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WORLD PRESS PHOTO CONTEST 2022: ANNUNCIATI OGGI I VINCITORI

HA VINTO LA CANADESE AMBER BRACKEN

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Alla GAM di Torino la mostra in anteprima italiana

 

GAM Torino

Via Magenta, 31 – Torino

29 aprile – 18 settembre 2022

Aerial view of Belo Monte’s main powerhouse construction site on the Xingu River, Brazil. More than 80 % of the water in the Xingu has been diverted from its natural course, making it one of the largest man-made interventions, comparable to what was done to construct the Panama Canal. With the dam and the detour of the Xingu for the construction and operation of the largest hydroelectric plant in the Amazon, in 2015, the quantity, speed and level of water in the region no longer derive from the natural flow of the river, but from the Norte Energia concessionaire responsible for operating Belo Monte. The company controls the volume of water that passes through the gates of the plant, going down the Volta Grande do Xingu ( Big Bend ), a 140 km stretch of the river with many rapids, channels and rock outcrops. With the risk of having up to 80% reduction in its flow, the region that holds two indigenous lands and hundreds of riverside families has been very impacted.

 

Sono stati annunciati oggi ad Amsterdam i vincitori del World Press Photo Contest 2022, il più importante concorso di fotogiornalismo al mondo: quest’anno, i lavori premiati sono stati scelti tra i 64.823 candidati, tra fotografie e open format, realizzati da 4.066 fotografi provenienti da 130 paesi. La giuria, presieduta da Rena Effendi, ha incoronato vincitore lo scatto realizzato nella Scuola Residenziale di Kamloops dalla fotografa canadese Amber Bracken per il New York Times, aggiudicandosi, dunque, il World Press Photo of the year.

Abiti rossi appesi a delle croci lungo una strada: commemorano i bambini morti alla Kamloops Indian Residential School, un’istituzione creata per i piccoli indigeni. In quel luogo, sono state scoperte circa 215 tombe. La presidente della giuria globale Rena Effendi: «È un tipo di immagine che si insinua nella memoria, ispira una sorta di reazione sensoriale. Potevo quasi sentire la quiete in questa fotografia, un momento tranquillo di resa dei conti globale per la storia della colonizzazione, non solo in Canada ma in tutto il mondo».

La GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino ospiterà, in anteprima italiana, questa e le altre foto vincitrici dal prossimo 29 aprile fino al 18 settembre: la 66ª edizione della World Press Photo Exhibition è organizzata per il sesto anno consecutivo a Torino (le due ultime edizioni nella Sala del Senato di Palazzo Madama) grazie all’impegno di Cime, partner della World Press Photo Foundation di Amsterdam e della Fondazione Torino Musei. Le foto vincitrici saranno esposte nella sala mostre.

 

Gli altri vincitori

Il premio “World Press Photo Story of the Year” è andato aSalvare le foreste con il fuoco” di Matthew Abbott, Australia, un lavoro realizzato per National Geographic/Panos Pictures. Al centro del racconto, un rito degli indigeni australiani che bruciano strategicamente la terra in una pratica nota come «combustione a freddo»: i fuochi si muovono lentamente, bruciano solo il sottobosco e rimuovono l’accumulo di residui vegetali che possono alimentare incendi più grandi. Il popolo Nawarddeken di West Arnhem Land, in Australia, attua questa pratica da decine di migliaia di anni e vede il fuoco come uno strumento per gestire la propria terra natale di 1,39 milioni di ettari. I ranger di Warddeken combinano le conoscenze tradizionali con le tecnologie contemporanee per prevenire gli incendi, diminuendo così la CO2 per il riscaldamento climatico.

 

Vincitore del premio “World Press Photo long-term project award“, invece, “Distopia amazzonica” di Lalo de Almeida, Brasile, per Folha de São Paulo/Panos Pictures. Mostra come la foresta pluviale amazzonica sia gravemente minacciata dalla deforestazione, dall’estrazione mineraria, dallo sviluppo infrastrutturale e dallo sfruttamento di altre risorse naturali. Pesano anche politiche “poco green” del presidente Jair Bolsonaro.

 

“Il sangue è un seme” di Isadora Romero, Ecuador ha vinto la sezione video, “World Press Photo open format award”.  Attraverso storie personali, questo lavoro mette in discussione la scomparsa dei semi, la migrazione forzata, la colonizzazione e la conseguente perdita di conoscenze ancestrali. Il video è composto da fotografie digitali e cinematografiche, alcune delle quali sono state scattate su pellicola 35mm scaduta e successivamente disegnate dal padre di Romero. In un viaggio nel loro villaggio ancestrale di Une, Cundinamarca, in Colombia, Romero esplora ricordi dimenticati della terra e dei raccolti e viene a conoscenza del fatto che suo nonno e la sua bisnonna fossero “custodi dei semi” e che coltivavano diverse varietà di patate, di cui solo due si possono ancora trovare.

 

Giuria

I finalisti del concorso per l’edizione 2022 sono stati scelti dopo un articolato meccanismo di selezione, dalla “giuria globale” formata quest’anno da Ernesto Benavides, Simona Ghizzoni, Tanzim Wahab, N’Goné Fall, Rena Effendi, Clare Vander Meersch e Jessica Lim. Per offrire un equilibrio geografico e aumentare il livello di rappresentanza internazionale, quest’anno la World Press Photo Foundation ha lanciato una nuova strategia di valutazione, modificando l’impostazione del concorso e lavorando con un sistema che permette di offrire un ampio sguardo su tutte le regioni del mondo: Africa, Asia, Europa, Nord e Centro America, Sud America, Sud-est asiatico e Oceania. Nel 2022 il processo di selezione si è svolto, quindi, su più turni, coinvolgendo per prime le giurie “regionali” per poi giungere ai finalisti, scelti da una giuria “globale”.

La World Press Photo Exhibition 2022 sarà presentata, in anteprima internazionale al De Nieuwe Kerk di Amsterdam, nei Paesi Bassi, il 15 aprile prima di iniziare il suo tour mondiale. Poi la mostra toccherà 66 sedi in 29 paesi, tra cui, in anteprima nazionale, a Torino.

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