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Se a livello nazionale il lavoro domestico è ormai riconosciuto come un settore in forte espansione e dal forte impatto socio-economico, non bisogna dimenticare che il nostro Paese è caratterizzato da specificità regionali e addirittura locali che determinano differenze significative, anche nella gestione della casa e nella cura degli anziani.

Per questo, l’Osservatorio DOMINA ha analizzato le specificità territoriali del lavoro domestico, approfondite nelle schede regionali del Rapporto nazionale sul lavoro domestico.

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In termini assoluti, Roma e Milano risultano le province con il maggior numero di lavoratori domestici nel 2020 (rispettivamente 113.350 e 98.835), evidentemente essendo i principali centri economici e occupazionali.

Con un’analisi più approfondita dei dati, DOMINA rivela che sono 41 le province con un numero di lavoratori domestici regolari ogni 1.000 abitanti più altro rispetto alla media nazionale (15,5). Oristano con 38,5 lavoratori domestici (ogni 1000 abitanti) risulta la provincia con il più alto numero di lavoratori domestici rispetto alla popolazione, seguita da Cagliari (32,3) e Nuoro (27,54); Siracusa invece è la provincia con il dato più basso (4,1 ogni 1000 abitanti) a cui seguono Foggia e Crotone (4,7). Interessante osservare come tra le prime 10 province compaiano ben quattro province della Sardegna, mentre tra le ultime quattro ben quattro della Sicilia e tre della Puglia.

Variazione dei lavoratori domestici (2019-2020)

A seguito della pandemia Covid-19 e delle restrizioni alla mobilità, nonché a seguito dei primi effetti della regolarizzazione dei lavoratori stranieri irregolari avviata nel 2020, il numero di lavoratori domestici è aumento notevolmente rispetto all’anno precedente superando quota 920 mila (+7,5% rispetto al 2019); per la prima volta dal 2012 il numero di lavoratori domestici è aumentato. Le elaborazioni DOMINA sui dati INPS (2020) rivelano che la provincia in cui il numero di lavoratori domestici è aumentato maggiormente rispetto al 2020 è Brindisi (+30,9%). Crescita eccezionale è stata registrata anche a Trapani (+29,8%), Matera (+25,7%) e Bari (+22,5%). Contrariamente al trend in crescita diffuso in tutto il territorio nazionale, in due province i lavoratori domestici sono diminuiti: Nuoro -1,7%) e Crotone (-1,5%).

Cittadinanza dei lavoratori domestici nelle province italiane

I dati INPS (2020) considerano la cittadinanza dei lavoratori domestici regolari in Italia. Da qui è possibile osservare come nel Mezzogiorno, e soprattutto in Sardegna, le province siano caratterizzate da una prevalenza di lavoratori domestici italiani, arrivando addirittura all’87% a Nuoro ed Oristano. Al contrario, nelle province del Nord e Centro Italia, colf e badanti sono per la maggior parte stranieri, grazie anche alla vicinanza ai paesi dell’Est Europa. Roma (83%) e Milano (84%) risultano i capoluoghi di Regione con la più alta percentuale di lavoratori domestici stranieri.

Incidenza maschile nel totale dei lavoratori domestici          

Osservando invece la componente maschile, DOMINA rileva che mediamente gli uomini rappresentano il 12,4% del totale (poco più di 114 mila) e che hanno registrato un significativo aumento nell’ultimo anno.

Sebbene in termini assoluti il maggior numero di lavoratori domestici maschi sia concentrato a Roma (17.646) e Milano (15.352), in termini relativi è possibile osservare che la presenza maschile è molto più accentuata nelle province meridionali rispetto a quelle settentrionali. A Palermo l’incidenza maschile nei lavoratori domestici è al 28%, seguita da Messina (27%). Al Nord, ed in particolare a Udine e Gorizia (95%), la presenza femminile è nettamente superiore.

Secondo Lorenzo Gasparrini, Segretario Generale di DOMINA, “il nostro Paese è caratterizzato da una serie di specificità e di peculiarità straordinarie. Le differenze demografiche, sociali ed economiche si traducono in comportamenti e scelte diverse da parte delle famiglie. Per questo, il lavoro domestico assume forme e caratteristiche diverse: in Sardegna, ad esempio, è molto più diffuso ed è quasi esclusivamente appannaggio dei lavoratori italiani. In Sicilia, invece, aumenta la presenza maschile. Conoscere queste specificità è fondamentale per pianificare misure di sostegno mirate agli effettivi bisogni delle famiglie”.

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