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A fronte della urgente esigenza di trasparenza, legalità e controlli preventivi in vista dell’impiego dei cospicui fondi del PNRR, e allo scopo di verificare la validità dello strumento interdittivo e l’aggiornamento delle liste prefettizie in merito alle verifiche antimafia, visto l’atto di sindacato ispettivo n. 3-02887 del 20.10.2021 relativo alle criticità delle verifiche attuate sugli inserimenti nelle white list della Prefettura di Napoli, con particolare riferimento alle società iscritte o con richiesta di iscrizione pendente nella Categoria X; visto l’atto di sindacato ispettivo n. 3-03091 del 15.02.2022 relativo ai cd. “siti orfani” inseriti nel PNRR, con particolare riferimento ai presidi di verifica e controllo delle infiltrazioni mafiose a carico delle società che attueranno gli interventi di bonifica”, lo scorso 12 marzo ho scritto all’Ufficio di Gabinetto del Ministero dell’Interno affinché mi fornisca l’elenco delle interdittive antimafia emesse dal 1° gennaio 2015 al 31 dicembre 2021 che hanno visto coinvolte società con Codice Ateco 38 (ATTIVITA’ DI RACCOLTA, TRATTAMENTO E SMALTIMENTO DEI RIFIUTI) e Codice Ateco 39 (ATTIVITA’ DI RISANAMENTO E ALTRI SERVIZI DI GESTIONE DEI RIFIUTI). Ho chiesto, inoltre, di volermi fornire indicazioni esaustive sugli eventuali ricorsi ai TAR competenti da parte delle ditte coinvolte, il conseguente esito e l’eventuale successivo pronunciamento del Consiglio di Stato. Le critiche rivolte al sistema delle white list, infatti, si fondano spesso sull’asserito esito sfavorevole alle Prefetture delle sentenze del Consiglio di Stato successive ai ricorsi al giudice amministrativo. Nessuno, però, è in grado di precisare le percentuali delle presunte ‘bocciature’ né, soprattutto, di indicare la fonte dei dati, la cui affidabilità non sembra garantita se non dal mero (e forse interessato) passaparola. Le scatole cinesi, il mascheramento societario rallentano certamente i controlli ma anche la vulgata che vuole le interdittive sempre ‘perdenti’ contribuisce a giustificare una inefficienza dell’apparato che andrebbe invece superata con un concreto ripensamento delle modalità di analisi e contestualizzazione, nonché con l’incremento numerico e soprattutto qualitativo delle unità a supporto degli accertamenti prefettizi. Lavori per decine di milioni di euro, infatti, che il PNRR moltiplicherà ancora, sono oggi affidati con la sola garanzia dell’avvenuta richiesta di inserimento in white list, prima che l’istruttoria sia conclusa con un assenso o un rifiuto, esito che può tardare anche 8 anni, come nei casi limite lamentati per Napoli ma niente affatto isolati.

Margherita Corrado (Senato, Gruppo Misto – Commissione Antimafia)

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