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La danza del velo nella scrittura in Pierfranco Bruni della trilogia

 

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Marilena Cavallo*

 

 

La scrittura è complicità: un invito a volare e il viaggio si compie.
Salire  sul tappeto volante della scrittura e immergersi nel fascino della notte tra le mille avventure delle parole è l’emozione che assicura  questa, da poco edita, trilogia, per i tipi di Pellegrini editore celebrando i suoi 70 anni di attività editoriale, di Pierfranco Bruni.
Tre “sì” pronunciati per tre volte…
“sì” agli amori infiniti in “Al canto del muezzin”
“sì” ai ricordi spezzati in “Lo sciamano e la curandera”, “sì” alle storie finite in “La notte degli incendi”.
Tre “sì”, inanellati in una trilogia e consegnati alla Scrittura, unico vero fedele grande amore di Pierfraco Bruni.

Lui e Lei, Garcia e Sarashil si vivono tra Oriente e Occidente e si  inseguono tra ironia e pazienza, nella conturbante fisicità del desiderio e nella struggente spiritualità dell’Oltre.
Ancora un Lui e una Lei, speciali, Principio e Fine della vita dello stesso scrittore: il Padre-sciamano e la Madre-curandera, entrambi tagliano e risanano le ferite del nascere e morire e trasformano la sostanza della vita in assenze da riempire con nostalgie che “lacerano il cuore”.

Infine, una miriade di personaggi che affollano la mente, le pagine e il cuore: Isa e Diego, Esmeralda e Gustavo, Palma, Myriam, Laura nella finitezza dei loro amori tra fuga e follia, nelle lettere del  “diario incustodito”, che coinvolgono la voce narrante e la mano scrivente con un inizio e una chiusa tutti da definire in quel sospeso “mia cara”.
Tre storie che come tre uncini cercano di afferrare lembi di anima, scompigliati dal vento dei giorni, in una scrittura mozzafiato, che non sazia mai il desiderio di com-prendere quell’“io” bruniano, sempre cangiante e sempre uguale, che si camuffa a seconda delle due contese “muse” ispiratrici del momento.

E’ così che Luce e Ombra- sono loro le Muse odiosamate- creano giochi di  colore in una scrittura cangiante, che oscilla tra mondi, con la consapevolezza che  “c’è un Oriente sommerso nelle nostre anime. Resta racchiuso in un silenzio che è fatto di colori. I colori (…) ci regalano il sogno dell’immaginario”.

Nel sottosuolo della coscienza poetica bruniana, “accade” quel Mistero-parola complesso e affascinante, per cui le vene acquifere, ora si riempiono di linfa, si autoalimentano di “facoltà immaginativa”, ora si esauriscono, per poi riaffiorare sul foglio.
Per cui Bruni diventa la Sarashil che deve ancora portare a termine il suo romanzo Vita in un testo che attende di essere scritto e che forse si svilupperà in altre trilogie o restaerà ancora incompiuto, perché, in verità Bruni ci sussurra che le pagine sono pezzi di anima che chiede solo e ancora di vivere.
“… per questo ti ho regalato l’oscillante altalena della metafora”.
Una PROMESSA!

 

*Docente di letteratura nei Licei

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