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Titolo : Debutto Europeo della World Organization of Ambassadors ad Assisi. L’intervento del Cancelliere Giuseppe Prete.

Sono felice di aver parlato di Pace in un luogo così intimamente e profondamente permeato di spirituale serenità come Assisi che ha sempre suscitato in me emozione e fascino in quanto essa è come una piccola oasi di pacifica armonia.
Assisi, terra natale e luogo in cui un grande santo della nostra Chiesa, San Francesco, ha vissuto gran parte delle sue vicende terrene, umane e spirituali, trasformando per sempre, avendole infuso nuova energia e vigore, la missione millenaria di amore e carità del Cattolicesimo. Francesco, umile ma immenso, emaciato nel fisico ma fortissimo nella volontà a testimoniare e realizzare lo Spirito vitale della Parola divina, del Vangelo, attraverso l’amore, la compassione, le opere di protezione e salvaguardia verso gli esseri umani ma anche nel rispetto e la cura per tutto il creato.
E non sono forse questi i tratti distintivi del concetto di Pace? Il riconoscimento della dignità e degli inalienabili diritti di ogni essere umano (sanciti dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo nel 1948), i valori comuni di libertà di pensiero e di scelta, le espressioni concrete di aiuto e sostegno verso i più deboli, essendo il presupposto di ogni sana relazione umana,  realizzano e forniscono costante ossigeno ai processi di pace, armonizzando ed integrando le azioni umane con i processi fisiologici della Natura di cui siamo parte ma di cui siamo anche responsabili.
Ecco un concetto importante sul quale vorrei porre maggiore attenzione, il concetto di responsabilità che è una capacità tipica della specie umana. Ogni azione genera conseguenze ma l’uomo, più di ogni altra specie vivente, ha il dovere di analizzare, riflettere, valutare le conseguenze che le sue azioni determinano nel contesto in cui vive assumendosene le responsabilità, nel bene e nel male.  Noi esseri umani non viviamo seguendo il semplice meccanismo del rapporto causa-effetto ma assumiamo la consapevolezza di quanto ogni nostra azione, ogni nostra scelta possa incidere non solo sulla nostra esistenza ma su quelle di tutti gli esseri viventi, non solo uomini e donne, del pianeta che abitiamo e di cui dobbiamo, appunto, sentirci costantemente responsabili. È con questa consapevolezza che ho assunto l’incarico, che mi è stato riconosciuto dallo Statuto Internazionale del WOA, di Cancelliere Europeo, ruolo con il quale Vi parlo oggi.
Ho avuto intorno a me, diplomatici, politici, uomini di cultura e di fede di nazionalità diverse, di contesti socio-politici diversi ma uniti oggi a riflettere sul concetto di Pace con il proposito di far agire tutte le proprie capacità tecniche, la propria volontà ed appunto la propria responsabilità nel realizzare un sempre più duraturo e completo contesto di Pace nel mondo.
E’ in quest’ottica che si inserisce il “documento sulla fratellanza umana” firmato da papa Francesco e l’Imam dell’Università islamica di al-Azhar lo sceicco Ahmad al-Tayyib nel febbraio 2019.
L’incontro, che ha presentato dei tratti singolari ed unici nel patrimonio storico delle due religioni, si inquadra nel tentativo avviato da tempo di consolidare una reciproca conoscenza tra gli uomini che praticano le diverse religioni. È noto difatti, come non ho mancato di sottolineare più avanti, che un impulso decisivo al dialogo interreligioso è derivato proprio dal desiderio di unire gli sforzi di tutti per la promozione del bene comune, in primis la pace nel mondo e il rispetto dei diritti umani. I celebri incontri di Assisi che hanno visto anche la partecipazione del Papa (nel 1986 e nel 2002) hanno coinciso non a caso con momenti di particolare tensione tra i Paesi nel mondo
I diritti inalienabili dell’uomo basterebbero ad essere uno strumento di pace, se venissero rispettati in tutte le loro valenze politiche, culturali, religiose. La Pace è un valore universale in grado di far superare ogni barriera sociale, ideologica, religiosa, l’unica in grado di evitare che i pregiudizi e gli interessi economici generino conflitti e tensioni accrescendo ingiustizie e disparità sociali. Lo sappiamo bene tutti, la Pace è la percezione concreta di un’armonia condivisa che permea, sostiene e sviluppa le più sane relazioni umane, che realizza la piena espressione dei diritti umani e la piena integrazione dell’uomo nella natura che lo circonda, natura che gli permette di sopravvivere offrendogli tutto ciò che di buono gli serve per vivere. A condizione che l’uomo rispetti e si prenda cura della natura, dei suoi ritmi vitali e dei suoi spazi.
C’è un’interrelazione fortissima, secondo me, tra il rispetto della Pace e il rispetto delle leggi della Natura. Secondo il Cristianesimo la Pace è un dono offerto agli uomini dal Signore Gesù Cristo. Un dono da accogliere con gioia e gratitudine, da coltivare e far fruttare con sapienza e, appunto, responsabilità. La Misericordia divina ci dice che aprire i cuori al bene, essere attenti agli altri, creare forme di convivenza e di rispetto per la vita di ogni essere vivente non può che produrre una straordinaria resistenza ad ogni tensione e ad ogni conflitto. E Dio, secondo la Fede Cristiana, ha anche offerto all’uomo, Adamo, la Terra come giardino da coltivare e preservare con cura. Un giardino che avrebbe offerto all’uomo tutto ciò di cui egli avrebbe necessitato e che l’uomo avrebbe dovuto gestire, anche in questo caso, con sapienza e responsabilità, custodendolo per renderlo sempre più produttivo e non imponendosi su di esso con arroganza e attuando venalissime forme di sciagurato sfruttamento e distruzione. Come lo stesso amato nostro Papa Francesco ha affermato, noi tutti siamo in relazione con noi stessi e con gli elementi naturali, la cura autentica della nostra vita e della nostra relazione con la natura è inseparabile dai valori di giustizia, fratellanza, rispetto degli altri. Ecco perché Assisi, la terra del grande San Francesco è il contesto migliore per riflettere e per impegnarsi sulla Pace, perché Francesco comprese quanto l’uomo, abbandonandosi alla propria umiltà, potesse entrare in sintonia con la bellezza e la forza del creato, osservandone ed “ascoltando” le leggi e i ritmi fisiologici della sua riproduzione, capendo che la natura si perpetua e resiste senza imporsi o devastare, così come l’uomo dovrebbe fare nelle sue relazioni umane per poter progredire.
Ogni religione considera la pace come un dono divino da gestire con intelligenza, attenzione e rispetto. La Pace, quindi, è un valore religioso ma è anche un diritto universale dei popoli, secondo l’Assemblea generale delle Nazioni Unite, un diritto che non si realizza semplicemente evitando i conflitti ma creando concrete condizioni di giustizia reciproca tra i popoli e concrete condizioni di sviluppo economico e sociale. Non sono sufficienti i trattati e gli accordi internazionali o l’intervento di eserciti in missioni di pace per garantire una pace concreta e duratura ma, come riconobbe l’Assemblea generale dell’ONU nel 1999, è necessaria una cultura della Pace intesa come conoscenza diffusa e consapevole dei fattori che contribuiscono a creare condizioni di giustizia reciproca tra i popoli realizzando in concreto tutti i valori inalienabili dell’uomo, a cui accennavo precedentemente, e cioè uguaglianza, giustizia sociale, libertà, solidarietà, tolleranza, rispetto della vita umana.
“La Pace esiste quando tutti sono liberi di sviluppare sé stessi nel modo che desiderano, senza dover lottare per i propri diritti.”
Assumere responsabilità, ancora una volta, prendere consapevolezza delle scelte da fare per risolvere problemi gravissimi è il dovere di tutti coloro che vogliono contribuire a realizzare una pace piena e duratura nel mondo.
Ed è un dovere che io sento fortissimo e che anima e impegna le mie giornate. In un contesto sociale, climatico e ambientale di profondissimo degrado come quello che stiamo vivendo è urgentissimo ed indispensabile creare una concreta cultura della pace. Per affrontare al meglio questa gravissima crisi è necessario investire nella formazione, creare leadership che sviluppino nuovi orientamenti culturali, che avviino percorsi di concreto sviluppo e miglioramento di determinate realtà umane e culturali, di ideazioni di nuovi sistemi normativi che arginino e contrastino certi poteri tecno-finanziari che puntano al profitto usando e sfruttando esseri umani e risorse ambientali. La politica internazionale mostra sempre più la sua inadeguatezza a gestire situazioni emergenziali umane sempre più gravi e questo perché spesso, purtroppo, non sa tener testa agli eccessi di certa tecnologia e di certa finanza che, al contrario,  hanno tutto l’interesse a creare ed imporre una cultura del consumo che crea nelle società occidentali bisogni assolutamente non indispensabili, producendo oggetti il cui unico scopo è quello di non farci sentire esclusi dalla massa di consumatori seriali.
Bisogni indotti il cui unico fine è semplicemente il profitto. E questo a lungo andare crea un circolo vizioso: le abitudini negative ad un consumo compulsivo alimentano il mercato che, cercando un profitto sempre più alto, stimola ancora di più la domanda. Determinate forme di speculazione economica e finanziaria hanno inevitabilmente effetti nocivi sia sulla dignità della persona umana che sul contesto ambientale contribuendo ad accrescere il degrado etico delle nostre società. Per contribuire a risolvere problemi globali così gravi è indispensabile agire tempestivamente con determinazione ma anche con atteggiamento positivo, facendo leva non solo sulle nostre capacità intellettive e culturali ma facendo agire soprattutto le doti umane di generosità e di solidarietà. Ma non bisogna mai rallentare il passo, la realizzazione della Pace è un progetto in costante divenire, deve essere alimentato quotidianamente da azioni piccole o grandi di attenzione e cura nei confronti degli altri e dell’ambiente circostante. Rimandare l’azione può essere autodistruttivo sia per la specie umana che per l’intero ecosistema.
Il Documento sulla Fratellanza sottoscritto da papa Francesco e l’Imam Al- Ahzar che ho citato in precedenza ha un importante valore europeo. In particolare, si fa riferimento nell’immediato al problema con cui l’Europa è chiamata a confrontarsi, ovvero lo smarrimento di un tessuto comune, di una casa comune dove vivono abitanti e non dei cittadini, cioè coloro che consapevolmente si riconoscono cittadini europei. Testimonianza di tutto questo è l’attuale concezione dell’Europa come un insieme di contenitori stagni che tendono a costituirsi in maniera autonoma, e che talora assumono forme politiche denominate “sovraniste”, “fondamentaliste” e “nazionalistiche” tendenti a minare il riconoscimento di un’identità che in qualche modo è comune.
Il Papa, insieme con l’Imam Ahmad al-Tayyeb, danno prova di un’ampiezza umana tesa a maturare una visione diversa in un tempo come il nostro dove si tende a ragionare per compartimenti stagni, a non riconoscersi in alcuna forma di identità comune. Il Documento è un magnifico modello di invito alla convivenza comune, riconoscendo la comune umanità come il valore fondamentale per ogni religione, e traguardo da perseguire proprio in quanto credenti.
Pace è sviluppo sostenibile, è istruzione, è rispetto dei diritti di ognuno e lotta alle disuguaglianze sociali ed etniche, è equa distribuzione di risorse ambientali e di ricchezze, è rispetto per ogni forma di vita, vegetale o animale, è sviluppo e tutela delle biodiversità. Lo sfruttamento incontrollato di certe zone del pianeta crea, in ultima analisi, carestie, povertà, discriminazione sociale, instabilità, violenza, emigrazioni forzate. L’Africa e alcune zone dell’Asia sono i luoghi della Terra in cui le popolazioni soffrono maggiormente per le conseguenze catastrofiche di carestie o guerre e persecuzioni etniche e che per tali motivi sono costrette ad emigrare.
La Pace non è, dunque, solo assenza di guerra, una Pace vera deve fondarsi inevitabilmente sui pilastri indistruttibili dei diritti e della dignità di ogni individuo. Per questo è importante impegnarsi diplomaticamente affinché siano sempre più assicurati diritti e dignità del lavoro. Favorire la Pace significa intervenire sulle cause che incrementano conflitti, violenze, disastri ambientali, sfruttamento incontrollato delle risorse delle popolazioni del Sud del mondo. Secondo i dati dell’ONU in Occidente vive il 20% della popolazione che però consuma l’80% delle risorse dell’intero pianeta. Il fenomeno incontenibile dell’immigrazione, soprattutto da moltissimi Stati africani, è dovuto proprio alla disuguale distribuzione della ricchezza oltre che ai conflitti armati. L’Africa non deve più essere un continente da sfruttare ma nel quale investire fornendo lavoro, restituendo dignità e possibilità di recupero sociale e industriale. Investire in Africa o nei Paesi in grave situazione economica è non solo una sana scelta umanitaria ma uno strumento intelligente per frenare esodi di massa. La giustizia sociale e i diritti umani si rafforzano anche grazie all’incremento della crescita economica.
Dobbiamo lavorare costantemente per rafforzare la consapevolezza che la solidarietà e la collaborazione tra esseri umani è indispensabile per migliorare, salvaguardare e salvare l’intera specie umana. Non si possono creare muri o barriere per “difendersi” da altri esseri umani la cui unica colpa è di essere nati in aree geopolitiche sfruttate e devastate da conflitti violenti e altrettanto violenti sfruttamenti delle risorse che li hanno ridotti in povertà e costretti ad un esodo dalle proprie terre per cercare sopravvivenza in altre zone più fortunate del pianeta. E noi, benestanti e viziati cittadini di un opulento Occidente, ci barrichiamo nel nostro pezzo di mondo sicuro e accogliente evitando di farci “contaminare” dalla sofferenza di poveri sfortunati che noi guardiamo persino con fastidio se non addirittura con rabbia.
È questa l’involuzione più alta del nostro degrado umano, quasi una rinuncia alle nostre peculiarità empatiche, alle risorse più sane della nostra umanità. Ci isoliamo come per anestetizzarsi dal dolore, per proteggerci da un inconscio, sottile ma profondo, senso di colpa per aver fatto poco per migliorare le cose. Nell’epoca della globalizzazione, della diffusione su scala mondiale, di idee, tendenze, informazioni, è devastante come si tenda a costruire fortini di difesa che, in realtà, ci disumanizzano e ci annientano. Chi costruisce muri ha rinunciato alla propria umanità. Ha perfettamente ragione Papa Francesco a sollecitarci a costruire ponti, relazioni, solidarietà, partecipazione emotiva, sostegno, aiuto concreto, cioè Pace.
Bisogna adoperarsi per attivare connessioni, relazioni, canali di comunicazione e non costruire barriere protettive che si rivelano poi fortezze autoisolanti fragili quanto la nostra capacità di comprensione empatica. Diceva Martin Luther King che l’umanità può fare due scelte: coesistere in modo pacifico oppure arrivare ad autodistruggersi. Si diffonde sempre più l’attitudine a pensare con superficialità ai problemi del malessere nel mondo, ci corazziamo nella nostra indifferenza e tuttalpiù accettiamo con rassegnazione che siano usati gli eserciti come strumento di pace. Per carità, è indiscutibile che siano utili e spesso essenziali tutti gli strumenti di Peacekeeping ( azioni per sostenere i Paesi coinvolti in un conflitto monitorando i processi di pacificazioni nelle aree di post-conflitto)  e di Peace enforcement ( utilizzato nel momento in cui le regole di ingaggio utilizzate per portare le parti in conflitto ad un negoziato di pace include anche la forza militare) messi in atto dall’ONU in zone di guerra.
Ma è l’educazione alla pace la strategia più efficace per orientare le nuove generazioni verso l’applicazione e la difesa dei diritti umani che devono essere il fondamento di tutte le sane società umane al di là di ogni eterogeneità culturale. È necessario impegno e una forte volontà umana, bisogna educare a respirare la pace e non semplicemente ad imporla con accordi o tregue. Abbiamo bisogno di pace come dell’ossigeno per respirare. La pace è ossigeno per incrementare le nostre facoltà morali e intellettive. La pace è crescita e non involuzione. La pace è sviluppo sociale. La Pace è rifiuto del consumismo compulsivo, allentamento dei ritmi produttivi frenetici che la tecnica impone e che riducono l’uomo a strumento, a mezzo e non più a fine, riducendo al minimo le risorse ambientali per aumentare profitti economici.
Dalla dignità di una persona e non solo dalla sua utilità derivano i diritti e i doveri umani che impongono la responsabilità di comprendere, soccorrere, accogliere i più sfortunati, i più emarginati, i più disorientati e non invece di escluderli. Migliorare le condizioni sociali permette a tutti noi, singoli o collettività, di raggiungere livelli alti di serenità e di benessere della nostra esistenza. Ecco perché con senso di responsabilità dobbiamo orientare tutti i nostri sforzi e i nostri progetti per ottenere i migliori effetti sull’intera collettività umana, valutando attentamente le conseguenze delle nostre azioni non solo per le generazioni presenti ma soprattutto per quelle future. L’attenzione all’altro, soprattutto se fragile e indifeso, la solidarietà attiva esprimono il livello più alto e ammirevole della nostra umanità. La solidarietà ci aiuta a considerare l’altro non come strumento, come oggetto da sfruttare e poi da scartare ma come nostro compagno di viaggio nel percorso della storia che viviamo. L’essere umano è relazione, comunicazione, non esclusione. Egli è inclusione e non esclusione, comunione con gli altri esseri umani e con tutti gli elementi naturali. È necessario un agire forte in questa società del consumismo esasperato, dello scarto veloce di oggetti e sentimenti, dei bisogni esasperati che creano sempre più insoddisfazioni e delusioni, che aumentano le disuguaglianze e i disorientamenti. È necessario attivarsi per una più definita cultura dell’inclusione, della comprensione reciproca, del dialogo costruttivo, una cultura della Pace finalizzata ad una partecipazione solidale per proteggere e sostenere la dignità di ogni essere umano e il bene comune, per educarci all’ascolto e all’attenzione, alla comprensione, alla partecipazione, al sostegno, all’assistenza, all’accoglienza, alla riconciliazione. Tutto ciò serve a realizzare una Pace attiva e costante, proprio perché partecipata. Nessuno di noi si senta escluso da questo impegno. Dobbiamo essere sempre più attivi, vigili e partecipanti Agenti di Pace.

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Giuseppe Prete

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