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Beati gli operatori di pace 

perché saranno chiamati figli di Dio (Matteo. 5, 9)

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Mentre il mondo è preoccupato per l’invasione dell’Ucraina da parte dell’Armata Russa ha destato sconcerto l’intervento di Sua Santità Kirill, Patriarca di Mosca e di tutta la Russia, che giustifica Putinn e la guerra da esso scatenata, ritenendola giusta, perché tesa a contrastare la deriva anticristiana dell’Occidente in mano alla lobby gay. Sono argomentazioni discutibili proprie di un potere che, succube di una dittatura, è costretto a compiacere il potere politico, né più né meno, di quello che fece il Patriarca Sergio che sostenne Stalin  e il governo sovietico nella seconda Guerra Mondiale. Premesso che  la guerra dovrebbe essere  l’extrema ratio (se sono falliti i mezzi pacifici di soluzione della controversia) per risolvere una controversia tra Stati in sé sovrani, quella scatenata in Ucraina  è carente sia di una giusta causa” (iusta causa), che si ha  e non è condotta neppure nei “modi legittimi“, commisurati al fine della guerra (debitus modus).

 

Inferre autem bella finitimis et in cetera inde procedere ac populos sibi non molestos sola regni cupiditate conterere et subdere, quid aliud quam grande latrocinium nominandum est? Come chiamare una guerra fatta contro popoli inoffensivi, per desiderio di nuocere, per sete di potere, per ingrandire un impero, per ottenere ricchezze e acquistare gloria, se non un brigantaggio in grande stile? Agostino d’Ippona

Come affermato nel Codice di Diritto Canonico  della Chiesa Ortodossa Italiana (Codex Canonum – approvato il 22 agosto 2019 con Bolla Apostolica “Codex Ecclesia Orthodoxa Italica” dal Santo Sinodo  – prot. N. 14/19): La Chiesa Ortodossa Italiana crede, che compito dei cristiani è: «Se possibile, per quanto questo dipende da voi, vivete in pace con tutti» (Rm 12,18) e che occorre adoperarsi per essere “costruttori di pace” (Mt 5,9) rendendo Gloria a Dio ed adoperandosi per la “pace agli uomini di buona volontà” (LC 2,14) . Anche se l’aspirazione cristiana è alla Patria celeste (Gal 4,26) il cristiano ortodosso è rispettoso della Patria terrena, verso la quale, come ci ha insegnato il teologo Tommaso d’Aquino il cristiano deve mostrare rispetto (pietas), devozione (cultus) e ubbidienza (officium) ed adoperarsi, affinché la Nazione sia governata secondo gli insegnamenti divini “come in Cielo, così in terra” (MT 6,10). La Chiesa altresì fa proprio il motto mazziniano di “Dio -Patria – Famiglia” di una comunità ancorata a solide virtù civiche verso i compatrioti, verso la Patria e verso Dio. La Chiesa Ortodossa Italiana pur auspicando la Pace non proibisce ai suoi figli di partecipare ad azioni belliche, se si tratta della difesa del prossimo e del ristabilimento della giustizia calpestata. La guerra è allora considerata come un mezzo obbligato, anche se odioso.  Il patriottismo del cristiano ortodosso deve essere efficace. Esso si manifesta nella difesa della patria dal nemico, nel lavoro per il bene della patria, nella sollecitudine per l’organizzazione della vita del popolo, anche mediante la partecipazione al governo dello stato. Il cristiano è chiamato a custodire e a sviluppare la cultura nazionale e l’autocoscienza del popolo.  La Chiesa Ortodossa Italiana reputa giusta la guerra quando è l’unico modo per soccorrere fratelli perseguitati la cui vita è messa in pericolo da nemici della vera fede perché come ci ricorda San Cirillo: «Cristo Dio nostro, che ci ha comandato di pregare per coloro che ci offendono e di far loro del bene, ha detto anche che nessuno di noi in questa vita può dimostrare un amore più grande di colui che dà la sua anima – la sua vita – per i suoi amici (Gv 15,13). Ecco perché noi sopportiamo con magnanimità le offese causateci come persone singole, ma nella comunità ci difendiamo l’un l’altro e siamo disposti a dare la nostra vita in battaglia per il nostro prossimo, affinché voi, dopo aver fatto prigionieri i nostri concittadini, insieme con i corpi non facciate prigioniere anche le loro anime, costringendoli a rinnegare la loro fede e a compiere atti contro Dio. I nostri soldati cristiani con le armi in pugno proteggono la santa Chiesa, proteggono il sovrano, nella cui santa persona venerano l’immagine del potere del Re del cielo, proteggono la patria, con la cui distruzione inevitabilmente cadrà l’autorità nazionale e vacillerà la fede evangelica. Ecco i preziosi doveri per i quali fino all’ultima goccia di sangue i soldati devono combattere, e se essi moriranno sul campo di battaglia, la Chiesa li canonizzerà tra i santi martiri e i loro nomi saranno ricordati e invocati nelle preghiere davanti a Dio». La Chiesa Ortodossa Italiana giudica contrario ai precetti biblici (Esodo 23,32 – Non farai nessun patto con loro, né con i loro dei.) l’alleanza con Stati che discriminano o perseguitano i cristiani o finanziano il terrorismo internazionale ai danni dei credenti in fedi diverse dalle loro e che sia lecito e doveroso combattere con “giusta indignazione(La guerra deve essere condotta con «giusta indignazione», ma non con astio, avidità e concupiscenza  – 1Gv 2,16) ma con un atteggiamento umano verso i feriti e i prigionieri perché il cristiano non deve lasciarsi “vincere dal male” ma deve tentare a vincere “con il bene il male» ( «Se il tuo nemico ha fame, dagli da mangiare; se ha sete, dagli da bere: facendo questo, infatti, ammasserai carboni ardenti sopra il suo capo. Non lasciarti vincere dal male, ma vinci con il bene il male» – Rm 12,20-21)

La Chiesa Ortodossa ha sempre reputato grave peccato la guerra di attacco, mentre considera come giusta e legittima la difesa armata. In Ucraina si sta svolgendo una guerra civile tra ortodossi, essendo la Chiesa Ortodossa Russa  la più grande realtà religiosa sia della Russia che dell’Ucraina.

Questa guerra, a nostro parere non è assolutamente lecita perché priva di iusta causa, che al contrario possono rivendicare gli ucraini in quanto si trovano in una situazione di legittima difesa a fronte di una aggressione armata  al territorio e ai cittadini, compiuta da un altro Stato. Anche alla luce del  debitus modus la guerra può essere combattuta soltanto entro limiti ben precisi e in questa prospettiva, ogni distruzione delle case, delle infrastrutture, i bombardamenti sui civili inermi e la l’uso  sproporzionato della forza risultano indubbiamente   immorali e contrarie alla dottrina cristiana.

Mons. Filippo Ortenzi

Arcivescovo Metropolita della Chiesa Ortodossa Italiana

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