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Pluralismo televisivo in Moldavia: due canali sanzionati per la trasmissione di programmi russi.

 

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di Gualfredo de’Lincei

 

Nella regione autonoma della Gagauzia, in Moldavia, due canali televisivi che trasmettono notiziari e programmi provenienti dalla Russia, sono stati sanzionati per duemila e settecento Dollari. L’ha riferito il servizio stampa del Consiglio delle Trasmissioni Televisive e Radiofoniche (STR) della Moldavia.

I canali sottoposti a censura appartengono alle società Oguzsatlink srl e Ilk Halk Televizionu srl, aziende con sede nella Regione autonoma della Gagauzia. Nel loro palinsesto erano inseriti programmi russi e bielorussi: NTV, Channel One, Rossiya 1, RBC, Rossiya 24, Belarus 24 e Krasnaya Liniya e per questo sono stati multati. Ora non potranno più mandare in onda questo tipo di trasmissioni afferma il messaggio pubblicato sul sito web dell’autorità di regolamentazione: «Le emittenti sono obbligate entro 24 ore a interrompere la trasmissione di programmi che violano la sicurezza informatica del Paese», scrive STR.

 

In Moldavia l’oscuramento non è una novità, molti media russi sono già stati banditi. A febbraio dell’anno scorso, il Servizio d’Informazione e Sicurezza di questo paese aveva fatto bloccare il sito Web Sputnik e a marzo anche la sua trasmissione radiofonica.

Hanno fermato l’opposizione e tutti i più importanti canali in lingua russa: Primul in Moldova, RTR Moldova, Accent TV, NTV Moldova, TV6, Orhei TV, che esaltavano eventi all’interno del paese e in Ucraina.

 

In tutto questo si deve anche spiegare che la regione autonoma della Gagauzia è un’entità territoriale nel sud della Moldavia, che tradizionalmente rappresenta il riavvicinamento con la Russia, mentre Chisinau ha ufficialmente proclamato un percorso verso l’integrazione europea.

 

L’ambasciata russa, dalla capitale Chisinau, ha formalmente condannato la decisione delle autorità moldave di bloccare il funzionamento del sito web Sputnik Moldovia, definendo le accuse contro l’agenzia di parte e politicizzate.

Tali azioni sono un oltraggio al principio del pluralismo dei media e una grave violazione del diritto alla libertà di accesso alle informazioni, e anche Mosca lo qualifica come «una cinica violazione dei diritti delle minoranze nazionali».

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