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Ante scriptum. Caterina una volta  mi ha raccontato, tutta stranita, di aver assistito (da Ting a Spilamberto)  alla conferenza di un noto ginecologo “un gran bell’uomo, infatti c’erano quasi tutte donne”, che parlava dei misteri della Kabbalah. Misteri evidentemente indecifrabili ai più, tant’è che sia lei che le altre ascoltatrici per la maggior parte si sono interrogate: “…e che vol’ dì?”.

 

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Il mistero piace, attira la mente con i suoi labirinti che non portano a niente, in cui si entra e non si esce. Lo disse anche Ramana Maharshi: “La gente non ascolta la verità sul Sé, che è semplice e diretta ed alla portata di ognuno, preferisce seguire le tortuosità elucubrative della mente ed il mistero…”.

 

Anni fa me ne accorsi anch’io allorché -su richiesta della redazione di AAM Terra Nuova- iniziai una rubrica mensile in cui brevemente descrivevo i vari metodi divinatori, zodiacali e e dell’auto-conoscenza. Quando mi toccò affrontare il tema della Kabbalah dovetti concentrami come se avessi dovuto risolvere dei logaritmi ed io non ho affatto un cervello matematico. Una vera sofferenza e tra l’altro non mi tornavano nemmeno i conti con tutto quell’intersecarsi si sefiroth. Avevo sbagliato un calcolo e non mi riusciva di trovare l’errore, per fortuna il grafico di Terra Nuova mi fece notare  che avevo ripetuto una sefiroth per due volte… e quindi l’albero non  risultava corretto. Improvvisamente, senza ragionarci sopra, trovai la sefiroth mancante ed emisi un sospiro di sollievo. Compresi comunque che la Kabbalah non fa per me…

 

Però per facilitare il compito interpretativo a Caterina, che vuole risolvere il mistero dei misteri, riporto la mia schematica e sintetica analisi sulla Kabbalah. Eccola qui:

L’Uno è il mistero dei misteri, l’En Sof (il senza limite), Egli può manifestarsi attraverso i suoi attributi che sono poi le qualità descritte nella Kabbalah. Lo schema proiettato si chiama Albero delle Sefiroth, con dieci rami, è un simbolo di come le qualità divine siano scese dall’alto verso il basso, segnando la strada spirituale che l’anima deve compiere per il ritorno.

Il cammino si compie attraverso 7 Hekaloth (piani spirituali) in cui l’anima procede dal basso verso l’alto sino alla rivelazione. Nella Kabbalah i rami si intersecano in 22 sentieri conduttivi a varie qualità e questa cifra corrisponde alle 22 lettere dell’alfabeto ebraico.

Vediamo ora quali sono i nomi ed i significati arcani dei vari sentieri.
1 dalla Intelligenza alla Corona, l’nizio;
2 dalla Bellezza alla Corona, conoscenza occulta;
3 dalla Intelligenza alla Saggezza, conoscenza profana;
4 dalla Bellezza alla Saggezza, creazione;
5 dalla Misericordia alla Saggezza, saggezza;
6 dalla Bellezza all’Intelligenza, fede;
7 dalla Severità all’Intelligenza, moto;
8 dalla Severità alla Misericordia, risoluzione;
9 dalla Bellezza alla Misericordia, meditazione;
10 dal Trionfo alla Misericordia, evoluzione;
11 dalla Bellezza alla Severità, moderazione;
12 dalla Splendore alla Severità, rinuncia;
13 dalla Trionfo alla Bellezza, trasformazione;
14 dal Fondamento alla Bellezza, moderazione;
15 dallo Splendore alla Bellezza, soggezione;
16 dallo Splendore al Trionfo, distruzione;
17 dal Fondamento al Trionfo, realizzazione;
18 dal Regno al Trionfo, mutevolezza;
19 dal Fondamento allo Splendore, appagamento;
20 dal Regno allo Splendore, giudizio;
21 dal Fondamento al Regno, completezza;
22 (fuori concorso) dalla Saggezza alla Corona, l’En Sof, il divino paradosso.

“Il Silenzio ha in sé abissi dentro abissi, ma esiste un Silenzio ultimo, un punto estremo da non essere nulla eppure da cui tutto sgorga, questa è l’Essenza”.

 

Paolo D’Arpini

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