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Vincolata dal Ministero della Cultura, che dovrebbe perciò vigilare sulla sua sicurezza e conservazione, la Casa delle armi nel parco del Foro Italico, progettata nei primi anni ’30 del Novecento dall’arch. Luigi Moretti e oggi di proprietà della società pubblica Sport e Salute Spa, soffre dell’insensibilità che le amministrazioni capitoline e il Collegio Romano dimostrano da sempre nei confronti degli esiti dell’architettura razionalista, sui quali continua a gravare anche un inconfessato pregiudizio ideologico. Poiché la riqualificazione del complesso avviata una decina di anni fa sembra essersi arenata e non è chiaro se risorse del PNRR le siano state riservate o meno, ma all’inizio del 2022 è stato reso noto che il Ministro per le politiche giovanili avrebbe destinato 80 milioni di euro al recupero e alla valorizzazione del parco del Foro Italico senza che tra i beneficiari figurino la Casa delle armi, lo stadio del tennis e l’Olimpico, ho presentato una interrogazione a Franceschini, sottoscritta anche dai senatori Angrisani, Granato e Lannutti. Le dichiarazioni di Vito Cozzoli, che gestirà gli 80 milioni, secondo il quale la valorizzazione del parco del Foro Italico passerebbe per “la creazione di…uno spazio innovativo, digitale, aperto a tutti “definito ambiguamente hub community, sono apparse sconcertanti a tutti i firmatari dell’atto di sindacato ispettivo. Abbiamo chiesto, perciò, al Ministro della Cultura, se sia al corrente delle intenzioni della collega Dadone e se tecnici del suo dicastero abbiano valutato compatibile il progetto (specialmente la prevista “hub community”) con i propri compiti istituzionali di tutela nei confronti di quella vera e propria cittadella dello sport con valenze funzionali ma anche estetiche, compiti che impongono di vigilare sulla destinazione degli spazi, oltre che sulla conservazione degli immobili, perché non sia mai compromessa e svenduta la dignità del complesso con usi (ancorché temporanei) e/o destinazioni incongrue. E ancora: “se possa fugare il timore diffuso che, come in troppi altri casi, invece di dare priorità al restauro, urgente ma doverosamente rispettoso delle architetture originali, la priorità sia quella di ‘riempire gli spazi’ con patetiche esposizioni di contenuti di dubbia valenza culturale per fini principalmente speculativi (soprattutto commerciali) e tutt’altro che velatamente propagandistici.

 

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Margherita Corrado (Senato, Gruppo Misto – Commissione Cultura)

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