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Foto Marco Tirelli, Untitled, 2021, mixed media on wood, 240  (dia) x 125 cm
“Alcuni dicono che le apparenze ingannano,

direi piuttosto che siamo noi a ingannare le apparenze;

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sono semplicemente se stesse.”

Marco Tirelli
 

Cardi Gallery è lieta di presentare la prima mostra personale in Inghilterra dell’artista italiano Marco Tirelli (Roma, 1956). Le oltre 150 opere ripercorrono un viaggio allegorico sui quattro piani della Cardi Gallery di Londra, questa eccezionale retrospettiva su impianto museale comprende disegni, dipinti, fotografie e piccole sculture, molte delle quali prodotte appositamente per la mostra.

 

Tirelli studia scenografia e tra gli anni ’80 e ’90 è membro della Nuova Scuola Romana. Il suo bagaglio culturale si compone anche della complessità visiva e della stratificazione storica delle sue città Roma e Spoleto. Luoghi che hanno profondamente segnato il suo vocabolario di ricordi personali e allegorici. Le sue opere sono popolate da un archivio visivo molto complesso, costruito con il passare del tempo fin dalla prima infanzia. Attraverso delle reti di associazioni e connotazioni esse riescono a attivare i regni mentali del ricordo culturale, della memoria collettiva e delle concezioni convenzionali di rappresentazione del valore.

“Per attivare echi negli spettatori, attraverso l’immersione in un’interazione di immagini, simboli, allegorie ed attraverso un gioco di rimandi e riflessioni”, come afferma lo stesso artista, egli incorpora strategie espositive mutuate dal tardo Rinascimento, come lo Studiolo – una stanza colma di oggetti interessanti, e intesa come luogo di contemplazione di un nobile – per costruire meravigliose installazioni immersive, abitate da griglie di disegni e sculture in bronzo, le quali funzionano come flussi di coscienza spaziali e visivi.

Marco Tirelli
Nelle sue composizioni si ritrovano forme geometriche, elementi del mondo naturale, strumenti, macchinari artificiali, forme architettoniche e oggetti del mondo quotidiano, caratterizzate da una forte tensione tra illusione e realtà; tra luce e oscurità. Queste ultime sono generate dallo spazio stesso, in quanto sono state scritte con la luce; esse sono originarie dall’ombra e pertanto diventano visibili. Tirelli ha padroneggiato il segreto delle ombre e le sue opere incarnano perfettamente questo mistero impalpabile. Agli spettatori spesso viene in mente la descrizione di Tanizaki sulla bellezza di un’alcova giapponese: “[…] guardiamo nell’oscurità che si raccoglie dietro la trave trasversale, intorno al vaso dei fiori, sotto gli scaffali, anche se sappiamo perfettamente che è solo ombra, abbiamo come la sensazione che in questo piccolo angolo di atmosfera regni completamente il silenzio assoluto. […] il silenzio inquietante di questi luoghi oscuri. […] Dove risiede la chiave di questo mistero? È fondamentalmente la magia delle ombre. Se le ombre fossero bandite dagli angoli, l’alcova ritornerebbe in quell’istante a mero vuoto.”

 

I soggetti di Tirelli non sono oggetti in sé, ma la loro rappresentazione. Prendendo in considerazione l’allegoria della caverna in Platone, esse mettono in discussione la capacità umana di sperimentare e conoscere il mondo reale. Contenute dallo spazio circostante – uno spazio intenso quale potenziale universale delle connessioni tra gli oggetti, come descritto da Marleau Ponty – con il loro senso complessivo e la loro percepita profondità, queste cose-oggetti sono esistenziali. Esse costringono lo spettatore a mettere in discussione la percezione della realtà e allo stesso tempo gli consente di smascherare e liberare il potenziale simbolico dell’oggetto raffigurato. Come sosteneva Nietzsche: “la realtà non esiste, esiste solo l’interpretazione”.

Marco Tirelli, Untitled, 2021, mixed media on canvas, 94 x 97.5 cm
photo: Ottavio Celestino

“Some say that appearances are deceiving,
I’d rather say that it is us who deceive appearances;

they are simply themselves.”
Marco Tirelli
 

Cardi Gallery is proud to present the first major solo show in the UK of Italian contemporary artist, Marco Tirelli (b.1956, Rome). Featuring over 150 works in an allegorical journey developed over four storeys of Cardi Gallery London’s space, this exceptional museum-scale retrospective includes drawings, paintings, photographs, and small sculptures, many of which produced for the exhibition.

 

A member of the New Roman School in the 1980s and 1990s, Tirelli was trained in set design. The artist’s background, paired with the visual complexity of the layered histories surrounding him in his hometowns of Rome and Spoleto have deeply informed his highly personal and allegorical vocabulary of memories. His works populate a complex visual archive, one that the artist has been systematically building over time since his early childhood. They activate mental realms of cultural recollection, collective memory, and conventional conceptions of value representation through the webs of associations and connotations they are capable of unleashing.

 

“To activate echoes in the viewers, by immersing them in an interplay of images, symbols, and allegories, in a game of references and reflections “, as the artists himself states, he incorporates display strategies borrowed from the late Renaissance, such as the Studiolo – a room filled with interesting things, meant as a nobleman’s locus of contemplation – to construct marvellous immersive installations inhabited by grids of drawings and bronze sculptures that function as spatial and visual streams of consciousness.

Marco Tirelli, view of installation at  the Italian Pavillon at the Venice Biennale, 2013
photo: Giorgio Benni
Geometric shapes, elements from the natural world, manmade tools and pieces of machinery, architectural forms, objects from the everyday world, all meet in his compositions characterised by a strong tension between illusion and reality, between light and darkness. They are things generated by space itself as they are written with light; they originate from the shadow and therefore become visible. Tirelli has mastered the secret of shadows, and his works perfectly embody this impalpable mystery. Viewers are reminded of Tanizaki’s description of the beauty of a Japanese alcove “[…] we gaze into the darkness that gathers behind the crossbeam, around the flower vase, beneath the shelves, though we know perfectly well it is mere shadow, we are overcome with the feeling that in this small corner of the atmosphere there reigns complete and utter silence; that here in the darkness immutable tranquillity holds sway. […] the uncanny silence of these dark places. […] Where lies the key to this mystery? Ultimately it is the magic of shadows. Were the shadows to be banished from its corners, the alcove would in that instant revert to mere void.”

 

Tirelli’s subjects are not objects per se, but their representation. Reminiscent of Plato’s allegory of the cave, they question our ability as humans to experience and know the real world. Contained by surrounding space – a space viewed as the universal potential of the connections between objects, as described by Marleau Ponty – with its overall sense and perceived depth, these things-objects are existential. They force the viewer to question the perception of reality in a way that allows to unmask and unleash the symbolic potential of the depicted object. As Nietzsche sustained: “reality does not exist, only interpretation exists.”


Marco Tirelli, Untitled, 45 x 30 cm, mixed media on paper
photo: Martino Tirelli
 

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