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Ritocchi “segreti” sotto la mascherina e con lo smartworking:
l’altro lato del Covid-19

Da maggio 2020 a oggi, ondata di richieste di medicina e chirurgia estetica. Tra le cause, l’uso di dispositivi di protezione del viso che nascondono i segni rivelatori nel post-intervento e il lavoro da casa, che permette di operarsi senza interruzioni nell’attività e che è all’origine del cosiddetto “Effetto Zoom”

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Distanziamento, smart working, quarantene e mascherine hanno limitato in questi ultimi due anni la vita delle persone. Proprio queste condizioni, tuttavia, hanno permesso a molti di concedersi quello che desideravano da tempo, ma che continuavano a rimandare: un intervento di medicina o chirurgia estetica. Dalla fine del primo lockdown a oggi si è verificata un’ondata di richieste nel settore estetico, come confermano i dati statunitensi dell’Aesthetic Society: nel 2021 le procedure chirurgiche sono aumentate del 54% e quelle di medicina estetica del 44% rispetto al 2020. E la tendenza sta proseguendo nel 2022.

“Per tutti gli indecisi, questo è stato il periodo perfetto per gestire il post-intervento in tranquillità, senza preoccupazioni – spiega il prof. Raffaele Rauso, chirurgo plastico vicepresidente della FIME (Federazione Italiana Medici Estetici), già docente all’Università Vanvitelli di Napoli -. Uno dei principali freni nel sottoporsi a un intervento estetico è il tempo di recupero necessario successivamente: in epoca pre-Covid bisognava prendere un congedo dal lavoro e prevedere delle scuse per la mancata presenza a eventi sociali e familiari. Oggi i pazienti affrontano tutto più serenamente, in quanto sanno di avere due alleati: il primo sono le mascherine, che nascondono i segni rivelatori dell’intervento di medicina estetica appena fatto sul volto, consentendo di uscire subito senza dover giustificare le assenze dalla vita sociale. Il secondo alleato è lo smart working, che permette di lavorare da casa, senza interruzioni, dopo l’intervento di chirurgia plastica e per tutto il processo di guarigione, che dura settimane”.

La mascherina è complice di chi vuole intervenire sull’estetica della zona periorale: “Dopo un filler alle labbra o un lip lift, l’intervento chirurgico di rimodellamento della zona naso bocca, le pazienti non devono più aspettare qualche giorno per la scomparsa del gonfiore, ma riprendono subito a uscire. Lo stesso accade con rinofiller e interventi per eliminare il doppio mento – prosegue il professor Rauso -. “Non c’è problema, tanto metto la mascherina” è una delle frasi più gettonate dalle pazienti. Il “segreto” è al sicuro grazie ai dispositivi di protezione, il cui utilizzo è raccomandato quando non obbligatorio, ed è socialmente accettato senza suscitare sospetti. In questi tempi di restrizioni, i pazienti di medicina e chirurgia estetica riescono ad avere più vita sociale rispetto a quanto accadeva prima del Covid”

Lo smartworking è indicato invece come principale responsabile dell’aumento di interventi di chirurgia plastica, che non registravano da anni una crescita così esponenziale. “La possibilità di gestire il post-intervento da casa ha convinto chi rimandava: il tempo di recupero necessario per la guarigione si passa a casa, continuando a lavorare senza quelle interruzioni che sarebbero inevitabili dovendo andare tutti i giorni in ufficio. Le operazioni estetiche al corpo hanno registrato un balzo del +63% rispetto al 2020, in particolare liposuzione (+66%) e addominoplastica (+49%)” aggiunge il prof. Rauso.

Non solo: il lavoro da casa è considerato anche all’origine della crescita dell’aumento dei ritocchi al viso (+55% nel 2021) per via del cosiddetto “Effetto Zoom”. “Durante le riunioni online, molti hanno visto a lungo la propria immagine proiettata sullo schermo  – dice ancora il vicepresidente FIME -. Questa sovraesposizione ha portato a una maggiore percezione di sé e, inevitabilmente, anche a una maggiore critica verso il proprio aspetto o i segni di invecchiamento. Con questa consapevolezza, tanti hanno deciso di sottoporsi a un ritocco estetico per porvi rimedio”.

Lo “Zoom Boom” è documentato da studi scientifici condotti in diverse parti del mondo, dalla Turchia all’Australia passando per la Gran Bretagna: tutte le indagini sono concordi nel rilevare un’influenza dell’uso delle videocall nel maggior ricorso al ritocco, con differenze tra i vari Paesi.

 

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