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L’articolata risoluzione dell’Affare Assegnato n. 566, dedicato alla restituzione dei beni culturali illecitamente esportati, risoluzione che è stata votata oggi in Commissione Cultura al Senato e approvata con il voto unanime di tutte le forze politiche, impegna il Governo in quattro importanti direzioni, tant’è che la sua formulazione, per ottenere il placet dell’esecutivo, ha richiesto la consultazione del Ministero della Cultura ma anche dei dicasteri dell’Università e Ricerca e della Giustizia. Il documento si chiude con l’impegno al Governo: “ad adottare iniziative affinché la RAI, concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo, inserisca tale tematica nella propria programmazione, in modo da riservare uno spazio alla divulgazione e al coinvolgimento dei cittadini su questa materia; a favorire l’inserimento nei corsi di laurea e di specializzazione atti a formare professionisti dei beni culturali, nel rispetto dell’autonomia universitaria, l’insegnamento di Archeologia Giudiziaria, in modo da mettere precocemente a contatto gli studenti con un fenomeno criminale molto radicato e diffuso capillarmente che i professionisti del settore non possono permettersi di ignorare; a dare uno spazio adeguato, nei percorsi di formazione dei futuri magistrati, al diritto dei beni culturali; a valutare l’opportunità di attribuire le funzioni di cui all’articolo 51, primo comma, lettera a), del codice di procedura penale, quando si tratta di procedimenti per reati contro i beni culturali, all’ufficio del pubblico ministero presso il tribunale del capoluogo del distretto nel cui ambito ha sede il giudice competente, favorendo una maggiore specializzazione nell’attività di indagine nella materia.”

Nel merito, l’idea che Rai-Parlamento metta in conto di realizzare, ad esempio, un “Chi l’ha visto?-arte”, era stata avanzata autorevolmente, in audizione, dal generale Roberto Riccardi, che guida il Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale. L’esigenza di aprire le porte degli atenei italiani all’insegnamento di una materia nuova come l’Archeologia Giudiziaria è emersa anch’essa nella fase di approfondimento conoscitivo, come indispensabile aggiornamento dei programmi di formazione dei futuri professionisti del settore cultura. Ulteriori adeguamenti alla realtà attuale sono all’origine delle iniziative atte a garantire che i magistrati siano formati anche nel diritto (molto specialistico) dei beni culturali, la cui tutela penale è oggi affidata parte al codice penale e parte al codice dei beni culturali e del paesaggio. Strettamente connessa, in fine, è l’opportunità di assegnare i procedimenti per reati contro il patrimonio culturale all’ufficio del PM presso il tribunale del capoluogo del distretto competente, dov’è possibile che un unico magistrato diventi il collettore dei suddetti procedimenti e maturi l’esperienza specifica utile a trattarli nel modo più professionale ed efficace, nell’interesse della collettività alla quale detti beni identitari appartengono secondo il dettato costituzionale.

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Margherita Corrado (Senato, Gruppo Misto) – Commissione Cultura

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