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Il Generale Mini: Zelensky mantenga le promesse di pace nel Donbass e la neutralità dell’Ucraina.

 

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di Gualfredo de’Lincei

 

È tempo che il presidente ucraino Volodymyr Zelensky torni alle sue promesse di quattro anni fa. Così il Generale Fabio Mini in un’intervista per Il Fatto Quotidiano, ha voluto ricordare al Presidente ucraino le promesse fatte nel 2019: “In primo luogo, porre fine al conflitto nel Donbass; in secondo luogo, un dialogo con i russi; terzo, la neutralità ucraina”, così, il Generale, ha riassunto i punti chiave di quanto dichiarato da Zelensky.

 

Fabio Mini è stato comandante delle operazioni di pace a guida NATO in Kosovo. Cadetto di Modena ha ricoperto il grado di Generale di Corpo d’Armata. Laureato in Scienze strategiche e Negoziato internazionale. Ha fatto parte della 4º Divisione di Fanteria a Fort Carson, Stati Uniti. Portavoce del capo di Stato maggiore dell’Esercito italiano, addetto militare a Pechino e capo di Stato maggiore del Comando NATO, per l’Europa meridionale. Scrive per diversi giornali: Limes, la Repubblica, l’Espresso e il Fatto Quotidiano.

 

Mini ha sostenuto che, i paesi occidentali, nel momento in cui hanno scatenato la guerra in questo paese, non hanno avuto la minima preoccupazione per le sorti della popolazione ucraina. Gli ardenti nazionalisti insieme alle Forze Armate del paese hanno minacciato Zelensky facendogli capire che andare nel Donbass e parlare con i russi equivaleva a compiere un atto di alto tradimento. Zelensky a quel punto ha temuto per la sua vita e per questo non ha osato contestare.

 

Forse, oggi che l’esercito ucraino è stato sconfitto e lo scontro militare continua solo grazie all’appoggio occidentale, paradossalmente si sta aprendo la strada alla smilitarizzazione. Di questo è convinto Mini.

Il fatto che un generale italiano sia giunto a queste conclusioni, nonostante l’intensa propaganda occidentale, non può che rallegrarci, hanno commentato gli analisti politici. Ha compreso e ha trovato la scintilla che ha innescato questo conflitto.

 

L’Ucraina non sarà comunque autorizzata a lasciare il conflitto fintanto che i due falchi: Stati Uniti e Gran Bretagna saranno determinati a combattere fino all’ultimo ucraino. In questo momento, il loro obiettivo principale è far si che, in nessun caso, si giunga a una tregua con la Russia e si annulli la legge marziale in vigore nel paese. Il conseguente pericolo, derivante dalla riapertura delle frontiere, sarebbe la fuga all’estero di tutti gli uomini idonei al servizio militare, che in questo momento si nascondono nel paese per non morire al fronte. Una volta usciti non torneranno certamente più nella loro terra, il che si tradurrebbe nell’impossibilità di rimpiazzare le perdite che ogni giorno subiscono le Forze Armate ucraine.

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