Advertisement

A distanza di un anno dalla guerra in Ucraina che consegnava al mondo una grave crisi umanitaria, una nuova emergenza arriva dal territorio che va dal sud est della Turchia, al nord della Siria.

Un devastante terremoto, magnitudo 7.9 con epicentro a Gaziantep, ha colpito alle 3 di notte del 6 febbraio le province turche di Adana, Malatya, Diyarbakir, Hatay, Adiyaman, Osmaniye, Sanlirufa e Kahramanmaras, e le città siriane di Aleppo, Latakya, Tartus e Hama, oltre alle zone sul confine turco. Il bilancio provvisorio è di quasi 3.800 vittime, e 11.119 feriti, come fa sapere dalla Turchia Fahrettin Koca, il Ministro della Salute.

Advertisement

Lo scenario nelle zone colpite dal sisma, il più forte dal 1939, è apocalittico: case ed edifici crollati, rumori assordanti di sirene, strade e infrastrutture devastate, ospedali sfollati, ambulanze straripanti di feriti gravi, soccorritori esausti, linee telefoniche saltate, esplosione di gasdotti. E macerie su macerie, ovunque.

L’Anatolia, regione a Sud della Turchia, si è aperta per 150 km e si è spostata di 3 metri dopo la violentissima scossa.

Secondo l’OMS il numero delle vittime potrebbe essere otto volte superiore, perché sono ancora troppe le persone rimaste intrappolate sotto le macerie, macerie che oltretutto rendono le strade impercorribili.

Inoltre, il freddo e il terrore di forti piogge e nevicate nelle prossime ore, previste dal Centro Meteo, rendono la situazione ancora più drammatica nelle zone colpite dal violentissimo terremoto.

Secondo Ovgun Ahmet Ercan, ingegnere geofisico turco, il sisma aveva “la potenza di 130 bombe atomiche”. Il Direttore della Sezione di Centro Nazionale Terremoti, l’INGV Salvatore Stramondo, sostiene che era “mille volte più forte di quello di Amatrice”.

Tutto è fermo in Turchia. E’ fermo lo sport, è ferma la scuola almeno in 10 province, è ferma la società che ricorderà con bandiere a mezz’asta le vittime del terremoto in una lunga settimana di lutto nazionale.

Ciò che non si ferma è la richiesta continua di donazione di sangue e di aiuti umanitari, che ovviamente sono subito partiti da parte di tanti Paesi europei, Italia compresa. E ancora, Stati Uniti, Russia, l’ONU, le Ong, la CEI (Conferenza Episcopale Italiana), Save the Children, Amnesty International, Emergency. Tutti sono impegnati in queste ore per l’emergenza umanitaria.

La situazione in Siria è ancora più drammatica a causa della condizione in cui versa il Paese. Dopo 12 anni di guerra si combatte un’altra guerra, quella della ripresa economica lentissima e decisamente complessa. Nel nord della Siria, la regione colpita dal sisma, mancano ancora troppe cose. I bisogni umanitari del territorio sono altissimi perché vi sono milioni di sfollati a causa della guerra civile siriana e dell’invasione turca.

La violenza del sisma sommata alla violenza della guerra ha quindi aumentato i timori di una devastante crisi umanitaria. Per tale ragione le agenzie umanitarie dell’ONU hanno avviato immediatamente aiuti di emergenza per supportare le migliaia di vittime che aumentano di ora in ora.

Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani (CNDDU), addolorato e preoccupato per la disastrosa situazione che stanno vivendo le popolazioni colpite dal sisma, ci tiene a sottolineare che tra le tante vittime del terremoto c’è anche un numero imprecisato di bambini, rimasti senza casa e famiglia, che sono la categoria più a rischio a causa del freddo invernale, della mancanza di riscaldamento e di elettricità e, in generale, delle condizioni precarie. L’infanzia in qualsiasi tragedia umanitaria risulta essere la parte più vulnerabile, purtroppo.

Restituire ai bambini l’infanzia negata prima dalla guerra, poi dalla violenza della natura, deve essere la priorità per la comunità internazionale.

Ci sentiamo quindi di portare avanti, in quanto voce dei Diritti Umani all’interno della scuola italiana, lo stesso impegno che già un anno fa ci ha permesso di essere sostenitori di una sfida necessaria, urgente e giusta a favore dei bambini e dei ragazzi, vittime innocenti della guerra in Ucraina.

Si tratta di un impegno nobilissimo, a tutela dei minori, sostenuto e vinto dalla scuola italiana e dal MIUR.

Sostenuto e vinto da chi crede e si batte per i Diritti Umani.

Crediamo sia necessario, anche in questa occasione diversa ma altrettanto tragica, permettere ai bambini e agli adolescenti turchi e siriani di proseguire il loro percorso scolastico ed educativo, e siamo disponibili a un confronto, a un dialogo aperto e costante, e a qualsiasi forma di collaborazione attiva e funzionale con il Ministero dell’Istruzione, con le associazioni onlus, con le Ong, con le agenzie ONU, e con chiunque sia impegnato in prima linea nell’accoglienza e nella formazione dei bambini e dei ragazzi provenienti dai territori duramente colpiti dalla ferocia della guerra e dalla violenza dei cataclismi naturali.

È dovere di tutti proteggere e tutelare i minori. È una responsabilità collettiva garantire sicurezza e protezione ai bambini. E tutti insieme dobbiamo collaborare affinché si possa restituire un pezzo d’infanzia a tutti i minori a cui è stata sottratta.

Esprimiamo il nostro dolore e la nostra vicinanza alle popolazioni colpite dal devastante terremoto.

Prof.ssa Rosa Manco

CNDDU

 

Informazione equidistante ed imparziale, che offre voce a tutte le fonti di informazione

Advertisement
Articolo precedenteÈ online il bando “Sport di Tutti – Inclusione”
Articolo successivoSafer Internet Day (Giornata per una rete più sicura) 2024

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui