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Il regime iraniano ha i giorni contati; l’Occidente non deve cedere

Nonostante tutte le concessioni a Teheran, le vuote promesse dei mullah e il cieco ottimismo dei media, non sembra esserci alcuna prospettiva reale di un accordo nel prossimo futuro, o forse per sempre, almeno finché gli Stati Uniti e i tre Paesi europei si manterranno disponibili ad offrire concessioni. È ora di affrontare la realtà, il regime non abbandonerà mai il suo programma di armi nucleari.

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Perché?

In primo luogo, dopo anni di ricerche e indagini è diventato sempre più chiaro all’Occidente come il vasto programma nucleare di Teheran sia evidentemente destinato a produrre armi nucleari. Fin dall’inizio, il programma è stato condotto in segreto e per anni, il regime ha deliberatamente ingannato la comunità internazionale e l’Agenzia Internazionale dell’Energia Atomica (AIEA).

Il regime illegittimo ha bisogno di un’arma nucleare per poter garantire la propria sopravvivenza e per esportare il terrorismo e il fondamentalismo fuori dai suoi confini. Per questo non abbandonerà mai questa strada.

 

In secondo luogo, l’eccezionale patriottismo alla ricerca della pace manifestato dall’opposizione organizzata ha privato il regime di perseguire indisturbato lo sviluppo di armi nucleari. Nell’agosto 2002, infatti, il Consiglio Nazionale di Resistenza dell’Iran (NCRI), basandosi su informazioni fornite dalla rete interna dei Mujahedin-e Khalq (MEK), ha rivelato al mondo il programma nucleare militare del regime. Seguirono a tale annuncio numerose ispezioni dell’AIEA e le sanzioni internazionali.

Ulteriori rivelazioni, sempre più accurate, hanno impresso un duro colpo al programma di armi nucleari del regime, mettendo in forte discussione anche l’utilità di quella politica di “appeasement” portata avanti da alcuni governi occidentali.

Terzo, i crescenti tumulti sociali a livello nazionale hanno reso quasi impossibile offrire ulteriore credito al regime o investire in esso a lungo termine. Il regime sta chiaramente fallendo all’interno. La situazione sociale sempre più esplosiva, dovrebbe servire da monito ai governi occidentali di accordare ulteriori concessioni a una teocrazia illegittima, violenta, debole e caduta in disgrazia, che è disprezzata dalla stragrande maggioranza della popolazione.

La richiesta del regime di eliminare tutte le sanzioni è illogica e mira soltanto a bloccare i negoziati. Infatti, giova ricordare che le sanzioni internazionali attualmente in vigore, non si concentrano solo sul programma nucleare del regime. In più, il Presidente degli Stati Uniti da solo non può annullarle. C’è infatti una forte opposizione alla rimozione dell’IRGC dalla lista delle “organizzazioni terroristiche straniere” (FTO) negli USA. Va da sé che rimuovere l’IRGC dalla lista nera delle FTO invierebbe un pericoloso messaggio politico di debolezza ai dittatori e ai terroristi di tutto il mondo.

Nonostante una disperata “rosea” retorica, i negoziati sull’Accordo nucleare con l’Iran sono in stallo. Le conseguenze di questa impasse non si limitano all’accordo nucleare. Il regime ha disperatamente bisogno di più denaro per espandere le attività dell’IRGC, per finanziare l’esportazione del terrorismo attraverso i suoi proxy e rafforzare l’apparato repressivo in casa. Le terribili condizioni di vita in Iran, come riconosciuto dai media statali, hanno raggiunto una soglia critica. I media stanno ora mettendo in guardia sul “rovesciamento”, che rappresenta uno sviluppo senza precedenti nel dibattito politico del regime.

A questo proposito, Ebrahim Razzaqi, economista e professore universitario, afferma: “I problemi e le crisi economiche nella nostra società, stanno portando il popolo a intraprendere sempre più numerose azioni con l’obiettivo di attaccare e persino rovesciare il regime; L’attuale amara realtà non può più essere ignorata.”

Per questa serie di motivi, il regime iraniano ha ormai i giorni contati. L’impasse sul nucleare è solo un indizio. Finché i delitti di Teheran rimarranno impuniti, il regime sentirà di avere “mano libera” e continuare indisturbato ad alimentare le proprie organizzazioni terroristiche (IRGC e proxy nella regione) mantenendo il suo stesso popolo nella totale oppressione e i suoi vicini nel terrore.

Ciò non deve essere più permesso. L’Occidente deve mostrarsi inflessibile senza tentennamenti. Dovrebbe, anzi, aumentare la pressione.

 

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