delusa nelle sue aspettative di convenire a nozze con il giovane  Cataldo Francesco che addirittura ne diviene l’aguzzino .Infine la giustizia del tempo risulta matrigna come la donna madre putativa che l’accoglie a casa per sfruttarla nelle faccende domestiche e  poi abbandonarla e colpevolizzarla nel momento del bisogno con una terribile e puntuale amplificazione della mancanza ad essere e specie della solidarietà  a fronte della violenza sessuale che sarà consumata ai  danni della giovane   tra le pareti domestiche con la sua  inammendabile complicità .

Il Cilento verrà rappresentato da queste micro-storie anche nelle dinamiche convulse del brigantaggio pre e post-unitario citando una perspicace distinzione  del prof..Luigi Rossi  e quindi ritrovare nei  fratelli Capozzoli l’esemplare testimonianza coesistentiva del riscatto a fronte di  una obbrobriosa designazione di sociopatici e devianti sociali sino a contribuire invece  a dare slancio vitale ai moti liberali del 1828. Tale movimento libertario si rivelerà solo e meramente come occasione di rivalsa della borghesia tracimando i piccoli contadini ed i braccianti fiduciosi in un riscatto occasionato dall’annunciata eversione dalla feudalità nel 1806 .I nuovi aristocratici si occuparono solo della propria ascesa sociale  e sacrificarono così le fasce più umili per cupidigia ed in nome di un liberalismo capitalista ed ego trofico.

Fanno da cornice le varie codificazioni succedutesi Ferdinandea ,Francese e Sabauda e la terribile Legge Sica che legittimò lo sterminio di Sato dei rivoltosi delinquenti e finanche dei  patrioti nostalgici del precedente Ordine Borbonico post-unitari senza un dovuto distinguo ideologico e costituzionale  .

Luigi Leuzzi.

 

[1] Già edito Loffredo editore. Ristampa StreetLib per l’Accademia dei Parmenidei.

 

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