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FEMMINISMO BURLESQUE E QUESTIONI DI LANA CAPRINA

Vale sempre quel che sostiene Omero: “Odioso è l’uomo che occulta una cosa nel suo seno e ne dice un’altra”.

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Ago nel pagliaio chi oggi osa chiaramente asserire che le donne non sono all’altezza di ricoprire ogni ruolo, anche quello politicamente più alto.

Ma, da quel che si può dedurre dai risultati delle giornate parlamentari per l’elezione della più alta carica dello Stato Italiano, ben pochi ritengono che il diritto alla eleggibilità di una donna possa arrivare a comprendere il ruolo massimo, quello di Presidente della Repubblica.                                                                                                                                     Viene incontro a uomini e, purtroppo, anche a donne (va detto per correttezza), la ipocrisia che tutto il genere umano prende, a dire il vero l’essere maschile più di quello femminile, tanto da far asserire che sul pianeta non siamo in realtà gli otto miliardi che stiamo per raggiungere ma il doppio.                                                                                                               C’è forse una fitta schiera che tenga in conto l’ammonimento di Cristo: “Sia il vostro parlare sì sì, no no, il resto è del maligno”? Rari esemplari che l’attualità va sempre più riducendo.                                                                                                                       Nel caso in discussione l’ipocrisia diventa simulazione della disposizione ad accogliere ciò contro cui, per non perdere consensi, non si può andare.

Sul tavolo vengono poste questioni de lana caprina, come sta succedendo in occasione della elezione del Presidente della Repubblica Italiana da far succedere a Sergio Mattarella. Il 3 febbraio dovrebbe varcare l’uscio del Quirinale per uscire dopo aver completato il settennato. Non intende, il Presidente, ripeterlo, come ha più volte ribadito.

A questo punto il tutto potrebbe essere forse anche una sceneggiata per costringerlo poi a varcare nuovamente quella soglia come Presidente per altri sette anni. Si risolverebbero Presidenza e Governo.

Alcuni, però, storcono il naso: quattordici anni di Presidenza sarebbero troppi.

Intanto riunioni trasversali per un accordo sul nome da proporre per la elezione.

Sono iniziate in ritardo le riunioni, potrebbe ciò essere giustificato solo dall’intento di una riproposizione di Mattarella non propenso a un nuovo settennato, al quale dovrebbero tutti insieme i rappresentanti dei partiti chiedere di rifare gli scatoloni per un ritorno al Quirinale.

Nel corso delle riunioni trasversali sono venuti fuori nomi di donne “di alto profilo” che sono stati proposti. Dopo la “sesta conta” senza un nulla di fatto, sembrava che si stesse lì lì per decidere, poi la questione de lana caprina: la carica ai servizi segreti ricoperto dal soggetto femminile non può in nessun modo essere compatibile con la carica di Presidente della Repubblica Italiana. E tanti a insistere su quanto più non esisterebbe all’atto del giuramento come Presidente della Repubblica.

Di sicuro molti avranno pensato che la questione è de lana caprina, ma, bocche cucite, nessuno ha annunciato il dettaglio significativo.

Intanto continuano i giochi dietro le quinte, la ipocrisia di cui si è nutrita la politica di tutti i tempi. Eh, sì, le maschere restano, sono sempre più di moda.

Ma in politica non è il tratto dei conservatori?

Comunque se convincono Sergio Mattarella, la sceneggiata non è andata sprecata.

Giulio Andreotti soleva distinguere le persone morali dai moralisti che, a forza di discutere di etica, non hanno il tempo di praticarla.

Antonietta Benagiano

 

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