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IL PUNTO   n. 905 del 14 APRILE 2023

di MARCO ZACCHERA

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SOMMARIO: PLAGIO SCOLASTICO – SILENZI PD – FERMIAMO IL PNRR ? – RICORDO DI GIUSEPPE PENNISI –  STORIA IN TV

 

 

RIFLESSIONI SCOLASTICHE

Il caso di cronaca è stato silenziato, ma è clamoroso: Marisa Francescangeli, insegnante supplente alla scuola elementare di San Vero Milis (Oristano) è stata sospesa per 20 giorni dall’insegnamento e privata dello stipendio perché prima di Natale aveva fatto realizzare ai bambini un braccialetto-coroncina con delle perline rappresentanti il rosario e (orrore!) fatto recitare in classe l’Ave Maria e il Padre Nostro.  “Colpa” l’aver così cercato di “inculcare” la religione cattolica ai bambini.

Il “Fatto Quotidiano” non ne è stato contento, ritenendo la sospensione una pena troppo lieve e arrivando addirittura a chiedere il licenziamento dell’insegnante accusandola di “plagio delle coscienze”. Testuale a firma di un certo Alex Corlazzoli che si auto-dichiara giornalista: “La maestra andava licenziata perché ha manipolato le menti dei bambini obbligandoli a fare un atto contro la loro volontà e abusando della sua libertà di insegnamento per imporre la propria ideologia cristiano-cattolica…”

A parte dover purtroppo notare l’eccessivo silenzio delle Autorità cattoliche che, appunto, forse una parola di commento e maggior solidarietà potevano esprimerla, personalmente sottolineo non solo la mia totale solidarietà alla docente, ma mi ribello a questo modo di pensare.

Mi volete spiegare – se è “plagio delle coscienze” far recitare una preghiera –  come e quanto “plagiano” allora migliaia di insegnanti che trasformano le loro lezioni in dottrina politica, dalla prima elementare alla tesi di laurea? Vale per tutte le ideologie, ma mi darete atto che la stragrande maggioranza dei docenti politicizzati non è di estrema destra (anche perché quando salta fuori qualche “pecora nera” viene additata al pubblico disprezzo ed emarginata), ma un gregge di opposto colore politico che si allinea in modo assolutamente conforme alla linea “politicamente corretta” ovvero quella resistenzial-democratico-progressista.

So benissimo che tantissimi insegnanti svolgono con impegno, dedizione ed orgoglio il proprio lavoro con scrupolo e coscienza, ma proprio per questo credo che molti di loro siano anche stufi, arcistufi di come vanno le cose e ben sapendo che nessuno sembra avere il coraggio di affrontarle.

Non parlo solo della Storia ricostruita a senso unico, della mancanza di pluralismo nei dibattiti e nelle ospitate di “esperti”, ma del “plagiare” le coscienze dei più piccoli per esempio con tutte le cretinate “gender” di diverso ordine e grado. Temo che spesso un/una insegnante – per paura di essere schedato/a come “normale” (e quindi “anormale”) – debba attenersi al più sfacciato conformismo e alle più imbarazzanti interpretazioni della libertà sessuale stravolgendo l’ordine naturale delle cose. Non sto assolutamente dicendo che un insegnante debba emarginare o ghettizzare un/una “diverso/a”, ma ci sono dei limiti prima di tutto di buonsenso che ormai vengono puntualmente dimenticati.

Perché è così che si detta la linea: la maestra sarda che fa recitare in classe l’Ave Maria va sospesa dall’insegnamento, così state tranquilli che tutti gli insegnanti si guarderanno bene dal proporre  ancora una cosa simile, il tutto nel nome della “laicità”, ma soprattutto per paura dell’ostracismo.

No, signori, torniamo al buonsenso e alla logica  o dalle nostre scuole usciranno studenti sempre più disadattati, confusi e complessati. Ovvio che poi diventa “normale” che un insegnante venga preso a sberle da un genitore per aver “osato” dare un brutto voto. Così come se ti droghi non sei che un “povero ragazzo senza guida ed impreparato ad affrontare le difficoltà”.  Sarò “antico”, ma nessuno mi toglie dalla testa che “educare” significa anche imporre scelte, sacrifici, ragionamenti, rinunce.

Questo ai propri figli così come ai propri studenti, altro che “plagio delle coscienze”.

Dalla terza alla quinta elementare ho avuto un maestro severo, laico, socialista, che faceva recitare in classe (in piedi) solo il Padre Nostro “Perché è l’unica preghiera seria” (diceva) e in classe crescevano insieme il figlio del borghese come del più umile operaio, ma ci trattava tutti allo stesso modo, così come tutti venivamo a scuola con lo stesso grembiule (eliminarlo è stata anche questa una sciocchezza) e tutti ci alzavamo in piedi, in silenzio, quando lui entrava in classe. Un po’ di rispetto e severità? Sissignore, ma credo che così siamo cresciuti tutti  bravi cittadini e persone per bene, perché “educare” è anche e soprattutto creare persone consapevoli, mature e responsabili.

 

LA SCHLEIN DEL SILENZIO

Acclamata segretaria da (metà) dei simpatizzanti del partito e generosamente sospinta dai media, Elly Schlein è ormai da due mesi segretaria del PD. Auguri, ma sarebbe ora di capire la nuova linea del partito (se c’è) sui temi più importanti e per ora invece c’è stato solo silenzio. Criticato pesantemente il governo per il naufragio di Cutro, per esempio, che dice il PD su questa nuova ondata di sbarchi? Oppure, visto che sono aumentati i tassi di interesse, il PD è d’accordo o meno per insistere su MEF e PNRR indebitandoci sempre di più? Due esempi fra i tanti che attendono risposte.

 

E SE ABBANDONASSIMO IL PNRR ?

Non è una provocazione, ma un ragionamento che andrebbe seriamente affrontato: credo che all’Italia più che firmare nuovi debiti europei convenga progressivamente ridurre invece gli interventi del PNRR, rinunciando ad una parte di questo nuovo indebitamento e selezionando molto più drasticamente gli interventi finanziati e finanziabili con i soldi europei.

Oggi la situazione è ben diversa da tre anni fa. C’è un po’ di ripresa, l’occupazione è cresciuta così come la fiducia, ma il PNRR crea debiti che vanno restituiti e sui quali si pagano interessi, oggi molto più onerosi di qualche anno fa.

Soprattutto il PNRR (e i lettori de Il Punto ricorderanno che l’avevo scritto subito) NON è stato finalizzato solo per lavori pubblici importanti, strategici, decisivi per il rilancio del paese, ma purtroppo quei fondi si stanno prosciugando in una miriade di bonus e lavori pubblici forse utili, ma certamente non indispensabili e soprattutto non strategici.

Con il PNRR si dovevano fare autostrade, ferrovie, ospedali, interventi energetici importanti, mobilità urbana… Rinforzare il muro di un cimitero di campagna è sicuramente utile, ma non porta lavoro o modernità indotte, così come non è strategico rimodernare un asilo infantile quando non ci sono più bambini che lo frequentano oppure costruire uno stadio nuovo, soprattutto quando la squadra che l’utilizza non è più nemmeno in serie A.  Il caso di Venezia è lampante: ci sarebbero tantissime iniziative strategiche da studiare per salvaguardare, rilanciare e tutelare questo luogo unico al mondo e che può generare enormi vantaggi con il suo indotto turistico per tutta la nazione, ma la “priorità” veneziana è diventata il nuovo stadio di calcio.  Pensando ai debiti che graveranno sui nostri nipoti mi viene spontaneo pensare che sia meglio fermarci o almeno rallentare in questa assurda corsa alla spesa.

 

ADDIO A GIUSEPPE PENNISI

Ogni settimana, purtroppo, qualche lettore de IL PUNTO ci lascia, ma nei giorni scorsi è mancato a Roma non solo un lettore, ma un vero maestro e un grande amico: Giuseppe Pennisi. Pochi forse l’hanno conosciuto di persona tra il grande pubblico, ma certamente lo conoscevano bene in campo economico e finanziario dove con grande saggezza, trasparenza e capacità di analisi spiegava con parole semplici i problemi della finanzia mondiale. Giuseppe Pennisi era nato a Roma nel 1942, Grand’Ufficiale all’Ordine al Merito della Repubblica. Ha avuto una prima carriera negli Usa (alla Banca mondiale) sino alla metà degli Anni Ottanta, poi è stato direttore generale ai ministeri del Bilancio e del Lavoro, docente di economia in diverse università, consigliere del CNEL. Ha scritto per decenni sul Il Sole-24 Ore, Il Messaggero, su Avvenire e Il Corriere della Sera, oltre che sui fogli on-line Il Sussidiario e Formiche. A parte l’economia, la sua grande passione era la musica di cui era fine conoscitore tenendo diverse rubriche di critica musicale. Giuseppe mi ha insegnato tante cose, era un cristiano autentico e un vero, grande amico sempre vicino anche in iniziative di solidarietà come il “Verbania Center”. “E’ stato un uomo dal pensiero libero e aperto sul mondo” scrivono le figlie, ed è proprio vero. Un saluto particolare alla moglie Patrice e a tutta la sua famiglia.

 

STORIA IN TV

RICORDO CHE SU TELEVCO-AZZURRATV VANNO IN ONDA OGNI SETTIMANA LE MIE PUNTATE DI STORIA LOCALE, SUI CANALI 17 E 617 (Piemonte) OPPURE SU STREAMING. Gli appuntamenti sono il SABATO alle ore 13.30 e in replica la DOMENICA alle ore 18.00

 

UN SALUTO  E BUONA SETTIMANA  A TUTTI                           MARCO ZACCHERA

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